Truffe online, 42 denunce in un anno. Come riconoscerle e come difendersi: la “guida” della questura

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Nel corso dell’ultimo anno, la Polizia di Stato ha svolto numerose indagini per individuare i colpevoli di truffe online. Un fenomeno che, a causa del costante aumento degli internauti e la progressiva affermazione dell’e-commerce, sta inevitabilmente prendendo sempre più piede.

La Squadra Mobile della Questura di Piacenza nel corso dell’ultimo anno ha individuato ben 42 autori di truffe online, perpetrate con diverse e sempre più fantasiose modalità.

La stragrande maggioranza dei casi riguardano tuttora annunci truffaldini pubblicati sui più noti siti di compravendita tra privati. Siti dove si trovano in offerta articoli a prezzi vantaggiosissimi, ma il cui venditore scompare dopo aver ricevuto il pagamento a distanza. Senza ovviamente inviare la merce.

Questo tipo di inganni si consumano nel giro di poche chat, per quanto si siano riscontrati casi di truffe ben più articolate, che hanno comportato per i truffatori diversi giorni di raggiri per circuire la propria vittima. 

Si elencano di seguito alcune particolari indagini, al fine di far comprendere il modo sempre più subdolo in cui agiscono i truffatori.

Finta chiamata dalla Banca

La vittima, un piacentino settantenne, riferiva di aver ricevuto una chiamata da un’utenza riconducibile alla propria banca, ove un operatore che asseriva essere dell’ufficio di sicurezza informatica dell’istituto bancario, gli riferiva che era in atto un tentativo di frode ai danni del denunciante.

La persona offesa, essendo un cliente della predetta banca, non nutriva alcun dubbio su quanto l’operatore gli aveva riferito. Il truffatore gli riferiva infatti che il suo conto corrente sarebbe stato bloccato con tutte le varie applicazioni, in modo che ignoti non potessero appropriarsi indebitamente del denaro depositato sul suo conto.

La vittima, rimanendo in costante contatto telefonico con il fantomatico operatore, riceveva una serie di SMS nei quali erano riportati dei codici OTP che comunicava direttamente al malfattore. 

Successivamente il truffatore gli chiedeva di confermare tutti i suoi dati anagrafici e il codice cliente riferito al suo conto, aggiungendo che a breve gli sarebbe arrivato un PIN temporaneo per l’attivazione della Smart App.

Al termine della telefonata, l’operatore gli comunicava che avrebbe fatto delle simulazioni di bonifici bancari.

La sera, la vittima riceveva una nuova telefonata, dove lo stesso operatore gli confermava di aver bloccato ogni operazione fraudolenta. Nella giornata successiva alle ore 11:00, avrebbe dovuto ricevere una nuova telefonata che gli confermava la riattivazione del proprio conto e che quindi si doveva recare presso la sede della banca a Piacenza.

Il denunciante, riceveva ulteriori SMS da parte dell’istituto bancario nei quali gli veniva riferito di contattare il servizio clienti per anomalie nel suo conto.

Nella mattinata successiva la vittima contattava il servizio clienti della banca, apprendendo di essere stato truffato e che era stato fatto un bonifico di 49.000,00€ a favore dell’IBAN di un soggetto residente in altra Regione.

Le indagini della Squadra Mobile permettevano di denunciare per truffa tale soggetto, un quarantacinquenne italiano originario del Piemonte ma residente a Fermo, ed eseguire una misura cautelare del sequestro del contro corrente del truffatore, riuscendo a sottoporre a sequestro preventivo 11.500 euro, notificata per il tramite della Squadra Mobile di Fermo.

Finto figlio

Una truffa particolarmente ricorrente è quella del messaggio, che arriva tramite SMS o su WhatsApp, da parte di un soggetto che si spaccia per il figlio del malcapitato. Questo informa il genitore che gli si è rotto il telefono cellulare, di avere quindi un numero provvisorio e di aver urgente bisogno dell’invio di denaro per l’acquisto di un nuovo smartphone.

Negli ultimi mesi detta truffa è stata spesso perpetrata, per quanto la capillare campagna di prevenzione svolta dalla Polizia di Stato abbia permesso di sventarne diverse.

Recentemente, una ventinovenne modenese è stata denunciata per truffa dopo essersi spacciata per la figlia di una donna piacentina di sessant’anni. L’ha approcciata via WhatsApp e si è fatta fare un bonifico da 4500 euro. La vittima credeva di inviare i soldi a sua figlia alla quale si era rotto il telefono. La vittima si avvedeva della patita truffa soltanto quando la truffatrice le chiedeva di effettuare un nuovo bonifico per lo stesso importo.

Romance Scam

Una truffa tuttora spesso attuata,  è quella amorosa, particolarmente devastante per la vittima. Questa viene contattata online da una persona asseritamente dell’altro sesso, che si presenta solitamente come un uomo di bell’aspetto, benestante e recentemente vedovo, di professione medico o militare. Questo seduce l’ignara vittima che, convinta di aver intrapreso una vera relazione a distanza, inizia ad inviare ai truffatori continui bonifici inviando  i soldi per poter pagare il viaggio per venire finalmente a trovare la vittima.

