Oltre mille manifestanti da tutta Italia, iscritti ai Si Cobas e militanti della sinistra antagonista. Riuniti in un solo coro: “Carlo e Arafat liberi”. Il riferimento è a Carlo Pallavicini e Arafat, leader del sindacato arrestati nei giorni scorsi dalla polizia dopo gli scontri del 1 febbraio davanti alla TNT. I manifestanti si sono radunati alle porte del Pubblico Passeggio e a turno hanno lanciato messaggi di supporto ai militanti coinvolti nell’operazione delle forze dell’ordine.
“Io sono italiano, ma nel momento del bisogno non ho ricevuto aiuto da Cgil, Cisl e Uil. E’ stato invece un ragazzo nordafricano del sindacato Si Cobas a difendere i miei diritti nell’azienda in cui lavoro. Il Si Cobas non è un gruppo di delinquenti come vogliono far credere”. Chiosa uno dei manifestanti imbracciando il microfono.
“I sindacati confederali non hanno fatto nulla per questa città. Arafat e Carlo hanno difeso i lavoratori, si sono sacrificati per loro. Nel periodo della pandemia portavano medicinali e raccoglievano denaro per chi aveva bisogno. Non sono criminali, sono solidali”.
Secondo i militanti esisterebbe una precisa strategia. “Vogliono far pagare la crisi causata da questa pandemia ai lavoratori. I sindacati confederati sottostanno ai diktat del padrone, mentre il Si Cobas non ci sta: da qui nasce la repressione verso il nostro movimento”.
I manifestanti sono rimasti all’imbocco del Pubblico Passeggio, circondati da cordoni di polizia: “Questa è una provocazione, vogliono spingerci a reagire con la forza. Ora vi chiediamo di lasciarci passare per sfilare pacificamente verso piazza Cavalli. Se non ci lascerete passare non ci allontaneremo da qui. Non cerchiamo lo scontro, anche perché sappiamo che è proprio quello che vorreste”.
A quel punto i manifestanti si sono spostati nel parcheggio del Cheope dove sono proseguiti gli interventi dei vari esponenti, provenienti come detto da varie parti d’Italia. Hanno preso la parola anche i militanti del collettivo Controtendenza, di cui Pallavicini è leader. I giovani militanti hanno letto le lettere inviate dal fratello e dalla sorella di Carlo Pallavicini: “Non spegnerete la nostra voglia di combattere contro lo schifo di questo mondo”.
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