L’Università Cattolica del Sacro Cuore inaugura a Milano l’anno accademico 2023-2024 con il conferimento della laurea honoris causa in Economia al giurista Guido Calabresi, professore emerito alla Yale University.
Dopo la Celebrazione Eucaristica presieduta da monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, nell’Aula Magna dell’Ateneo il rettore Franco Anelli pronuncia il discorso inaugurale.
A seguire, il saluto dell’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, in qualità di presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori. Dopo il conferimento della laurea honoris causa, il professor Guido Calabresi tiene la lectio magistralis dal titolo “Legge ed economia: la risposta del diritto”.
“È la prospezione al futuro che caratterizza un ateneo e la sua proposta formativa“. Lo ha dichiarato Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica, nel suo discorso per l’apertura dell’anno accademico. “Le università non sono start up. Valgono per la loro perennità, per la loro capacità di rinnovarsi e di vivere all’altezza del tempo e del suo fluire“.
Anelli ha poi fornito alcuni dati sull’ateneo: negli ultimi dieci anni gli studenti sono passati da 36mila a 42mila; vi sono 3mila studenti di 165 nazionalità diverse; sono stati istituiti 20 nuovi corsi di laurea. Ha segnalato alcuni indicatori dei progressi compiuti nella ricerca e nella internazionalizzazione. Sugli ambienti a disposizione degli insegnamenti e degli studenti ha ricordato la “conquista, anzi l’espugnazione” della vicina Caserma Garibaldi, che sarà pronta, dopo i lavori di ristrutturazione, per il secondo semestre 2024.
LA CERIMONIA
In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2023-2024 l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha conferito mercoledì 25 ottobre la laurea honoris causa in Economia al giurista Guido Calabresi, professore emerito alla Yale University, maestro della migliore generazione di accademici e di giudici statunitensi, quattro dei quali attualmente giudici della Corte Suprema. Un docente che ha aiutato migliaia di studenti a trovare un senso al proprio impegno, come ha affermato, nel discorso inaugurale in Aula Magna, il rettore Franco Anelli, citando le parole dello stesso Calabresi: «È stato il rapporto con i giovani che ha rafforzato il mio desiderio d’insegnare. Mi volevano bene, e io volevo bene a loro e avevo una capacità di farli fiorire. Era importante far capire loro che si può fare il bene comune, a prescindere da come uno la pensa».
La giornata si è aperta nella Basilica di Sant’Ambrogio con la Celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, che, nel giorno della memoria liturgica del beato don Carlo Gnocchi, assistente spirituale dell’Ateneo dal ’46 al ’48 per volere di padre Gemelli, ne ha ricordato la «radicale testimonianza della carità verso i più piccoli e bisognosi».
Nel suo discorso il Rettore ha proposto un’analisi di scenario sul presente e sul futuro del sistema universitario. «Le Università non sono start up» ha detto il professor Anelli. «Non nascono dall’intuizione di un businessman per poi crescere fino ad essere mature abbastanza per essere cedute a un investitore. La contendibilità non è un valore degli Atenei. La loro perennità, lo è. Il loro saper cambiare restando fedeli a sé stessi, rendersi attuali grazie alla conoscenza e alla ricerca, che li rende costantemente moderni».
E questa sfida ha posto gli Atenei di fronte a un bivio: «Scegliere se assumere un atteggiamento “prudente”, difensivo, contenendo i costi ma anche le ambizioni; oppure perseguire una politica di espansione e riorganizzazione, accettando di investire, e dunque rischiare, per aprire prospettive nuove».
Già in occasione del precedente Piano Strategico (2019) l’Università Cattolica ha optato, «per motivata fiducia», la «via della crescita». I numeri lo confermano. Per quanto riguarda la didattica, dal 2013-2014 al 2022-2023 gli studenti dei corsi di laurea triennali, magistrali e a ciclo unico «sono passati da 36.775 a 42.287, con un incremento del 15%, associato a una riduzione del 21% degli studenti fuori corso, frutto di specifiche politiche di sostegno e tutoraggio».
Dopo la solenne lettura in latino, da parte del professor Carlo Mazzucchi, del diploma di laurea e dopo il conferimento della laurea honoris causa, il professor Calabresi – che ha manifestato la propria gioia di aprire l’anno accademico «di questa grandissima università» e di ricevere una laurea da milanese dopo 70 anni da quando fu costretto a lasciare l’Italia – ha tenuto la prolusione sul tema “Legge ed economia: la risposta del diritto”.
La sua lezione è stata un grande affresco del processo di critica che varie discipline hanno posto nel ‘900 a una concezione del diritto come materia separata, «immutabile e autosufficiente». A partire dagli economisti, i primi a metterne in discussione la razionalità, soprattutto in America, «dove questo è ancora l’unico modo di guardare al diritto». La risposta dei giuristi a questa sfida, ha spiegato il professor Calabresi, è stata duplice: «Da un lato distinguendo il ruolo degli accademici da quello dei creatori del diritto». I primi, a differenza di questi ultimi, le cui decisioni determinano effetti immediati, «possono e devono scrivere quello che pensano sia vero per loro, “anche se il cielo cadesse”, cioè senza considerare le conseguenze delle loro affermazioni», evitando, però, la pretesa di pensare che le loro conclusioni siano subito applicate.
Dall’altro lato, «il diritto risponde alle critiche dell’economia, della filosofia, della sociologia e della storia, chiedendo loro una maggiore profondità, una riscoperta di alcuni valori di cui dovrebbero tener conto per loro stessa natura e mostrando la propria capacità di accettare la sfida che esse pongono e proporsi come un amalgama di discipline che non sono separate come nei dipartimenti delle università». È questa la strada maestra per «un diritto che conduce a una giustizia, che, prendendo un complesso di discipline, le guarda, le usa e cerca di metterle insieme per creare qualcosa di giusto e di buono».
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