“Concordemente con gli RSA di UGL Terziario presso il magazzino Amazon di Castelsangiovanni (PC) che hanno, unitariamente con gli altri rappresentanti sindacali, dichiarato lo sciopero per lunedì prossimo 22 marzo. La Segreteria Regionale Emilia Romagna di UGL terziario ritiene che lo sciopero proclamato dai lavoratori Amazon e dai lavoratori dipendenti da aziende comunque al servizio della medesima multinazionale trovi ampie e fondate ragioni che travalicano anche le stesse rivendicazioni dei lavoratori”. Lo spiega Pino De Rosa, di UGL Terziario.
Presenti in azienda con nostri rappresentanti e lavoratori associati tra i primi che hanno approcciato il “mondo Amazon” riteniamo, come del resto i colleghi di altre organizzazioni sindacali, di aver be compreso il fenomeno nella sua complessità.
E’ evidente infatti che numerose siano le ripercussioni derivanti dall’e-commerce e delle innovazioni che ne derivano per ampi comparti economici e conseguentemente per vasti strati sociali. Vi sono ricadute per i lavoratori diretti, per i numerosi precari che faticano negli hub della multinazionale, per la filiera di chi trasporta le merci, per chi le consegna al domicilio dei clienti.
Vi sono anche effetti sulla distribuzione tradizionale (piccola e grande), sul mondo del lavoro autonomo e delle piccole e medie imprese.
La trasversalità dell’azione sindacale è una necessaria contrapposizione che auspichiamo si estenda anche al di fuori dei rapporti di lavoro subordinati ad Amazon o ad aziende che lavorano per Amazon. E’ evidente che l’e-commerce, novità (ma ormai non troppo) nel mondo della distribuzione commerciale non abbia ancora trovato “governo” nonostante abbia ricadute importanti sul lavoro dipendente ma non solo. Anzi! La logica opportunistica della multinazionale che da un lato si propone di accompagnare il consumatore dalla culla alla tomba invadendo ogni suo interesse e dall’altro parcelizza quanto più è possibile la sua attività, utilizzando spregiudicatamente tutte le convenienze possibili sul piano economico, fiscale e giuslavoristico, trova nel “laissez faire” del sistema/paese una complicità di fatto. Proprio in questi giorni, con le regioni italiane sprofondate in “rosso cupo”, vi sono innumerevoli prodotti per approvvigionarsi dei quali c’è solo Amazon. Un vantaggio competitivo ingente che non trova alcun contrappeso di carattere sociale. Ecco perché i lavoratori in sciopero non sacrificheranno una giornata del loro stipendio solo per le legittime rivendicazioni avanzate ma in nome di un principio di giustizia sociale che non può più essere disatteso.
La sfida parte dal riconoscimento vero dei lavoratori come interlocutori, attraverso le organizzazioni da cui vogliono essere rappresentati, passa attraverso un confronto capace di condividere condizioni di lavoro ed una più equa distribuzione dei profitti e sarebbe opportuno approdasse a forme di partecipazione e condivisione della vita e del destino dell’impresa.
Lo sciopero di lunedì prossimo 22 marzo non è una protesta ma una ribellione, guarda il domani e dice che i lavoratori vogliono costruirlo, non attenderlo impotenti.
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