Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza,Organizzazione, apertura e cambiamento: così i giovani manager possono aiutare le imprese piacentine

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Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ha ospitato ieri un evento dedicato ai giovani manager nelle aziende piacentine. Si è trattato dell’evento di chiusura di un progetto di Fondirigenti, realizzato in collaborazione con Federmanager Piacenza e Confindustria Piacenza e con Forpin, finalizzato a fotografare lo stato dell’arte nella nostra provincia rispetto alla presenza dei giovani nei CdA e favorire la crescita della cultura del management nelle nuove generazioni.

Università Cattolica del Sacro Cuore per i giovani dirigenti

Si tratta di un importante progetto che ha coinvolto tanti giovani dirigenti – spiega Massimo Sabatini, direttore generale di Fondirigentila forza di progetti come questo è poter contare sulle imprese e sui manager come veri e propri attori: sono le loro esperienze e conoscenze a costituire il principale valore aggiunto, perché contribuiscono al miglioramento delle competenze e alla crescita della cultura manageriale dell’intero Paese”.

Università Cattolica del Sacro Cuore introduzione dei lavori

Il presidente di Confindustria Piacenza Francesco Rolleri e di Federmanager Piacenza Michele Vitiello hanno introdotto i lavori.

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La serata

La serata ha visto quindi la presentazione della ricerca di Mondaini Partners, realizzata nell’ambito dell’iniziativa, sui giovani manager nelle imprese piacentine: «Il numero di giovani all’interno della governance nelle medie imprese piacentine è inferiore alla statistica europea e l’età degli amministratori unici è superiore ai sessant’anni. Su 28 società, all’interno del management si registrano soltanto 18 donne. La presenza femminile insomma è ancora piuttosto bassa», sottolinea l’esperto Davide Mondaini.

Università Cattolica del Sacro Cuore le novità

Ma quali sono le novità, in termini di competenze, che i giovani possono portare all’interno dei management? “Le nuove generazioni sono più aperte a sistemi di execution strutturati in cui vi è formalizzazione dei ruoli, l’introduzione di un modello dei processi chiave e un sistema di comunicazione interno ed esterno. In altre parole, un sistema di governance aziendale più strutturato che permetta una certa divisione delle funzioni e un controllo più formale”.

Università Cattolica del Sacro Cuoreuna organizzazione diversa

Una organizzazione diversa rispetto a quella che caratterizza le micro, piccole e medie imprese italiane: “Il membro dei Cda nei fatti spesso è anche proprietario dell’azienda e assume il ruolo di direttore di diverse funzioni. Ciò può creare confusione: si è proprietari, capi, imprenditori e si delega se stessi a gestire l’impresa. Le nuove generazioni, con formazione accademica ed esperienze anche all’estero, possono contribuire ad abbandonare sistemi di governance più estemporanei, portando ad una maggiore formalizzazione dei ruoli, con importanti benefici nelle decisioni aziendali”.

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La tavola rotonda

A seguire, la tavola rotonda coordinata dal direttore editoriale di Libertà, Gian Luca Rocco. “Il mondo corre veloce e il cambiamento nelle governance delle aziende è necessario”, queste le parole di Franca Cantoni, docente di Organizzazione aziendale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. “Anche nel piacentino le aziende ravvisano la necessità di inserire figure manageriali nel governo delle aziende. A mio avviso bisognerebbe puntare su manager locali, che hanno una esperienza accademica approfondita e sono già inseriti nel territorio. Territorio che deve essere considerato in maniera estesa, dando sempre una maggiore importanza al rapporto tra le aziende e le associazioni”.

Per Lorenzo Marchi, presidente del Gruppo giovani di Confindustria, la nuova generazione sta portando un importante cambiamento: “All’interno della mia azienda io rappresento la terza generazione. Prima l’azienda era fatta su misura dell’imprenditore, che prendeva tutte le decisioni dall’inizio alla fine. I giovani stanno portando una maggiore managerializzazione e stanno investendo nel dialogo con il territorio”.

Secondo Paolo Molinaroli, responsabile del Gruppo giovani di Federmanager, sono quattro le doti di un buon manager: “La principale è il pensiero critico, il non accontentarsi delle classiche risposte. Poi ci sono inclusione e lavoro di squadra, facendo da ponte con la vecchia generazione di imprenditori. Infine, la comunicazione è fondamentale: senza questa qualità tutte le virtù precedenti perdono efficacia. In un mondo in continuo cambiamento si deve essere camaleontici e rapidi nei cambiamenti”.

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