Tentano truffe ai carrozzieri: “Anticipo di 650 euro per recuperare l’auto guasta, l’ha detto l’agenzia assicurativa”. Piacentino non ci casca

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Tentano di truffare telefonicamente il titolare di una carrozzeria di Piacenza, ma lui non ci casca e sporge denuncia. Non solo, il titolare dell’esercizio tiene a raccontare quanto accaduto nel timore che altri colleghi possano ricevere la stessa telefonata.

La truffa

Suona il telefono della carrozzeria. Dall’altro capo un uomo che si presenta come medico operante a Parma. Si trova a Roma per un viaggio di lavoro e la macchina si è irrimediabilmente guastata, lasciandolo a piedi. A questo punto il soggetto inizia un racconto confuso e intricato, fatto di assicurazioni, convenzioni, tecnicismi, narrato in “burocratese” stretto. Ciò che emerge è questo. Il medico ha contattato la propria assicurazione, la quale gli ha suggerito di contattare un carrozziere tra Parma e Piacenza per riportare l’auto guasta al Nord.

Come “spiegato” dalla presunta agenzia assicurativa, il carrozziere avrebbe dovuto anticipare 650 euro tramite bonifico a una società di Roma, tale “La Bisarca” (anche se il nome può cambiare da telefonata a telefonata), incaricata di recuperare la vettura del medico e riportarla al nord. Contestualmente, minuto più minuto meno, il medico avrebbe restituito i 650 euro al carrozziere tramite bonifico. Difficile venirne a capo o capirci qualcosa, vero?

E in effetti il carrozziere piacentino, vittima designata, stava per cascarci quando ha notato diverse anomalie: in primis medico e società La Bisarca avevano la stessa banca, il nome del medico risultava inesistente, alcuni dati bancari erano stati comunicati a voce e non per mail. Morale, colto di sorpresa, il carrozziere piacentino aveva inizialmente pagato i 650 euro per poi, però, ricevocare immediatamente il bonifico. A quel punto il professionista di Piacenza ha ricevuto anche una minacciosa chiamata da parte del sedicente “titolare” de La Bisarca: “Perché ha revocato il bonifico? Lei lavora davvero male”.

Ho sporto denuncia”, spiega il piacentino, “ma ho voluto rendere pubblico ciò che mi è accaduto perché questi truffatori potrebbero riprovarci mettendo nei guai altri colleghi”.

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