Il fenomeno delle romance scam è particolarmente diffuso. La cifra nera per tali reati è particolarmente elevata, anche perché si tratta di un raggiro che dura per moltissimo tempo e coinvolge profondamente a livello emotivo le vittime, spesso persone sole che non riescono a capacitarsi che l’amato sia in realtà un truffatore.

È il recente caso di una cinquantenne piacentina. Convinta di aiutare l’innamorato ingegnere minerario residente in Costa D’Avorio, inviava ai truffatori più di 10.000 euro per tirarlo fuori da inesistenti guai in cui era incorso. All’esito delle indagini, la polizia ha denunciato per questa truffa due italiani quarantenni, un uomo ed una donna, ed un gambiano ventenne.

Sextortion

Un altro genere di truffa, per quanto giuridicamente il fenomeno sia da inquadrare nel più grave reato di estorsione, è quello attuato da truffatori che si spacciano su siti d’incontri per donne di bell’aspetto. Queste convincono il malcapitato a spogliarsi in collegamento webcam ed a praticare atti sessuali, nella convinzione che dall’altra parte ci sia davvero una donna che fa altrettanto e non un mero video. La registrazione della propria performance arriva al malcapitato stesso. Questo riceve minacce come l’invio agli amici di tale video se non acconsente a pagare ai malintenzionati una somma di denaro.

Di fatto, sul territorio si registrano poche denunce all’anno, ma  i casi probabilmente sono diversi e le vittime sono dai giovanissimi ai pensionati.

Finta benefattrice

In questo caso, un 65enne piacentino ha ricevuto un messaggio attraverso l’applicazione di WhatsApp ed e-mail per mesi, avviando una conversazione con una donna asseritamente malata terminale, che aveva un conto corrente bloccato con l’importo di 930.000 euro e sarebbe stata desiderosa a donarlo ad “una persona allegra ed onesta che potesse farne buon uso”.

Nel proseguo delle conversazioni, si inseriva anche un sedicente avvocato francese. Questo riferiva al truffato che per sbloccare il conto della donna, dopo aver sottoscritto un “atto di donazione” lo Stato francese lo avrebbe dovuto riconoscere come beneficiario. Pertanto, dopo  varie comunicazioni e scambio di documenti, il sedicente avvocato riferiva che l’Autorità estera aveva accettato la richiesta. Ma per attualizzare la pratica  doveva pagare la tassa di legalizzazione e autenticazione  di euro 370,00 euro.

La vittima accettava la richiesta del sedicente legale ed effettuava, come da indicazione ricevute, il bonifico a favore della donna.

 In seguito al versamento effettuato dal denunciante, arrivavano numerosi messaggi via e-mail da parte della donna con la rassicurazione che i soldi inviati erano recapitati e depositati ad un conto corrente francese online. Altre e-mail da parte dell’avvocato con un codice PIN per accedere al conto online francese. Eseguendo i passaggi indicati nelle mail, l’account del conto corrente si bloccava e, alla richiesta di sblocco al fantomatico avvocato, questi riferiva che doveva essere versata una ulteriore somma di denaro.

La vittima, avendo compreso la truffa ha sporto denuncia.

Le indagini della Squadra Mobile permettevano di denunciare per tale raggiro una trentunenne residente in Provincia di Napoli.

Finto Generale dell’Interpol

Stavolta la vittima, un settantenne di Piacenza, riceveva tramite SMS sulla sua utenza telefonica privata un messaggio proveniente da un’utenza estera. Un uomo si presentava come un Generale di nome Carlos Montalbano dell’Interpol. Gli inviava un certificato francese nel quale gli chiedeva di versare la somma di €1.775 per “spese di sicurezza”, al fine di estinguere non meglio precisati reati commessi.

Intimorito da quanto riferito, il denunciante effettuava un primo versamento della predetta somma a favore di una carta Postepay, come da indicazioni ricevute.

Quindi, dopo un’ulteriore richiesta, la parte lesa effettuava un ulteriore versamento di € 1.400 a favore della carta prepagata.

Successivamente, il fantomatico Generale continuava avanzare richieste di denaro, nonostante la vittima rappresentasse al truffatore di essere in difficoltà finanziarie. La persona offesa effettuava un nuovo versamento di €1.400 e quindi un ulteriore versamento di € 500 sulla carta Postepay.

Data la continua richiesta di pagamenti, il malcapitato comprendeva la truffa e si presentava presso questi uffici per sporgere denuncia/querela.

Le indagini permettevano di denunciare una cinquantacinquenne polacca, trovata anche in possesso della carta su cui la vittima effettuava le ricariche.

La questura di Piacenza ha risolto questi delitti contro il patrimonio grazie alla pervicacia dei poliziotti che hanno operato con costanza per risolvere i casi descritti e dare una risposta alle vittime. La continua evoluzione sociale e tecnologica consente ai malintenzionati di inventare sempre nuovi stratagemmi per ingannare il prossimo. Pertanto si invita la cittadinanza a fare attenzione ad ogni improvvisa richiesta di denaro di enti o estranei ed a segnalare ogni operazione sospetta alle Forze dell’Ordine.

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