Per ben cinquant’anni è stata la residenza del Maestro, che eseguì di persona gli schizzi del progetto di ampliamento e diede indicazioni precise per la scelta dei materiali da utilizzare.
Un luogo unico, nel verde della campagna piacentina, dove il più celebre compositore italiano, Giuseppe Verdi, visse e scrisse la sua musica.
Ora, per scongiurare che il museo-abitazione di Sant’Agata di Villanova d’Arda (Pc) – con il suo patrimonio di mobili, suppellettili, libri e oggetti – chiuda definitivamente battenti e venga venduto, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e l’assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori, ribadiscono la volontà e l’impegno a fare la propria parte.
“Confermiamo il canale aperto con il Ministero e la Soprintendenza competente, per arrivare all’acquisto da parte dello Stato. Siamo pronti- sottolineano presidente e assessore-, come Regione, a fare la nostra parte, in modo da garantire il più alto livello di collaborazione istituzionale possibile per Villa Verdi, tanto più in questa fase, così delicata. Siamo perfettamente consapevoli dell’inestimabile valore storico, architettonico e culturale che questo complessa porta con sé”.
Villa Verdi è stata inserita nel censimento delle “Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna”, con una scheda dedicata a cura del Settore Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna.
Settore che, peraltro, si era attivato tempestivamente presso la Soprintendenza competente, in modo da monitorare possibili evoluzioni riguardanti la Villa, la cui situazione conservativa – così come è emersa dal sopralluogo effettuato – è preoccupante, a causa della mancanza di interventi di manutenzione, ordinaria e straordinaria.
A oggi, purtroppo, non ci sono neppure i presupposti per consentire ai proprietari e agli eredi di partecipare al processo di riconoscimento del marchio “Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna” che si attiverà a partire dal 24 ottobre 2022, in base a quanto previsto dalla legge regionale 2/2022. Infatti, la complessa situazione ereditaria, aggravata da quanto emerso sulla stampa locale ai primi di ottobre (e precisamente dalla sentenza della Corte di Cassazione in riferimento ai contenziosi in essere tra gli eredi e all’ipotesi di una vendita all’asta dell’interno complesso, comprendente anche la parte museale), impone in questa fase alla Regione di attendere di conoscere la pubblicazione dell’annuncio di vendita all’asta: poiché è un bene di proprietà privata, fino ad allora rimane prematuro e non esercitabile l’esercizio del diritto di prelazione da parte dello Stato, della Regione o di altri enti territoriali, secondo quanto previsto dalla normativa in atto.
“Allo stato attuale- proseguono Bonaccini e Felicori-, e soprattutto a causa dell’imminente intervento del Tribunale con una custodia giudiziaria, la Regione intende assicurare prioritariamente, in accordo con il Ministero, un percorso efficace, che porti all’acquisizione del complesso alla proprietà pubblica, auspicando che possa concretizzarsi con l’acquisto da parte dello Stato”.
“In ogni caso- concludono presidente e assessore- come Regione siamo pronti a collaborare con il Ministero per una soluzione definitiva, in accordo anche con i comuni”.
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