Scene da processo per stupro, in scena al Teatro Verdi di Castel San Giovanni il 19 novembre. In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’Assessorato alla cultura del Comune di Castel San Giovanni manda un segnale forte e offre alla cittadinanza la visione dello spettacolo teatrale tratto da un docufilm della RAI del 1978.
Scene da processo per stupro
La tematica trattata è molto sentita e tristemente attuale, infatti lo spettacolo ha debuttato presso la Cappella Ducale di Piacenza a fine maggio di quest’anno, con tre repliche andate sold out.
E` il risultato di un percorso iniziato a marzo di quest’anno con 14 allievi attori, sul primo processo per stupro ripreso in Italia dalle telecamere della Rai e mandato in onda nell’aprile dell’anno successivo in seconda serata; la visione è stata talmente scioccante che il pubblico ha richiesto e ottenuto una replica in prima serata e ben 13 milioni di italiani (nelle due serate) hanno seguito il processo.
Il documentario è stato proiettato in molti paesi del mondo e ha ottenuto vari riconoscimenti, tra cui il Prix Italia e il MOMA di New York ne conserva una copia negli archivi. Tutt’ora appare come un documento unico per quanto riguarda la storia del femminismo, della televisione e dell’intera società italiana. testimonia infatti la mentalità secondo la quale la vittima è, a sua volta, moralmente colpevole, accusata di aver attirato l’attenzione con comportamenti inopportuni, di essere stata in qualche modo consenziente o addirittura di aver ignorato l’inclinazione naturale dei maschi a essere predatori.
Il nostro spettacolo teatrale ricalca ciò che è realmente accaduto e vuole essere un cammino di presa di coscienza all’interno del pensiero collettivo, anche attraverso la provocazione data dal linguaggio utilizzato dai vari giudici, molto crudo, al fine di scuotere coscienze. Una lotta al giudizio facile, che nonostante tutte le conquiste fatte, continua a serpeggiare ed è la ragione principale per cui, anche oggi, tante donne non denunciano i propri partner violenti: sentono il peso di una colpa che non hanno e provano vergogna nel denunciare.
La conclusione del processo è volutamente lasciata allo spettatore, che viene spinto alla riflessione su fatti reali che purtroppo continuano ad accadere e il periodo di lock down ne è stato la triste prova e mai momento storico sembra più adatto per riproporre questa riflessione.
La storia
Maggio 1978, Latina.
E` in corso un processo per violenza sessuale che la RAI manderà in onda l’anno successivo, è la prima volta che le telecamere entrano in un’aula di tribunale.
L’idea di documentare ciò che accade durante un processo per stupro, è di sei giovani programmiste, filmaker e registe (Loredana Rotondo, Rony Daopulo, Paola De Martiis, Annabella Miscuglio, Maria Grazia Belmonti, Anna Carini) che portano avanti le denunce della condizione femminile. Le immagini e le parole filmate sono talmente forti da provocare scalpore, la giustizia si rivela violenta quanto i violentatori e finalmente le persone si rendono conto di cosa significhi essere vittima di uno stupro.
Questo processo ha contribuito a cambiare la legislazione e la storia, seppur con molta lentezza: nel 1981 viene abolito il matrimonio riparatore per chi subisce violenza carnale e solo nel 1996 lo stupro diventa reato contro la persona e non più contro la morale, fino a quel momento alle donne non veniva riconosciuta nessuna autonomia nella sfera sessuale e relazionale.
Dopo oltre 40 anni dal processo Filippo Arcelloni (Teatro Trieste 34, Piacenza Kultur Dom) e Stella Piazza (Stella Management), hanno deciso di riprendere il documentario e realizzare uno spettacolo teatrale dal forte impegno civile, con l’obiettivo di non dimenticare mai ciò che è stato, per avere chiaro il presente.
Loredana Rotondo, una delle registe del docufilm, informata della nostra decisione di mettere in scena il processo, si è mostrata molto orgogliosa di aver affidato tanti anni fa un messaggio importante a una bottiglia, che ogni tanto qualcuno nel mondo raccoglie, legge e fa proprio.
Lo spettacolo è dedicato alla memoria di Angela Romanin, presidente dei centri anti violenza dell’Emilia Romagna, scomparsa pochi mesi fa; la Romanin rappresentava un punto di riferimento fondamentale sia dal punto di vista professionale che umano.
Lo spettacolo è patrocinato e sostenuto dal Comune di Castel San Giovanni e patrocinato dal Centro Antiviolenza Telefono Rosa Piacenza – La città delle donne ODV
Ideazione, comunicazione, organizzazione: Stella Piazza.
Regia, drammaturgia, coordinamento: Filippo Arcelloni.
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