La grande diffusione di attività illecite legate alla gestione dei rifiuti è oggetto di particolare attenzione da parte dei Carabinieri della Specialità Forestale.
Nell’ambito dell’attività volta a individuare tali operazioni illegali Carabinieri della Stazione di Fiorenzuola d’Arda hanno avviato, a partire da febbraio 2019, servizi nei pressi delle Isole Ecologiche comunali in diversi Comuni della Provincia. Le operazioni si sono maggiormente concentrate inizialmente nei Comuni di Cadeo e Pontenure, per poi spostarsi in Comune di Fiorenzuola d’Arda in località Paullo Prassa, dove i militari hanno individuato una cascina all’interno della quale era depositato un ingente quantitativo di rifiuti, per la maggior parte R.A.E.E. (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche). Si parla di elettrodomestici usati e fuori uso. I carabinieri hanno iniziato a monitorare la zona accertando la continua presenza di soggetti e mezzi di trasporto; durante l’arco della settimana, decine di persone, per lo più di origine africana, raggiungevano la cascina a bordo di mezzi carichi di rifiuti provenienti prevalentemente da centri di stoccaggio comunali e li accumulavano all’interno della stessa.
Nel corso dei servizi programmati e dell’attività d’indagine durata quasi due anni, i Carabinieri della Stazione Carabinieri Forestale di Fiorenzuola d’Arda e del NIPAAF di Piacenza hanno constatato la presenza di numerosi mezzi di trasporto (auto, furgoni, autocarri) di dubbia provenienza e procedevano; pertanto, gli investigatori hanno eseguito ulteriori accertamenti sulla proprietà dell’area, sui veicoli presenti e sui soggetti presumibilmente coinvolti per verificare la possibile sussistenza di un’attività illecita.
I Carabinieri Forestali hanno iniziato un’intensa attività di monitoraggio dell’area e hanno rilevato un’organizzazione di soggetti, per lo più stranieri, che prelevavano abusivamente rifiuti dalle Isole ecologiche o altrove. Poi li accumulavano nella cascina. Successivamente procedevano a riempire periodicamente container o autocarri con i rifiuti. Tali mezzi, stipati di rifiuti tra cui soprattutto RAEE e veicoli fuori uso, venivano trasportati al Porto di Genova per poi essere spediti via mare in Africa. I militari hanno seguito i carichi fino a Genova e hanno proceduto all’ispezione con la proficua collaborazione dell’Agenzia delle Dogane del Porto di Genova. Nel cassone degli autocarri e nei container ispezionati hanno rinvenuto diverse tipologie di rifiuti: numerosi frigoriferi/congelatori, televisori a tubo catodico, forni elettrici, parti di personal computer e pneumatici, veicoli fuori uso e pezzi di essi. I soggetti coinvolti erano privi di qualsiasi documentazione che attestasse il regolare acquisto od acquisizione degli oggetti, avendoli recuperati in situazioni non specificate, nonché il funzionamento delle apparecchiature, affinché potessero eventualmente definirsi “elettrodomestici usati” e non rifiuti. Un’attività che interessava numerosi soggetti, ognuno con un preciso ruolo, che andavano a costituire una vera e propria organizzazione criminale finalizzata al traffico illecito di rifiuti, anche pericolosi, verso l’Africa.
Con il coordinamento delle indagini da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, i militari procedevano al sequestro del fabbricato e dei rifiuti ivi accumulati. I militari hanno denunciato 10 soggetti (tra cui 2 italiani, 5 africani e 3 originari dell’Est Europa) per i reati di Associazione a delinquere, Attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti e Falso ideologico in atto pubblico (dichiarazione doganale) in quanto hanno predisposto una vera e propria organizzazione illegale composta da più persone, ognuna con un proprio ruolo specifico, per la realizzazione di un programma criminale consistente nella raccolta illecita di rifiuti e nella predisposizione di spedizioni illegali verso l’Africa con la compilazione delle relative dichiarazioni di esportazione attestanti, contrariamente al vero, la condizione di materiali usati e funzionanti, per trasportarli poi a Genova Porto ed imbarcarli con destinazione il Togo (Africa); tale attività aveva la finalità di conseguire un ingiusto profitto, con la partecipazione di diverse persone che attraverso l’allestimento di mezzi e operazioni continuative ed organizzate gestivano abusivamente un ingente quantitativo di rifiuti, anche pericolosi, pari a più di 40.000 kg. I militari del Gruppo Carabinieri Forestale di Piacenza hanno proceduto quindi al sequestro dell’immobile e di oltre 800 m3 di rifiuti pericolosi e non pericolosi, accumulati all’interno e pronti per essere caricati nel container per essere spediti in Africa. I Carabinieri Forestali hanno avviato e portato a termine numerose operazioni in tale ambito, sottolineando la preoccupante diffusione del fenomeno della gestione illecita e del traffico illecito di rifiuti sul territorio piacentino in collegamento con il continente africano.
Si ricorda che la raccolta, trasporto, commercio e smaltimento dei rifiuti può essere operata esclusivamente da soggetti regolarmente autorizzati, in possesso della necessaria iscrizione all’Albo Nazionale Gestori Ambientali; in riferimento ai RAEE, inoltre, è prevista una particolare procedura per la raccolta e lo smaltimento, sempre da parte di soggetti adeguatamente autorizzati.
Gli episodi descritti sono manifestazione di un fenomeno molto diffuso sul territorio piacentino che vede la continua movimentazione di mezzi di trasporto (camion, autocarri, container) carichi di rifiuti, principalmente RAEE, raccolti da soggetti di origine africana, privi di alcuna abilitazione ambientale, spediti nel continente africano via Dogana e Porto di Genova. I RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), ossia elettrodomestici usati e fuori uso, vengono definiti dalla Legge come “le apparecchiature elettriche o elettroniche che sono rifiuti ai sensi del Testo Unico Ambientale (inclusi tutti i componenti, sottoinsiemi e materiali di consumo che sono parte integrante del prodotto) al momento in cui il detentore si disfi, abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsene” e ricadono in tale definizione anche tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche usate, destinate all’esportazione verso Paesi extra-UE, se non accompagnate da documentazione specifica di certificata funzionalità. Si evidenzia come i RAEE contengano anche materiali nobili, soprattutto metalli (indio, palladio, oro, argento, alluminio, rame), considerati pregiati in virtù della loro diffusione, dell’utilizzo strategico nella composizione di prodotti tecnologici e, quindi, del loro valore di mercato. Quello che giustifica il mercato illegale ed i traffici di rifiuti, che hanno come destinazione finale i Paesi del Continente Africano, è il profitto derivante dal recupero dei metalli preziosi che è molto alto a causa dell’altissima presenza in quei Paesi di manodopera a costi irrisori, di basse spese di logistica, di elevate quotazioni dei materiali recuperati e dell’assenza di un sistema normativo specifico. La prospettiva di profitti elevati giustifica, quindi, anche le spese sostenute per organizzare questi traffici (trasporto via terra fino a Genova e successivo imbarco verso l’Africa). Le procedure di recupero dei materiali nobili vengono poi eseguite senza alcuna cautela e protezione né per l’ambiente né per le migliaia di lavoratori, spesso minorenni, che ricorrono alla combustione delle parti plastiche e dei cavi elettrici per recuperare i metalli, alimentando le numerose “discariche elettroniche” dell’Africa. I RAEE contengono, altresì, gas altamente tossici ed altre sostanze fortemente dannose per la salute umana e per l’ambiente.
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