Si è svolto venerdì 12 luglio il processo di appello a carico di Battagliola Giorgio e Canti Lorenzo. Processo per gli scontri con le forze dell’ordine durante la manifestazione del 10 febbraio 2018.
In primo grado, il Tribunale di Piacenza aveva condannato il primo alla pena di quattro anni e due mesi di reclusione; il secondo alla pena di tre anni e sei mesi di reclusione.
Per entrambi gli imputati anche la condanna a risarcire il danno arrecato al Comune di Piacenza, costituitosi parte civile nel processo; rimettendo le parti avanti al giudice civile per la liquidazione.
All’Amministrazione comunale il tribunale aveva dunque riconosciuto la legittimazione ad agire in giudizio per ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale; danno subito in conseguenza degli scontri, trattandosi di episodi che si sono posti in aperto contrasto con gli interessi fondamentali su cui l’Ente basa la propria azione.
La Corte d’Appello di Bologna ha ora ridotto la pena inflitta ai due imputati; rispettivamente ad anni tre di reclusione per il Canti e ad anni tre e mesi sei di reclusione per Battagliola; ma ha confermato nel resto la sentenza impugnata.
La pronuncia fa seguito alla sentenza di appello emessa il febbraio scorso nei confronti di un terzo manifestante. Parliamo dell’egiziano Elshennawi, anch’esso protagonista degli episodi di violenza avvenuto nel corso della manifestazione.
Restano dunque confermati anche in appello i principi in base ai quali l’Ente locale deve essere riconosciuto parte civile in un processo che vede leso il bene pubblico sicurezza e ordine pubblico.
Un danno non patrimoniale per il Comune di Piacenza
Si consolida così quanto affermato dal giudice di primo grado, ossia che “il Comune di Piacenza ha patito un danno di carattere non patrimoniale, essendosi visto leso in una delle finalità di cui si è fatto portatore con il proprio Statuto. All’art. 3 di detto atto si legge infatti che il Comune attua interventi mirati nella sicurezza urbana e riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli, promuove la cultura della pace, dei diritti umani e politiche di cooperazione, contribuisce a garantire il rispetto delle diverse culture che nella città convivono, afferma l’elevato valore del servizio civile e ne promuove l’impiego nelle proprie strutture.
A ciò si aggiunga che, in ogni caso, la sicurezza urbana costituisce una delle competenze proprie del Sindaco e quindi indirettamente del Comune…”
Il 10 febbraio 2018 si sono verificati “fatti di vera e propria aggressione fisica certamente incompatibili con il valore della pacifica convivenza.
Di tali fatti sono stati diretti spettatori i cittadini che, passeggiando nel centro cittadino, si sono trovati ad assistere a fatti di indubbia gravità; fatti all’evidenza contrastanti con gli ideali di pace e cooperazione statutariamente previsti”.
Si tratta di un indiscutibile riconoscimento agli sforzi che un Comune compie sulla sicurezza e vivibilità della città, anche alla luce delle competenze attribuite dal legislatore ai sindaci in materia, in un rapporto di collaborazione con il governo nazionale, rispetto a priorità, scelte, strategie e strumenti di intervento.
La soddisfazione di Tommaso Foti
“Esprimo soddisfazione per la decisione della Corte di Appello di Bologna che, seppure in forma ridotta rispetto al giudizio di primo grado, ha punito i responsabili dell’ignobile e delinquenziale aggressione perpetrata a Piacenza nei confronti del brigadiere capo dei Carabinieri Luca Belvedere. E’ una condanna che serve soprattutto a ribadire un principio: la pelosa solidarietà politica e le proteste davanti ai Palazzi di Giustizia nulla possono di fronte alla forza della legge e di chi la applica. Anche il riconoscimento del danno di immagine a favore del Comune di Piacenza, al di là della entità da quantificare in sede civile, trova piena giustificazione a fronte della virulenza dell’aggressione posta in essere e della conseguente negativa risonanza che essa ha determinato, a causa di persone venute a Piacenza unicamente per delinquere”.
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