Il Governatore onorario di Banca d’Italia, Ignazio Visco, ospite dell’Università Cattolica. Visco ha tenuto la XXI Lezione Arcelli. E’ stata l’occasione per discutere, alla presenza del Rettore dell’Università Cattolica, Elena Beccalli, degli squilibri finanziari ed economici nei nuovi scenari geopolitici che si stanno determinando in queste settimane. La guerra dei dazi su larga scala avviata dall’Amministrazione Trump, l’atteggiamento della Cina di reazione immediata e le prospettive delle proposte europee che sono in via di definizione, sono i tre grandi temi dell’economia e della politica di queste settimane.
Ignazio Visco ha espresso la sua preoccupazione per gli eventi in atto, sottolineando un aspetto di carattere strutturale non particolarmente citato nei commenti di questi giorni. Il Governatore onorario di Banca d’Italia ha infatti prefigurato la possibilità di una crisi finanziaria derivabile da un eccesso di concentrazione di capitale negli Stati Uniti che, proprio per le sue dimensioni, non sarà più in grado di assicurare adeguati rendimenti con un possibile conseguente collasso dell’economia mondiale.
“Chiaramente abbiamo un momento di grandissima incertezza, quindi è difficile dire alcunché di sensato che poi troviamo corretto nel futuro. Quello che possiamo dire è che sicuramente c’è un cambiamento forte dal punto di vista della cooperazione internazionale. Il mondo rischiava di dividersi in blocchi già negli anni passati, dopo il conflitto in Ucraina, con misure protezionistiche già prese nel corso degli ultimi. Però non a questo livello. Questo è un livello di incertezza veramente grande che non riguarda solo i mercati, chiaramente riguarda i consumatori, riguarda chi deve investire”.
“Ci sono stati grandissimi cambiamenti, cambiamenti tecnologici straordinari che ancora si manifestano. Abbiamo avuto l’apertura prima di mercati. Viviamo in un mondo globale ed è difficile tornare indietro, perché quelle che gli economisti chiamano le “catene globali del valore” significano semplicemente una divisione dell’attività di produzione degli stessi beni in posti anche molto lontani: rientrare costa e quindi c’è un costo e di fronte a quello ci saranno i benefici. Però non si pensava che si arrivasse a questo punto, con questi attacchi molto forti all’apertura internazionale che ha dato benefici straordinari. Una delle ragioni per cui c’è questa attenzione forse è perché quei benefici non sono stati distribuiti bene all’interno dei paesi”.
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