Sospesi dal lavoro se non vaccinati, Ugl: “Illegittima e inaccettabile la scelta di Unicoop”

L'utilizzo del Green Pass fa impennare le prenotazioni per il vaccino, quasi 6mila a Piacenza in poco più di quattro giorni

La cooperativa sociale Unicoop di Piacenza ha comunicato ai soci e/o dipendenti che, nel caso non accettassero la somministrazione del vaccino anti covid-19, sarebbero “sospesi” dal lavoro.

Sul tema interviene Pino De Rosa, del sindacato UGL. Di seguito la nota.

Considerando la totale illegittimità della posizione del datore di lavoro e l’inacettabilità sul piano etico della determinazione assunta, ci rendiamo disponibili per tutti i lavoratori coinvolti, di Unicoop o dipendenti di altre aziende (siano essi aderenti alla campagna del vaccino o che intendano rifiutare lo stesso), a fornire la necessaria assistenza sindacale per fronteggiare una pericolosa deriva che rischia di far crescere (come se non bastassero quelli già registrati) i danni causati al mondo del lavoro, dalla pandemia.

Com’è noto, il vaccino NON E’ OBBLIGATORIO e pertanto non è certo accettabile che un datore di lavoro si arroghi la titolarità di obbligare i dipendenti arrivando a minacciare la stessa prosecuzione del rapporto di lavoro.

Gli obblighi di sicurezza in capo all’azienda sono ben chiari e normati dalle vigenti leggi e, nello specifico caso dell’emergenza covid–19, sanciti nel protocollo siglato dalle parti sociali (associazioni datoriali e sindacali) il 24 aprile 2020. Quest’ultimo ha dato vita anche ad un tavolo provinciale che negli scorsi mesi si è proficuamente confrontato. Non ci risulta che qualcuno, a cominciare dalle associazioni cooperative, abbia chiesto, a livello nazionale o locale, un incontro per affrontare il tema proponendo un’eventuale revisione. Grave che qualcuno pensi di procedere così “barbaramente”.

In merito a “sospensioni” o “interruzioni” di contratto o “assenza dai turni di lavoro”, del tutto illegittime, preannunciamo che, per quanto ci riguarda, potranno aver luogo solo con la retribuzione a favore dei lavoratori, in quanto sarebbe unicamente attribuibile al datore di lavoro la mancata prestazione e pertanto dovrà essere comunque retribuita. Di licenziamento non se ne parli nemmeno perché sarebbe chiaramente una discriminazione.

Per quanto concerne le misure preventive attinenti al contagio da covid-19 i datori di lavori sono tenuti al rispetto di quanto stabilito nel protocollo del 24 aprile 2020 e, su eventuale mandato dei lavoratori, siamo pronti ad attivarci ovunque per verificare se quanto previsto è stato regolarmente adottato, se vi sono i comitati aziendali previsti per le verifiche con la presenza dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza e se tutto è reale e non solo “sulla carta”. Sarebbe bizzarro dover eventualmente costatare che le “responsabilità” venissero buone per “obbligare” al vaccino dopo essere state magari disattese negli ultimi 10 mesi!

E’ poi spassosa la questione delle responsabilità se si riflette sul fatto che qualcuno potrebbe patire effetti collaterali (che si possono verificare per qualunque vaccino) a seguito di una lettera del datore di lavoro che minaccia, in caso di rifiuto a vaccinarsi, di non mettere più il lavoratore in turno. Apperò!

Ribadendo la disponibilità per tutti i lavoratori che necessitano di assistenza ed invitandoli a contattarci, è chiaro che volutamente non entriamo nel merito sulla “opportunità” del vaccino.
Non è materia nostra.

Di certo non siamo né negazionisti, né riduzionisti, né antivax. C’è necessità di un governo della “res pubblica” in grado di prevenire certe oscenità e di un senso di responsabilità meglio diffuso, ognuno per la sua parte, che inibisca meccanismi in grado solo di alimentare tensioni sociali che, sarebbe da stolti, non vedere all’orizzonte.

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