Il 12 aprile al Teatro Trieste 34 parte la rassegna Teatro Km 0, che vedrà in scena 3 spettacoli di differente taglio artistico.
Aggiornamento: gli spettacoli del 12 e 13 aprile sono stati annullati per motivi organizzativi. Prossimamente saranno comunicate le date di recupero.
Uno spettacolo per gli adulti, per risvegliare la capacità di meravigliarsi dei bambini, necessaria a ritrovare il contatto con la nostra Anima
Chi è l’Uno? È la parte animica di ciascuno di noi che è inscindibile dal Tutto. Essa parla solo di unità, fratellanza e pace. L’Uno, interpretato dall’attore in scena, è il vero regista di questo spettacolo unico, effimero e coinvolgente che parla al cuore del pubblico, usando il linguaggio dell’anima
L’Uno racconta è uno spettacolo unico perché il testo recitato si crea all’istante dall’interazione dell’energia animica delle persone presenti. Questa interazione genera un campo di coscienza che sollecita l’Uno a creare un messaggio che sarà perciò del tutto improvvisato. Il fatto che il messaggio veicolato nello spettacolo sia specificamente creato dall’Uno per le persone presenti in quel momento e in quel luogo, lo rende irripetibile. È un evento effimero per natura. Perciò sono vietate riprese sia audio che video. Per l’anima, il momento presente è l’unico tempo che esiste: impariamo a viverlo pienamente
Il pubblico in sala è co-protagonista dello spettacolo. Fornendo elementi chiave per l’improvvisazione, partecipa al processo creativo insieme all’Uno e all’attore in scena, il quale funge da tramite. Tale partecipazione risveglia il potenziale creativo di ciascuna persona presente, restituendole la fiducia nell’intuito e la capacità innata di connettersi direttamente all’Uno
L’Uno racconta è un one-man-show costituito da racconti fiabeschi che vengono improvvisati da Federico su elementi richiesti al pubblico in sala. A partire da un nome, un oggetto, un luogo o altri input, l’attore in scena presta la propria voce e il gesto, mettendosi totalmente al servizio dell’Uno, il Sé universale di cui tutti siamo parte.
Ne scaturiscono fiabe spirituali, condite talvolta con un sano senso dell’umorismo, che portano ai presenti i messaggi dell’Uno. Ciascuno porterà a casa un messaggio perfetto per sé, poiché l’Uno sa esattamente di cosa ha bisogno ogni persona presente.
Alice ha 34 anni, un bel lavoro e un compagno che ama. Secondo gli standard dovrebbe desiderare di mettere su famiglia. Non è così. Ha un problema? ‘Alice no’ è la volontà di rispondere a questa domanda, è una riflessione ironica sul desiderio di maternità o, meglio, sul non desiderio di maternità.
Lo spettacolo nasca da un’esigenza personale: sono una donna di 36 anni e non ho figli. Probabilmente niente di eccezionale al giorno d’oggi, eppure in qualche modo sì. Penso che rappresenti ancora un tabù nella nostra società parlare di scelta di non maternità e che venga spesso presentata come una scelta dolorosa o come una mancanza. Anche l’aborto è ancora vissuto come un tabù e questo lo rende un’esperienza ancora più dolorosa per molte donne, un’esperienza che non viene condivisa, viene vissuta nella maggior parte dei casi nel silenzio e nella solitudine. Il mio desiderio è quello di indagare questi temi dando loro una dignità che nulla ha a che fare con il dramma, vorrei provare con onestà a raccontare e prendere la posizione di una donna che semplicemente non sente il desiderio di essere madre e anzi, addirittura decide di interrompere una gravidanza perché sente che questa è la cosa giusta da fare.
