“Oggi la siccità emerge come questione prioritaria, ma la realtà è che sono vent’anni che in termini ciclici la siccità sta colpendo: la situazione peggiorerà e quindi bisogna intervenire”. Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, è stato ospite questa mattina all’università Cattolica per il Dies Academicus. E la siccità, con tutte le enormi problematiche che l’hanno accompagnata per tutto il 2022, non poteva che essere al centro del dibattito.
“Bisogna intervenire sullo spreco dell’acqua, sulla riduzione dei consumi, e lo possiamo fare attraverso l’innovazione tecnologica, attraverso la ricerca. E’ necessario utilizzare al meglio l’acqua che arriva: noi oggi accumuliamo solo l’11% dell’acqua piovana, e invece gli invasi permetteranno di accumularne ben di più per poi riutilizzarla. Abbiamo una rete che disperde risorse idriche, dispersione che arriva addirittura al 40% in certe zone d’Italia. Ora è fondamentale mettersi intorno a un tavolo, organizzare una cabina di regia che si impegni a trovare soluzioni: soluzioni che siano immediate, certo, ma che guardino anche al lungo periodo perché la situazione, anche a causa del cambio climatico, non migliorerà in termini di piogge nei prossimi anni. Quindi bisogna utilizzare fino all’ultima goccia d’acqua nel migliore dei modi possibili”.
Ci sono ritardi da recuperare, secondo il ministro: “Stiamo cercando, attraverso una formula che stiamo verificando in queste ore, di superare i blocchi normativi e burocratici che ci impediscono di spendere immediatamente le risorse disponibili. Risorse che per troppo tempo non si sono spese attraverso procedimenti ordinari”.
Durante il suo intervento, Lollobrigida ha parlato di “brand Italia”: “Dobbiamo impegnarci per utilizzare il nostro brand e mantenere quell’elemento che ci porta un valore aggiunto economico, ovvero la qualità. La qualità è il nostro potenziale: la nostra non è una nazione che compete sulle grandi quantità, non abbiamo multinazionali, ma abbiamo piccole e medie imprese che dobbiamo sostenere ancora di più perché sono imprese che portano un valore aggiunto economico elevato: teniamo presente che abbiamo 60 miliardi di euro di export solo nel settore dell’agroalimentare, che è tanto ma potrebbe essere ancora di più”.
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