Economia

L’appello di Unione Commercianti ai sindaci: “Completa esenzione della tari e collaborazione, ripartiamo da qui”

“La voglia di ripartire c’è, quella di lavorare non è mai venuta meno. Ai sindaci di tutta la provincia di Piacenza chiedo due gesti concreti per uscire insieme e pienamente dalla pandemia: dispongano la completa esenzione della Tari per il 2021 e collaborino con noi a tutte quelle iniziative che possano riportare la gente nelle piazze e nelle strade, dal capoluogo al più piccolo dei nostri paesi”. L’invito arriva da Raffaele Chiappa, presidente di Confcommercio Piacenza, a pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto legge Sostegni bis, uno strumento che Confcommercio Italia definisce “un aiuto importante alle imprese della ristorazione e dei pubblici esercizi in generale”: “Un passo in avanti che però – sottolinea Chiappa – deve essere inserito in un percorso di piena ripresa dei pubblici esercizi e della vita sociale delle nostre comunità”.

Una delle novità accolte positivamente da Confcommercio tra quelle contenute nel decreto è la dotazione di 600 milioni di euro per consentire ai Comuni di abbattere la Tari 2021 per i locali costretti a tenere chiuse le serrande per le note disposizioni anti Covid. “L’auspicio, ora, è che i sindaci rispettino l’indicazione arrivata nelle scorse settimane dalla stessa Anci, l’associazione nazionale dei Comuni italiani, e dispongano l’esenzione completa dal pagamento per l’anno in corso” dichiara Chiappa rimarcando contemporaneamente un concetto: “Ristori ed esenzioni sono una boccata d’ossigeno per le nostre attività ma quello che chiediamo è di avere le mani libere per impegnarle in ciò che sappiamo e vogliamo fare, ovvero lavorare. Abbiamo bisogno della piena operatività, nel rispetto doveroso di norme e precauzioni anti Covid, per rimettere in movimento l’economia del territorio. Per fare ciò occorre che i turisti riprendano a scegliere i bellissimi borghi della nostra provincia e che i piacentini tornino a socializzare in piena tranquillità”.

Da qui l’invito ai sindaci del territorio: “Siamo pronti a collaborare per ogni evento o iniziativa, nel rispetto delle norme, per portare le persone a rivitalizzare piazze, spazi urbani, centri storici e parchi pubblici. Noi ci mettiamo la nostra esperienza e la nostra buona volontà”.

Quanto al Decreto bis, il settimo dall’inizio della pandemia, consentirà agli imprenditori di coprire una quota dei ricavi perduti nel corso degli ultimi 14 mesi in una forbice che va dal 17 al 26 per cento. La stima è dell’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio Italia, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, che ha effettuato alcune simulazioni sulla base del provvedimento.

Secondo le stime un ristorante che nel 2019 ha fatturato 443mila euro e l’anno successivo 309mila euro (il 30,2 per cento in meno calcolato su base mensile) riceverà un contributo di 5.600 euro che si sommerà ai 29mila euro dei precedenti ristori per una copertura delle perdite del 25,7 per cento. Ma nel caso in cui la soglia della perdita mensile del 30 per cento non dovesse essere raggiunta anche per pochi euro i 5.600 euro sfumano come è già capitato con il Dl sostegni e pertanto i ristori complessivi scenderanno da 34 mila euro a 23 mila euro, il 17,6 per cento del totale fatturato perso.

Discorso simile per quanto riguarda i bar. Secondo le simulazioni un locale che nel 2019 ha fatturato 286mila euro, mentre l’anno successivo 200mila euro, riceverà da quest’ultimo decreto 3.600 euro che porteranno i ristori complessivi a poco più di 22mila euro, pari al 25,8 per cento delle perdite. Anche in questo caso, se le perdite calcolate su base mensile dovessero essere di poco inferiori al 30 per cento, i ristori complessivi si ridurranno di 7mila euro circa arrivando a coprire solo il 17,7 per cento delle perdite complessive.

“Con questo decreto il governo ha recepito diverse nostre richieste degli ultimi mesi – è il giudizio del direttore generale di Fipe Italia, Roberto Calugi – e di questo prendiamo positivamente atto. In particolare sono da apprezzare il riconoscimento del credito di imposta sui canoni di locazione che, come sanno bene i nostri imprenditori, in condizioni normali pesano per circa il 10 per cento sui fatturati dei Pubblici esercizi ma ora, a causa del disastro provocato dalle misure di contenimento del Covid19, incidono per oltre il 30 per cento sui conti delle attività. La stessa decontribuzione alternativa alla cassa integrazione è una misura importante che consentirà alle aziende di ripartire con costi meno onerosi”. “Ma dalla crisi si esce solo con la piena riapertura di tutte le attività e la loro piena operatività – evidenzia Chiappa – perché nessun ristoro sarà mai in grado di compensare le ingenti perdite subite dalle imprese”.

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