A conclusione di un procedimento durato una decina d’anni anni l’ex consigliere regionale Fabio Filippi è stato definitivamente assolto con la formula più ampia dalla Corte d’Appello di Bologna, quarta Sezione penale, nel processo per le cosiddette “spese pazze” dei consiglieri regionali dell’Emilia-Romagna.
La sentenza di assoluzione nei confronti dello stesso Filippi, di Andrea Leoni e di Ubaldo Salomoni è stata pronunciata il 23 marzo scorso, a seguito di rinvio disposto dalla Corte di Cassazione, che aveva annullato la sentenza pronunciata sempre a Bologna nel novembre 2021.
In sostanza la Quarta sezione penale ha assolto l’ingegner Filippi “perché il fatto non sussiste” per rimborsi legittimamente chiesti e liquidati fra il 2008 e il 2011. Inoltre per altre somme rimborsate la Corte ha pronunciato l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.
Le motivazioni dovrebbero essere depositate nel termine di 90 giorni dalla sentenza, quindi entro il prossimo 21 giugno.
Dichiara Fabio Filippi: “Non nego di aver accolto con soddisfazione l’assoluzione piena, sia pure tardiva, in un processo costato tanta amarezza e tanti problemi a me, alla mia famiglia e tanti amici che mi hanno sempre sostenuto e che non ringrazierò mai abbastanza. Sapevo di aver sempre agito correttamente, dentro la legge e nel pieno rispetto delle regole, e per questo ho vissuto il procedimento con l’inesorabile gogna mediatica che ne è seguita, come una bruciante ingiustizia.
E pur vero che alla fine si è materializzato il famoso “giudice a Berlino”, tuttavia l’intera vicenda mi ha confermato quanto bisogno vi sia di una riforma autentica, capace di tagliare il nodo gordiano dell’intreccio fra sistema giudiziario e interessi politici.
In questo momento il mio pensiero corre alla compianta collega consigliera Rita Moriconi, letteralmente massacrata dal processo spese pazze e dai media, morta dopo anni di calvario: fu assolta quando ormai la sua sorte era drammaticamente segnata. Una vicenda tragica, passata sotto silenzio, ma che dovrebbe suonare come un severo monito per tutti. Non voglio nemmeno dimenticare le morti di altri colleghi consiglieri legate direttamente o indirettamente a questa assurda inchiesta: Maurizio Cevenini di Bologna, Mauro Manfredini di Modena, Antonio Nervegna di Forlì e Luigi Francesconi di Piacenza, alle loro famiglie va il mio cordoglio e la mia vicinanza”.
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