Attualità

Settant’anni della Facoltà di Scienze Agrarie, festa all’Università Cattolica tra passato e futuro

La Sala Piana, sede di molti incontri istituzionali nel campus di Piacenza, non basta per accogliere gli studenti di ieri, di oggi, e pure di domani della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali. In tantissimi hanno risposto all’invito. Così, la celebrazione dei primi settant’anni della Facoltà fermamente voluta da Padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica, è stata spostata nell’Auditorium Mazzocchi, dove almeno quattro generazioni di studenti hanno ascoltato ciò che è stato, per capire ciò che sarà. «Studiare le Scienze agrarie, alimentari e ambientali riflette il fatto che queste tre aree sono strettamente interconnesse: la produzione di alimenti, la trasformazione in cibo e l’impatto sul pianeta» spiega Pier Sandro Cocconcelli, preside della Facoltà. «Questo fattore rispecchia anche l’attività di ricerca che portiamo avanti a Piacenza e a Cremona. Abbiamo un gruppo di ricercatori tra i migliori al mondo. Grazie a loro, produciamo ricerca applicata che può essere velocemente trasferita sul territorio, anche a livello globale». 

Settant’anni della Facoltà di Scienze Agrarie

Angelo Manfredini, direttore della sede di Piacenza-Cremona, ha voluto esprimere «un grazie sentito all’Associazione Laureati in Scienze agrarie e forestali di Piacenza, e a tutti gli enti che hanno collaborato per questo importante evento», perché se oggi «la Facoltà di Scienze agrarie ricorda i suoi primi settant’anni» non va dimenticato che essa «è fortemente proiettata al futuro, in due campus, quelli di Piacenza e di Cremona, dove gli studenti possono trovare adeguati spazi per la didattica, lo studio e la socializzazione, insieme a laboratori didattici, impianti pilota di produzione alimentare, e aree dedicate a coltivazioni sperimentali. Con la possibilità di frequentare anche Cerzoo, il Centro di ricerca per la zootecnia e l’ambiente, un’azienda agro-zootecnica innovativa partecipata dall’Università Cattolica». Insomma, l’Università Cattolica si conferma negli anni «un’università da vivere, proiettata al mondo del lavoro e dotata di una forte rete internazionale».

Tra le diverse modalità attraverso le quali la formazione e la ricerca rappresentano un connubio sempre più fecondo, ci sono i living lab. «La Facoltà ha realizzato nel tempo vere e proprie aziende dove sviluppiamo un’ampia ricerca e i nostri studenti imparano a fare le cose direttamente sul campo» racconta Erminio Trevisi, direttore del Dipartimento di Scienze animali, della nutrizione e degli alimenti (Diana) e presidente del Consiglio di Amministrazione di Cerzoo. «La Facoltà è cambiata molto nel tempo, oggi c’è una fortissima specializzazione» prosegue Paolo Sckokai, direttore del Dipartimento di Economia Agro-alimentare. «Tutti noi siamo estremamente specializzati, però facciamo lo sforzo di contaminarci tra diverse discipline». 

Presenti, nell’auditorium, anche sette classi dell’Istituto Professionale Agricoltura di Piacenza, una classe della sede di Castel San Giovanni e tre classi dell’Istituto tecnico per l’agricoltura di Cremona. Tra le numerose testimonianze, Giancarlo Balduzzi, presidente dell’Ordine dei Dottori agronomi e dei Dottori forestali della Provincia di Piacenza e alumnus della Facoltà, non nega che «sono passati quarant’anni, ma quando entro all’Università Cattolica mi emoziono ancora. È un legame filiale, del quale ci rendiamo conto nel tempo». Ai tempi c’era solo Agraria, come si chiamava la Facoltà fino al 2013. «Ci conoscevamo tutti. Eravamo ragazzi con tanti sogni e la passione per l’agricoltura. Oggi abbiamo qualche capello bianco di troppo e ci rendiamo conto di quanto siano stati fondamentali gli anni trascorsi all’Università Cattolica, e soprattutto siamo consapevoli dell’importanza di una formazione continua. Anche perché le attività che svolgiamo sono sempre più complesse, e richiedono il supporto di chi fa ricerca». 

Balduzzi racconta quando, durante una consulenza tecnica d’ufficio per il Tribunale, gli capitò di dover identificare i licheni sul muro di un edificio per datare un manufatto soggetto a contestazione. «Mi tornarono subito in mente le preziose lezioni con il professor Giuseppe Fricano, il nostro docente di Botanica. Mentre frequentavo Agraria, mi chiedevo perché dovessi studiare perfino i licheni, invece aveva ragione lui». Durante l’evento, ricco di interventi di alumni e docenti della Facoltà di Agraria, fortemente voluto da Giuseppe Bertoni, presidente dell’Associazione laureati in Scienze agrarie e forestali di Piacenza e organizzato in collaborazione con la Banca di Piacenza e l’Ordine dell’Ordine dei Dottori agronomi e dei Dottori forestali della Provincia di Piacenza, il professor Bertoni è intervenuto sul «processo storico di Agraria a Piacenza», ricordando soprattutto ai più giovani l’importanza di conoscere la storia della Facoltà per poterne capire il futuro. Nel suo intervento, Marco Trevisan, preside fino a poche settimane fa, si è concentrato sul «secondo quarto di secolo» di Agraria, mentre Vincenzo Tabaglio ed Edoardo Puglisi hanno approfondito «una sfida per il futuro: la riscoperta del suolo». 

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