Vaccini: tra gli italiani vince la fiducia. Infatti per 7 italiani su 10 sono efficaci nel prevenire le malattie; però poco più di 4 italiani su 10 (42%) ha una bassa fiducia nella loro sicurezza. Tra quanti sono più scettici rispetto alla loro efficacia, 3 italiani su 10, troviamo le persone con un basso titolo di studio (50%), o senza un orientamento politico (42%) o che si collocano a destra (40%) e manifestano una mentalità complottista (56%).
Sempre per 7 italiani su 10 i vaccini sono efficaci per curare le malattie per le quali sono stati realizzati, una percentuale in lieve crescita rispetto alla scorsa rilevazione (68% gen_24 vs 70% nov_24). Cala invece di 4 punti la percentuale degli italiani che pensano che le autorità pubbliche agiscano nell’interesse della comunità (59% gen_24 vs 55% nov_24). Al tempo stesso crescono in modo significativo le percentuali di quanti considerano la vaccinazione un’azione collettiva (72% gen_24 vs 80% nov_24), che ritengono importante essere informati prima di effettuarla (74% gen_2024 vs 79% nov_2024), che valutano la sua utilità (67% gen_24 vs 76% nov_2024) nonché rischi e benefici (57% gen_24 vs 73% nov_24).
Sono questi i principali dati evidenziati dall’ultimo rilevamento del Monitor continuativo di EngageMinds Hub, Consumer, Food & Health Engagement Research Center, Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica, campus di Cremona che fotografa i comportamenti degli italiani verso i vaccini, tra i quali quello per il Covid, e anche la loro percezione rispetto alle nuove infezioni virali come il vaiolo delle scimmie e la Dengue.
Ogni anno l’arrivo della stagione autunnale solleva l’interrogativo sull’utilità del fare o no la vaccinazione contro l’influenza stagionale e anche contro il Covid-19. In molti infatti si chiedono se sia opportuno sottoporsi alle vaccinazioni e ai richiami per prevenire eventuali infezioni o ridurre il rischio di complicanze. Le istituzioni sanitarie, dal canto loro, continuano a sottolineare l’importanza della vaccinazione come mezzo di protezione, soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione, come anziani e persone con patologie croniche.
Secondo i dati dell’indagine, a quasi 5 anni dall’emergenza sanitaria da Covid 19, ancora circa 2 italiani su 10 (18%) esprimono preoccupazione per la possibile insorgenza di una nuova pandemia, mentre secondo quasi 7 italiani su 10 (68%) la fase peggiore è alle spalle. Solo il 16% degli intervistati, infatti, si sente a rischio di contagio. In quest’ultimo caso, i dati segnalano come ci sia stato un aumento degli italiani che, in caso di febbre, si somministrerebbe un tampone rapido fai da te (gen_24 30% vs nov_24 34%) e che si metterebbe in quarantena spontanea (gen_24 9% vs nov_24 22%). Rispetto alle intenzioni di vaccinazione contro il Covid-19, solo il 10% vorrebbe vaccinarsi anche quest’anno. Il 69% degli italiani non ritiene necessaria un’ulteriore dose di richiamo, mentre gli indecisi si attestano sul 21%.
“L’opinione pubblica è divisa sul tema vaccinazione – dichiara Guendalina Graffigna, direttrice di EngageMinds Hub della Cattolica -. Da un lato c’è chi la considera un gesto di responsabilità verso sé stessi e la comunità. Dall’altro si manifesta una certa diffidenza, spesso alimentata da informazioni contrastanti e forse non chiare che possono minare la fiducia nelle istituzioni, portando alcune persone a percepire le misure preventive come non indispensabili. Dal nostro report, per esempio, si evidenzia che coloro che hanno bassi livelli di attivazione e coinvolgimento nella gestione della loro salute si mostrano meno fiduciosi verso l’utilità dei vaccini. Il 29% degli italiani percepisce la vaccinazione come un’azione preventiva non necessaria, poiché ritiene che il proprio sistema immunitario sia abbastanza forte o la malattia non viene percepita come grave.”
Continuando, infatti, nell’osservazione degli atteggiamenti degli italiani verso i vaccini, dalla survey viene evidenziato che poco più di 4 italiani su 10 (42%) ha una bassa fiducia nella loro sicurezza: tra questi il 54% ha un basso titolo di studio, il 48% è schierato politicamente a destra e il 58% non lo è affatto. Inoltre, chi ha una bassa fiducia nella sicurezza dei vaccini, ha anche bassi livelli di fiducia nella scienza (78%), nel Servizio Sanitario Nazionale (59%) e nelle istituzioni (52%).
“Nonostante vi siano esitazione e resistenza – continua Guendalina Graffigna – i vaccini rappresentano uno strumento essenziale per contenere la diffusione dei virus e prevenire picchi di contagi che potrebbero mettere anche sotto pressione il sistema sanitario. In questo contesto, comunicare in modo chiaro e trasparente i benefici della vaccinazione rimane una sfida fondamentale per ristabilire la fiducia e garantire un’ampia adesione alle campagne vaccinali.”
Il report sugli italiani e i vaccini si chiude con alcuni dati sulla conoscenza e percezione degli italiani sul vaiolo delle scimmie (o Mpox) e la Dengue, forme virali che stanno destando preoccupazione da parte delle autorità sanitarie internazionali.
Scendendo nel dettaglio dei dati rispetto al vaiolo delle scimmie quasi 9 italiani su 10 (87%) ne hanno sentito parlare. Il 44% pensa che la malattia sia grave e potenzialmente pericolosa per la salute, il 19% si sente preoccupato per una sua possibile diffusione nei prossimi anni e il 47% per il rischio di contrarla. Inoltre il 47% degli italiani è intenzionato a vaccinarsi contro il vaiolo delle scimmie: di questi il 50% sono uomini, il 59% ha tra i 18 e 34 anni, il 52% è laureato, il 52% si orienta politicamente a sinistra e il 53% al centro. Tra gli intenzionati a vaccinarsi troviamo anche coloro che considerano utili i vaccini (49%), che li percepiscono come un atto di responsabilità sociale (58%) e che sono preoccupati di contrarre la malattia (70%) o si sentono a rischio di contagio (86%).
Per quanto riguarda invece la Dengue poco più di 6 italiani su 10 (66%) ne ha sentito parlare. In particolare, il 53% degli italiani ritiene che la febbre Dengue possa essere pericolosa per la propria salute; il 18% pensa di essere a rischio di contrarre la malattia e il 32% si sente preoccupato di una sua possibile diffusione nei prossimi anni soprattutto a causa dei cambiamenti climatici. Tra coloro che sono più propensi a vaccinarsi contro la Dengue troviamo gli uomini (56%), tra i 18 e 34 anni (65%), laureati (61%) e che si orientano politicamente a sinistra (66%) o al centro (63%). Tra gli intenzionati a vaccinarsi troviamo anche coloro che ritengono che i vaccini siano utili (57%), che li percepiscono come un atto di responsabilità sociale (68%) e che sono preoccupati di contrarre la malattia (78%) o si sentono a rischio di contagio (81%).
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