Il 27 dicembre scorso ha preso avvio in tutta Europa la campagna vaccinale per arginare gli effetti della pandemia da SARS-CoV-2.
Se durante l’anno che abbiamo alle spalle è stato possibile costruire un argine affinché il paese, pur pagando un prezzo doloroso e altissimo, non soccombesse di fronte all’aggressione del virus, è in gran parte grazie alla radicata etica del dovere e all’esercizio di una grande responsabilità collettiva da parte di tutte le professioniste e professionisti del servizio sanitario e sociosanitario nazionale.
In quelle dolorose fasi, si sono fatti carico di superare la destrutturazione della Sanità Pubblica derivante da anni di tagli lineari, da enormi carenze di organico, dalle iniziali mancanze di dispositivi e protezioni, dai limiti della medicina territoriale, che è stata rapidamente travolta durante la prima fase della pandemia. Tutto ciò in attesa che il miglioramento dei protocolli clinici consentisse di costruire progressivamente le condizioni per la cura delle persone.
Ora però siamo ad un passaggio fondamentale: la ricerca scientifica ed un contemporaneo enorme sforzo per ridurre i tempi “burocratici” per la loro approvazione, hanno consentito di avere a disposizione vaccini in grado di arginare e possibilmente annullare gli effetti dell’infezione da Covid 19.
I vaccini sono l’arma più importante che la scienza ci rende disponibile per sconfiggere la pandemia. Ma perché il virus venga sconfitto, come è stato per molte malattie già vinte durante la nostra storia, è necessario che nel minor tempo possibile vengano vaccinati il maggior numero possibile di cittadine e di cittadini, senza escludere nessuno, richiamando tutti a quel senso di responsabilità collettiva che deve essere prerogativa di ogni società civile, come ci hanno ricordato in questi giorni le parole del Presidente della Repubblica. A cominciare da chi opera nei luoghi di cura ed assistenza ed è quotidianamente a contatto con i malati e le persone più fragili.
Nel contempo è auspicabile che i datori di lavoro, nell’esercizio dei loro doveri in tema di salute e sicurezza, oltre a mettere in pratica ogni azione possibile per ridurre tutti i rischi di diffusione dell’infezione, compiano ogni sforzo possibile per intensificare ed approfondire l’opera di informazione e sensibilizzazione rivolta a quei lavoratori che ancora nutrono dubbi o contrarietà, superando le lacune che tuttora si registrano su questo versante. Tutto questo anche al fine di scongiurare l’adozione di provvedimenti disciplinari e gli inevitabili conseguenti contenziosi che da essi si genererebbero, in assenza di un quadro normativo chiaro ed inconfutabile in materia.
Nel frattempo guai ad abbassare la guardia. La salute e la sicurezza dei lavoratori sono diritti irrinunciabili ed in questa fase è importante che si dedichi la massima priorità a quei luoghi di lavoro che affrontano quotidianamente la pandemia e che hanno rappresentato e rappresentano il vero argine alla sua diffusione, che sono i luoghi di cura ed assistenza ospedaliera e territoriale. La vaccinazione di tutti gli operatori renderà questi luoghi più sicuri per tutti, anche per i cittadini che vi accedono ogni giorno.
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