Con l’Italia che perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana serve subito una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione. E’ quanto chiede la Coldiretti in riferimento al progetto immediatamente cantierabile proposto insieme ad Anbi per fare fronte all’emergenza siccità con le regioni che valutano la possibilità di ordinanze per razionare l’acqua al Nord, e le temperature puntano a superare i 40 gradi per l’arrivo dell’anticiclone Caronte.
Intanto sale a 3 miliardi di euro il conto dei danni causati dalla siccità che assedia città e campagne ed esplodono i costi per le irrigazioni di soccorso per salvare le piantine assetate e per l’acquisto del cibo per gli animali con i foraggi bruciati dal caldo. E’ l’ultimo drammatico bilancio di un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate e da produzioni agricole devastate.
Un panorama rovente che – sottolinea Coldiretti – peggiora con l’ondata di calore che alza ulteriormente le temperature con le falde sempre più basse. In questa situazione di profonda crisi idrica – continua Coldiretti – oltre a prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso dell’acqua disponibile, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina l’Italia ha bisogno di tutto il suo potenziale produttivo nazionale.
“Accanto a misure per immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione, appare evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo” commenta il direttore di Coldiretti Piacenza Roberto Gallizioli.
Più di ¼ del territorio nazionale (28%) è a rischio desertificazione con una situazione di grave siccità. Al Nord – sottolinea la Coldiretti – la grande sete minaccia un territorio del bacino padano che rappresenta più del 30% del Made in Italy agroalimentare.
Forte la preoccupazione degli agricoltori e degli allevatori piacentini: a rischio ci sono produzioni di qualità come il pomodoro, ma anche le filiere zootecniche. La mancanza d’acqua ricade anche sulle rese produttive dei foraggi, necessari per alimentare gli animali dei nostri allevamenti da cui prendono il via filiere come quella del Grana Padano (quasi 600mila forme nel 2021) a cui viene conferito il 90% del latte prodotto in provincia e quella dei nostri salumi Dop. Con queste temperature, inoltre, gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. Si stima per lo stress fino al 10% di latte in meno, che si somma quindi alla mancanza del foraggio per l’alimentazione a causa dell’assenza di precipitazioni che ha tagliato fino ad 1/3 le rese.
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