Pasqua, il pensiero del vescovo alla mensa Caritas: “La povertà va affrontata nella sua complessità, non è solo bisogno di cibo” – AUDIO

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“Sono tre gli auguri che farei. Prima di tutto un augurio di pace. Perché quell’invito che Gesù è venuto a fare, ma soprattutto a vivere, di abbattere i muri di inimicizia, possa realizzarsi anche oggi. Un augurio di fraternità. Perché la fraternità la settimana scorsa è stata un po’ ferita in quello che è un simbolo, ovvero la mensa della fraternità. Simbolo che vorremmo potesse essere ripristinato. La fraternità non è stata sconfitta, ma questo segno è stato interrotto”.

E infine, da parte del vescovo, un augurio che è più “un invito a una novità di vita che riguarda tutti, per non pensare che la Pasqua sia qualcosa che riguarda altri. Soprattutto riguarda la nostra paura della morte, paura che induce comportamenti di difesa, un orizzonte molto ridotto che al contrario può essere vinto proprio in una speranza, la speranza che la nostra vita ha una vittoria, che è una vittoria oggi ma anche al termine della nostra esistenza”.

Cosa ha rappresentato la chiusura della mensa Caritas, che messaggio trarre da questa vicenda?

“Innanzitutto non dare per scontate le cose, non dare per scontati i luoghi dove si esprime una vicinanza, un’attenzione ai più poveri. La povertà ha le sue complessità, che vanno affrontate, che vanno anche, possiamo proprio dire, governate, vanno sostenute. Perché il cibo è una parte, non è tutto. Tante volte dentro ai bisogni immediati ci sono altre fragilità e altre solitudini che vanno affrontate da parte di tutti”.

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