Attualità

Sanità, il coordinamento provinciale: “In Val Tidone servizio sempre più ridotto e indebolito”

“I rappresentanti di Ausl rassicurano che nulla cambierà sui servizi offerti rispondendo alle preoccupazioni di alcuni sindaci. Paola Bardasi, direttore generale dell’Ausl, ha assicurato che Castel San Giovanni (come Fiorenzuola), nella nuova organizzazione provinciale non sarà più un ospedale, ma un semplici presidio territoriale. Ed in effetti è questo che sta avvenendo”. Inizia così la nota del Coordinamento provinciale su sanità e medicina territoriale Piacenza.

La nota del Coordinamento provinciale su sanità e medicina territoriale Piacenza

La prevista chiusura del Punto di primo intervento (PPI) a Castello lo spiega bene. Invece di tornare al Pronto soccorso (come richiesto da molti) si conferma la sua chiusura e la sua sostituzione con un CAU (centro di assistenza ed urgenza)..

Ma un CAU non può sostituire un PS o un PPI. Il genere di prestazioni a lui assegnati (vedi protocollo regionale) sono essenzialmente di tipo ambulatoriale, gli stessi che si possono effettuare negli ambulatori dei medici di medicina generale (MMG) e nelle case di comunità (basta leggere il DM77 del 2022).

A differenza di un CAU (organizzato con la presenza della guardia medica e di alcuni MMG, quasi tutti a gettone), un PS o un PPI sono parte organica di una sede ospedaliera, si prendono in carico il paziente anche interagendo con reparti.

Non è un caso che lo stesso sindacato medici, che aveva firmato con la regione l’accordo per la istituzione dei CAU, contesta oggi (ed annuncia mobilitazioni) il non rispetto di quell’accordo che non prevedeva la sostituzione dei PS e PPI con un CAU, ma prevedeva i CAU presenti in contemporanea con un PS/PPI (per filtrarne gli accessi) o all’interno delle Case di Comunità (medicina territoriale) in stretto rapporto ed a sostegno con l’attività degli ambulatori di MMG presenti sul territorio.

A Castello, Fiorenzuola e Bobbio già esistevano dei PPI. Bastava organizzarne l’attività su H24.

Paradossalmente invece, con la chiusura dei PPI (a Castello, Fiorenzuola e Bobbio) avremo in provincia un unico PS (nel capoluogo) a cui rivolgersi, con problemi seri per il personale sanitario (sottoposto a maggiori carichi di lavoro) e disagi per i cittadini (costretti a lunghi spostamenti).

Come spiegare allora la decisione di Ausl di sostituire i PPI con i CAU? Semplice. Come dichiarato dalla direttrice Ausl ìn CSST ….. Castello e Fiorenzuola non sono più ospedali. La provincia avrà un unico ospedale,ed un unico PS, quello del Capoluogo.

2 – Viene annunciata la realizzazione di un OSCO a Castello come fosse un potenziamento, un investimento. Ma i 20 posti letto dell’Osco (per lunghe degenze e riabilitazioni con presa in carico di pazienti dimessi anche da Piacenza) non sono posti letto in più. Sono una riconversione di posti letto già esistenti. Altri 20 posti letto daranno organizzati per brevi degenze e ricoveri in osservazione (legati a quel che rimane (diagnostica, interventi in sala operatoria senza anestesia, riabilitazione cardiaca ecc). I rimanenti usciranno dalla gestione Ausl e ceduti alla attività ortopedica dell’istituto Grazioli.

3 – L’insediamento dell’istituto Rizzoli (IOR) negli spazi messi a disposizione a Castello è stato presentato come un potenziamento. Ma a Castello, fino a prima del Covid, già esisteva un reparto di ortopedia (per altro apprezzato). Rimaneva da nominare un nuovo primario in sostituzione di quello dimessosi.

L’accordo siglato tra Ausl ed IOR prevede di fatto una cessione di ramo di azienda. IOR riceve da Ausl locali per visite ambulatoriali e amministrazione, una sala operatoria, posti letto per ricoveri e riabilitazioni e la disponibilità (con la forma contrattuale del “comando”) di personale infermieristico dipendente Ausl.

IOR di fatto (nonostante azienda a capitale pubblico) si insedia a Castello, per organizzare interventi sia in convenzione con Ausl, che in libera professione (nulla di diverso dei rapporti contrattuali che già Ausl ha con altre cliniche private).

Ovviamente obbiettivo di IOR è ottenere un profitto (infatti non agisce come parte del SSR, ma come impresa). Non a caso l’accordo tra Ausl ed IOR si conclude con garanzie certe che ciò debba avvenire…….. “in quanto azienda di produzione, IOR non potrà subire perdite dalla attuazione del presente accordo … e pertanto la percentuale di cui sopra (ossia rapporto tra entrate IOR e quota da restituire ad Ausl per la messa a disposizione di spazi e personale)sarà passibile di modifica

Questa tendenza a cedere la gestione diretta di attività proprie  del SSR ad una impresa (IOR) non sta avvenendo solo a Piacenza. Anche Ausl di Bologna ha realizzato un accordo con IOR per la cessione delle prestazioni ortopediche. Accordo però che (a differenza di Piacenza) viene contestato dal sindacato, contrario a cessioni di rami di azienda.

E questo per non parlare di altro (come la recente chiusura della attività odontoiatrica a Castello)

Il quadro è presto fatto. A Castello non c’è più un ospedale (e nemmeno un PS) ma un semplice presidio, con accanto una impresa esterna che gestirà in proprio (ed in funzione di suoi obiettivi di remunerazione) prestazioni ortopediche in convenzione con Ausl e buona parte in libera professione

In definitiva, tutte le rassicurazioni sul come siano infondate le preoccupazioni sulla tenuta di una risposta ospedaliera in Val Tidone non rispondono alla realtà delle cose.

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