“Come mai quando si tratta di noi, è un aborto, e quando si tratta di polli, è un’omelette?” George Carlin. Il tema della maternità colpisce tutti, inevitabilmente, e così anche l’aborto; ci sentiamo in obbligo di avere una nostra opinione a riguardo, ci sentiamo in dovere di schierarci favorevoli o contrari. Se chiedi ad una persona qualsiasi qual è stato il giorno più felice della sua vita magari avrà difficoltà a risponderti, se lo chiedi ad una madre ti risponderà senza pensarci “il giorno in cui è nato mio figlio/mia figlia” ma, per tutte quelle persone che non saranno mai genitori? Senza questo giorno felice si può lo stesso continuare a vivere? Quando ho iniziato a lavorare sul testo con Sofia mi sono subito reso conto che inconsciamente se penso ad un uomo che non diventerà mai padre non sento che nella sua vita c’è una mancanza, mentre se penso ad una donna sì, e mi sono chiesto il perché; da qui è nata la mia voglia di rispondere a questa domanda. È una regia semplice che mette l’attrice/autrice al centro di tutto rispettando la sua visione e dandole forza. L’attenzione si concentra sul testo, perché arrivi diretto e coinvolga il pubblico nella nostra riflessione, nella nostra volontà di interrogarci senza dare una risposta, ma provare insieme a esplorare un punto di vista nuovo, meno battuto. Ci piacerebbe dare voce a chi il desiderio di maternità non ce l’ha, probabilmente non l’avrà mai, e forse va bene così.
La compagnia La Petite Mort Teatro nasce nel giugno del 2017 a Milano, dall’incontro di 4 attori diplomati presso l’Accademia Teatrale Veneta: Martina Testa, Tommaso Fermariello, Sofia Pauly e Gianluca Bozzale. L’obiettivo comune è quello di lavorare su tematiche del contemporaneo attraverso drammaturgie originali.
Con i loro primi spettacoli, tra cui “3SOME” e “Money” vincono diversi premi tra cui “Migliore drammaturgia” al festival Trentatram e “Miglior spettacolo” al bando “Stazioni d’emergenza” di Gallerie Toledo (Napoli). Nel 2020 con “Left(L)Over” vincono un bando indetto dal Teatro Stabile di Bolzano, che li porta a circuitare in vari teatri della regione.
Lo stesso spettacolo vince una menzione speciale al premio “Giovani realtà del teatro”. Nel 2019 Tommaso Fermariello, drammaturgo della compagnia, vince il Premio Riccione-Tondelli, prestigioso riconoscimento drammaturgico, seguito l’anno successivo da una menzione speciale al Premio Hystrio – Scritture di scena. Nel 2023 con il nuovo progetto ‘Le aragoste muoiono per incidenti di percorso’ vincono il bando di residenza OFF line promosso dal teatro Ferrara Off.
L’albero delle storie è un meraviglioso e fantastico viaggio alla scoperta di personaggi fiabeschi, di eroi sconosciuti, di misteri, di segreti e di avventure.
Uno spettacolo di e con Francesca Picci e Gabriele Ocone, per la regia di Naira Gonzalez. Musiche originali di Gabriele Ocone scenografie Erica Bacigalupi. Una produzione NoveTeatro
Età consigliata: 6 – 10 anni
Che cosa serve per raccontare una storia? Servono persone, qualcuno che ascolti e qualcuno che racconti. Serve una storia.
Gli alberi sono archivi viventi della natura, conservano nei loro anelli la storia del mondo, dei cambiamenti, del clima, delle malattie. Incisi sulle loro cortecce segni tracciati dagli uomini e dal tempo, nomi e date, simboli, parole. Un albero è testimone della Grande Storia e delle piccole storie degli uomini, di chi si ferma a prendere il fresco sotto le sue foglie come degli eserciti in battaglia passati a passo di marcia e rullo di tamburi. Un albero canta il silenzio della natura, ripete, con il muoversi della propria fronda, le impercettibili parole che il vento porta. Parole che vengono da lontano, da un tempo che fu verso un tempo che sarà.
Il nostro Albero delle Storie è tutto questo e qualcosa di più, è l’albero della fantasia e del possibile, delle magie che accadono solo nei sogni, delle storie che da sempre gli uomini inventano per spiegare la realtà intorno, per trasmettere saperi e visione del mondo. Le storie che vengono raccontate sono storie che parlano di coraggio e di resistenza, di avventura e di giustizia, di sogni che si possono realizzare e di sogni già divenuti realtà. Sono le storie di cui questo albero molto speciale ha conservato memoria.
L’Albero delle Storie è uno spettacolo di narrazione: il pubblico sarà accompagnato, di racconto in racconto, alla scoperta di personaggi fiabeschi, di eroi sconosciuti, di misteri, di segreti e di avventure, attraversando scenari, ambientazioni, epoche, stili e generi, in un meraviglioso e fantastico viaggio.
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