Nessuna motivazione di carattere sindacale, ancora non è chiaro perché in quei giorni gli iscritti al sindacato Si Cobas abbiano iniziato a manifestare contro la TNT. Con queste parole il procuratore capo della Repubblica di Piacenza, Grazia Pradella, ha iniziato a illustrare i dettagli dell’operazione che ha portato al blitz avvenuto questa mattina. Sono 29 le persone indagate, sette le misure cautelari: tra queste si segnalano due arresti domiciliari e cinque divieti di dimora in provincia di Piacenza. Inoltre la questura ha emesso quattro avvisi orali, mentre per cinque persone ha avviato la revoca del permesso di soggiorno. I dettagli sono stati illustrati da Pradella, dal questore Filippo Guglielmino, e dal dirigente della Digos, Maurizio Mastroianni.
Bloccati sei tir di medicinali
Oltre alla violenza, il procuratore Pradella e il questore Filippo Guglielmino hanno specificato la totale assenza di motivazioni alla base della mobilitazione: “Ancora oggi non abbiamo capito quali fossero le cause. Al presidio erano presenti anche lavoratori di altre aziende e militanti di Controtendenza che nulla hanno a che fare con la TNT“.
Essendo comunque una mobilitazione di carattere sindacale, gli inquirenti hanno analizzato le buste paga dei partecipanti al sit-in, giusto per capire la situazione lavorativa all’interno del magazzino: “Molti dei lavoratori impegnati nella protesta percepiscono stipendi dignitosi, fino a 2000 o addirittura 2600 euro”.
Inoltre, secondo la Procura, anche le modalità della protesta hanno assunto contorni non accettabili. “Al di là della violenza, si sono verificati comportamenti spiacevoli. Le forze dell’ordine hanno chiesto al leader dei Si Cobas, Arafat, di permettere il transito almeno a sei tir impegnati nel trasporto di medicinali, prodotti urgenti e che rischiano di patire per i lunghi tempi di attesa. Arafat ha preteso di unire il contenuto di sei tir in un unico mezzo, una richiesta ovviamente impossibile da esaudire“. E a quel punto il blocco è proseguito.
La violenza
Le violenze, come detto, sono accaduti la sera del primo febbraio, anche se la mobilitazione era iniziata già il 28 gennaio. I manifestanti hanno bloccato il traffico dei tir in entrata e in uscita. La sera del primo febbraio, intorno alle 22, le forze dell’ordine hanno tentato di disperdere i presenti con l’ausilio dei lacrimogeni. A quel punto, alcuni si sono allontanati, altri invece hanno reagito aggredendo gli operatori con lancio di oggetti.
A un certo punto, infatti, Arafat ha urlato ai presenti: “Vi chiedo un sacrificio!“, e i manifestanti hanno risposto in coro con entusiasmo “Siamo tutti Arafat!“. A quel punto è iniziata la violenza.
“Questo dimostra come Arafat rappresenti una figura carismatica all’interno del sindacato”, commentano Pradella e Guglielmino.
Quattro i feriti tra le fila delle forze dell’ordine, uno dei quali ha dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso per alcuni punti di sutura.
Tra le persone agli arresti domiciliari compaiono Arafat, leader dei Si Cobas, e Carlo Pallavicini, considerato il legante tra il movimento antagonista Controtendenza e il sindacato. Entrambi devono rispondere di violenza privata aggravata, occupazione di suolo pubblico aggravata, resistenza pluriaggravata ai danni delle forze dell’ordine.
Contestualmente, gli investigatori stanno provvedendo ad effettuare la notifica delle violazioni della normativa anti-Covid per un totale di 13200 euro.
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