Salario minimo, Confesercenti e Confcommercio d’accordo: “Inutile e dannoso per attività e lavoratori, meglio puntare sulla contrattazione collettiva”

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“Per combattere il lavoro sottopagato e far crescere le retribuzioni è meglio puntare sul sostegno alla contrattazione collettiva che su un salario minimo per legge, la cui introduzione rischia di essere non solo inutile, ma addirittura dannosa per i lavoratori”.

Così Cristian Lertora, Presidente di Fiepet Confesercenti Piacenza.

“Se il valore minimo fissato dal legislatore fosse più basso di quello dei contratti collettivi, si correrebbe il rischio di disapplicazione degli stessi, poiché per le aziende il salario negoziale sarebbe considerato come un mero ed incomprensibile costo ulteriore; al contrario, se fosse più alto, l’ingerenza legislativa determinerebbe uno squilibrio nella rinegoziazione degli aumenti. La conseguenza, non voluta, di tale disapplicazione contrattuale potrebbe essere dunque il peggioramento delle condizioni generali dei lavoratori, visto che i CCNL prevedono anche tutele collettive e, spesso, sistemi di welfare integrativi in favore dei dipendenti”.

Meglio un rinvio ai contratti collettivi nazionali

“È dunque meglio un rinvio ai contratti collettivi nazionali per la determinazione della retribuzione, dando valore legale ai minimi contrattuali stabiliti dai Ccnl sottoscritti dai soggetti comparativamente più rappresentativi, affiancandovi una più incisiva vigilanza e intensificando il contrasto ai contratti pirata sottoscritti da organizzazioni prive di rappresentatività e non presenti nel Cnel, che generano dumping contrattuale e abbassano il livello medio delle retribuzioni”.

LA POSIZIONE DI UNIONE COMMERCIANTI

“Periodicamente si ritorna sul tema dell’individuazione di un salario minimo orario per legge, slegato da quel sistema integrato di relazioni sindacali, ormai consolidato, che permette di garantire la più equa retribuzione dei lavoratori attraverso un trattamento economico completo. Nel settore del Terziario di mercato, che occupa più di 3,5 milioni di lavoratori, le retribuzioni orarie, al lordo degli istituti aggiuntivi, si attestano sempre sopra i 9 euro, anche per i livelli più bassi e senza la valorizzazione di istituti contrattuali che danno qualità alla contrattazione, come quelli che prevedono l’assistenza sanitaria integrativa, la previdenza sociale complementare, la formazione continua degli addetti del settore e gli enti bilaterali territoriali.

Così commenta Tosi Giorgia, presidente FIDA Piacenza e membro della commissione trattante del CCNL Terziario di Confcommercio, la questione sul salario minimo.

“Rafforzare il coinvolgimento delle parti sociali”

“Continuiamo a essere convinti che una legislazione così fatta andrebbe a discapito dell’applicazione dei contratti collettivi leader, danneggiando la sana concorrenza tra le imprese, già messa duramente alla prova dalla diffusione di “contratti pirata” che, a causa di un’insufficiente informazione, trovano terreno fertile tra le imprese conducendo una pressione al ribasso sul resto della contrattazione collettiva. L’obiettivo deve essere quello di salvaguardare le condizioni del lavoro e delle imprese, e anziché stabilire una soglia di salario minimo legale per legge, è opportuno proseguire sulla strada individuata nella direttiva europea, che con i suoi criteri esclude il nostro Paese da questa necessità, puntando invece a rafforzare il coinvolgimento delle parti sociali più rappresentative nella contrattazione collettiva”.

Giorgia Tosi ricorda anche l’importanza dei vantaggi della bilateralità previsti dal contratto collettivo nazionale del lavoro del terziario di Confcommercio. Tema da sempre caro a Confcommercio: anche lo scorso 1 dicembre 2022, presso la sede di Unione Commercianti Piacenza si è tenuto un seminario proprio al fine di sensibilizzare e divulgare i servizi e le prestazioni inerenti l’assistenza sanitaria complementare e la formazione erogate a favore dei lavoratori, proprio grazie alla contrattazione collettiva.

“Pertanto – conclude Tosi – è necessario difendere e consolidare il ruolo della contrattazione esercitata dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative, acquisendo quella consapevolezza che può condurci presto al riconoscimento dell’efficacia del trattamento economico complessivo previsto solo nei CCNL leader”.

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