Il sindacato di polizia penitenziaria: “Non lasciamo soli Angelo Peveri e il suo collaboratore Gheorge Botezatu”. Lo scrive in una nota il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo. Di Giacomo annuncia che all’inizio della prossima settimana terrà un sit-in davanti al carcere di Piacenza. Obiettivo dare continuità alla campagna avviata alcune settimane fa dal sindacato con la parola d’ordine “noi le vittime, loro i carnefici”. Una campagna a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per la riforma della legittima difesa.
“Non lasciamo soli Angelo Peveri, l’imprenditore piacentino condannato per un evidente caso di legittima difesa insieme al suo collaboratore Gheorge Botezatu”.
“È questo il caso più eclatante di chi, per la Giustizia del nostro Paese, sono le vittime e chi i carnefici. I ladri hanno patteggiato 10 mesi di reclusione, per l’imprenditore la pena è di 4 anni!”.
“Subito dopo il sit-in intendiamo consegnare in Parlamento le 900 mila firme raccolte tra i cittadini a sostegno della nostra proposta di legge. Perché al cittadino deve essere data la possibilità di difendersi, di difendere i propri cari, il proprio patrimonio”.
“Nella scorsa legislatura abbiamo fatto di tutto per interessare Camera e Senato dove sono depositate 2 milioni di firme già raccolte in adesione alla nostra proposta. Pertanto si può già intervenire senza perdere ancora tempo e soprattutto senza “annacquare” la nuova normativa come sentiamo da tempo. Vale a dire con compromessi che di fatto rischiano di cambiare poco”.
“Si prenda atto che in tre anni si è registrato un incremento del 46% delle richieste di porto d’armi e un recente rapporto Eurispes conferma che il 56,2 % degli italiani userebbe un’arma contro estranei in casa di notte, mentre la legge attualmente in vigore dice ‘Ci vuole un pericolo imminente’. È necessario quindi capire se chi mi sta aggredendo sta davvero mettendo in pericolo la mia vita, allora in questo caso posso sparare. Ma a una condizione: non devo avere alternative. Quindi è legittima la difesa solo se c’è il pericolo imminente o se non riesco a trovare in casa un metodo meno offensivo dell’arma. Ma se questa persona avanza, senza un’arma, io avendo legittimamente un’arma sul comodino non posso prenderla. Perché se in questo caso io gli sparo, come è accaduto per Peveri, c’è una colpa: o lesioni colpose o omicidio colposo”.
Per Di Giacomo serve certamente più vigilanza delle forze dell’ordine, ma a loro vanno forniti più mezzi e più personale e non è sufficiente il ricorso alla pistola elettronica. “L’ampliamento legislativo della tutela a cui pensiamo – continua – vuole da un lato evitare il rischio di alimentare la cultura dello ‘sceriffo fai da tè, ma dall’altro realizzare un deterrente molto più forte verso quella categoria di criminali dediti a furti e rapine nelle nostre abitazioni, che non dovranno mai più beneficiare di alcuna scappatoia giuridica che sarebbe ingiusta e beffarda nei confronti delle vittime. È ora di finirla con l’attuale confusione tra carnefici e vittime a vantaggio dei primi”.
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