Commercio, ristoranti e bar verso l’apertura il 18 maggio. Si tratta del risultato dell’accordo fra Stato e Regioni che delega ai singoli territori la decisione di dare il via libera, da lunedì 18 maggio, a diverse attività che invece avrebbe dovuto riaprire a giugno.
“La Regione Emilia Romagna sembra molto decisa a farci ripartire il 18 maggio, ma a quella data manca davvero poco tempo. In particolare non abbiamo ancora notizie delle norme di sicurezza da applicare per la nostra salute e quella dei clienti”
No, fino adesso ci sono state delle grosse fake news. Tipo i 4 metri di distanza e altre sciocchezze che non stanno in piedi. La nostra richiesta come Fipe è stata molto chiara. In particolare chiediamo di tenere la distanza di sicurezza tra i non commensali, ma non tra chi si trova nella stessa tavola perché non ha senso. Vanno fatte norme semplici e soprattutto scritte in modo che uno possa capire cosa fare
Significherebbe la decisione dello Stato di eliminare un comparto, quello del turismo, che vale il 13% del Pil. Noi non siamo americani che mangiano il panino in auto, ma siamo abituati a mangiare bene e la cultura del cibo e dello stare a tavola fa parte del nostre essere. Non possiamo lavorare con delle regole folli come quella dei 4 metri. Vogliamo anche noi le regole sulla sicurezza, ma con un criterio che ci permetta di lavorare. Ricordiamoci che noi abbiamo un impressionante indotto che vive della nostra attività. Il riferimento va ai fornitori, ai produttori etc. Vuol dire mettere in crisi non solo il 13% del Pil, ma anche l’indotto che comunque vive con la nostra attività.
Se le indiscrezioni circa le misure di distanziamento previste dal governo, con una persona ogni 4 metri quadri, venissero confermate, i ristoranti italiani perderebbero in un sol colpo 4 milioni di posti a sedere, ovvero il 60% del totale.
Il dato è stato calcolato dall’Ufficio studi di Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi sulla base delle dimensioni medie dei locali. La ristorazione italiana è infatti composta da piccole attività, che hanno in media una superficie di 90 metri quadrati e 62 posti a sedere. Un posto a sedere ogni 0,7 metri quadri, che scende a 0,6 nei locali più piccoli, ma che, con la previsione dei 4 metri quadri di distanziamento tra i commensali, scenderebbe sotto lo 0,3.
“Questa non è una soluzione, ma un serio ostacolo alla ripresa della nostra attività lavorativa – sottolinea Aldo Cursano, Vicepresidente vicario di Fipe -. Noi abbiamo dato la nostra disponibilità da settimane a discutere di maggiori spazi all’esterno, di distanze ragionevoli tra i tavoli, di dispositivi di protezione individuale e possiamo anche valutare, se necessario, di installare delle paratie tra un tavolo e l’altro. Ma il governo non può chiederci di mantenere 4 metri quadri di distanza tra commensali dello stesso tavolo. Altrimenti avremmo ristoranti con solo tavoli da uno”.
Per questo la Fipe ha simulato anche altri due scenari. Se il governo decidesse di distanziare i tavoli di 4 metri lineari l’uno dall’altro, la perdita di posti a sedere sarebbe di 3,5 milioni, ovvero la metà dei 7 milioni attualmente disponibili nei ristoranti italiani. Se invece si optasse per i due metri di distanza tra i tavoli, senza distanziamento tra i commensali allo stesso tavolo, la perdita sarebbe del 30% dei coperti.
“Quest’ultimo è l’unico scenario sostenibile – sottolinea Cursano -, il solo in grado di permettere agli imprenditori del settore di continuare a lavorare, magari recuperando una parte dei posti a sedere persi, occupando lo spazio al di fuori dei locali. Mi auguro che sia il governo sia i presidenti delle Regioni tengano bene a mente questi calcoli prima di prendere una decisione definitiva”.
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