Economia

Venditori ambulanti: “Dimenticati da informazione e istituzioni. Ecco le richieste di Confesercenti e Confcommercio per sopravvivere”

Una delegazione delle associazioni Anva-Confesercenti E.R. e Fiva-Confcommercio E.R. ha incontrato oggi pomeriggio nel corso di una manifestazione che si è svolta nel rispetto di tutte le misure sanitarie davanti al palazzo della Regione, l’Assessore regionale al Commercio, Andrea Corsini. Erano presenti, oltre a numerosi rappresentanti delle due associazioni il presidente di Anva-Confesercenti E.R. Dario Domenichini e il presidente di Fiva-Confcommercio E.R. Alverio Andreoli. All’assessore regionale è stata illustrata la drammatica situazione in cui versa il settore del commercio su aree pubbliche nel nostro territorio, e consegnato un documento in cui sono state avanzate alcune richieste per consentire agli imprenditori di questo comparto di sopravvivere dopo un anno di restrizioni. In sintesi, vengono chieste nuove linee guida anti Covid per il superamento del blocco delle attività extralimentari nei mercati e delle manifestazioni all’aperto; l’esonero dal canone unico e dalla TARI per tutto il 2021 (e possibilmente per i primi sei mesi del 2022); ristori calcolati sugli effettivi giorni di chiusura e l’eliminazione della soglia della perdita del 30% sul fatturato 2019 per accedere ai ristori e agli esoneri contributivi previsti dal decreto Sostegni; la sospensione o neutralizzazione del DURC per tutto l’anno 2021; regime fiscale agevolato per il periodo d’imposta 2021; predisposizione di un fondo di garanzia statale, con un canale preferenziale per prestiti a tasso agevolato; contributi a fondo perduto per la realizzazione di servizi innovativi alle aree mercatali. Per le imprese del commercio su aree pubbliche il 2020 è stato un anno nero in tutti i sensi. Rispetto al volume di affari registrato nel 2019, nel 2020 su base nazionale è stato perso un valore complessivo nominale oscillante intorno ai 7,5 miliardi di euro, con una contrazione percentuale negativa pari a quasi il 39% rispetto all’anno precedente e con punte di oltre il 90% per alcuni comparti merceologici e di tipologia di esercizio. Il quadro dei ricavi 2020 e le perdite maturate rispetto 2019 indicano con chiarezza che i margini di rischio di chiusura definitiva delle imprese sono reali e ben superiori al 30% preventivato nel corso del lockdown. Più del 31% delle imprese di commercio su aree pubbliche ha fatto registrare perdite superiori al 60%. Lo stesso Decreto Sostegni esclude dai ristori, anche da quello minimale, e dall’esonero contributivo più del 30% delle imprese. Pesano, su questo calo di affari, le chiusure generalizzate dovute sia al lockdown nazionale, sia ai provvedimenti regionali, sia infine alle autonome decisioni delle autorità locali in materia di mercati. Ma gravano, soprattutto, le restrizioni imposte agli operatori delle fiere e degli eventi, sostanzialmente chiusi dall’ 1 marzo dello scorso anno e pesano gli effetti negativi della crisi del turismo, soprattutto nelle città d’arte. A fronte di questi dati, i ristori sono stati pressoché nulli e, in larga parte, del tutto inefficaci.

“Richieste sensate, concrete e indispensabili per permettere al comparto di superare questa difficilissima fase, recuperare almeno in parte le pesanti perdite subite e ripartire nell’unico modo possibile: venendo messi in condizioni di tornare a lavorare”. Così Raffaele Chiappa, presidente di Confcommercio Piacenza, commenta l’iniziativa tenuta oggi e la missiva presentata alle istituzioni da Anva-Confesercenti e Fiva-Confcommercio: “Ai colleghi ambulanti va la nostra totale solidarietà, il nostro grazie per il senso di responsabilità con cui hanno portato nel capoluogo la propria protesta e la promessa di essere sempre al loro fianco in questa battaglia”.

Adriano Anselmi, presidente provinciale dell’Associazione Mercati, traccia un bilancio positivo dell’incontro a Bologna, a cui ha partecipato in rappresentanza del territorio e dei colleghi ambulanti piacentini.Anselmi si è fatto portavoce delle istanze di tre categorie fra le più colpite dalle restrizioni anti Covid: “L’iniziativa è stata l’occasione per chiedere con forza la riapertura di fiere, ristoranti e negozi di fiori”. Un settore, quest’ultimo, su cui giustamente Anselmi ha richiamato l’attenzione delle istituzioni: “A differenza dei fioristi ambulanti che hanno potuto riprendere a lavorare, queste attività sono chiuse da un anno – sottolinea -. È vitale che possano essere messe finalmente in condizioni di riaprire e tornare a vivere e a lavorare”. Anselmi, che durante l’incontro di Bologna ha rimarcato l’importanza di sostegni quali sgravi sulla Tari e sulla tassa per l’occupazione del suolo pubblico, si dice fiducioso per il prossimo futuro: “Confido in un’apertura da parte delle istituzioni e ringrazio inoltre il nostro sindaco Patrizia Barbieri e l’assessore comunale al Commercio Stefano Cavalli. Se oggi siamo stati ascoltati a Bologna è anche merito del prezioso lavoro di supporto dell’amministrazione comunale piacentina alle nostre istanze”.

Per il presidente dell’Anva-Confesercenti E.R. Dario Domenichini: “non basta riaprire, occorrono politiche fiscali e di sostegno per una categoria che è ormai allo stremo, e che sembra discriminata rispetto ad altre imprese del commercio, sia dalle Istituzione che dall’informazione. Il rischio, oltre a quello di contare vittime di imprenditori, è anche quello di vedere impoveriti i nostri centri storici e i paesi, i cui mercati sono momenti vitali e tradizionali, un patrimonio che non va assolutamente perso”.

Il presidente della Fiva-Confcommercio E.R. Alverio Andreoli ha invece affermato che: “la priorità assoluta, oltre all’accelerazione della campagna vaccinale, è ora quella di aprire con continuità le attività extra alimentari, le fiere e tutte le manifestazioni all’aperto, ovviamente con tutti i protocolli necessari per garantire la sicurezza sanitaria. E’ l’unico modo di dare loro la possibilità di sopravvivere”.

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