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Come gioca la Reggiana di Massimiliano Alvini?

L’analisi tattica della sorpresa nel girone B: la Reggiana di Massimiliano Alvini. In aggiunta l’intervista a Francesco Ferrari, giornalista per TeleReggio
Reggio Audace – Piacenza, alle 17:30 di domenica, è in diretta su RADIO SOUND

E’ tutto pronto per il derby tra Reggiana e Piacenza. Una partita che, dopo oltre 20 anni di attesa, riporterà le rispettive tifoserie a godersi un grande spettacolo. Per la squadra di Alvini c’è la ghiotta opportunità di proseguire la propria marcia da terza forza del girone, mentre per i biancorossi è l’occasione per dimostrarsi, ancora una volta, al livello delle prime della classe.

La Regia in casa non ha mai perso (5 vittorie e 3 pareggi), segnando 18 gol e subendone 9. I biancorossi, al contrario, lontano dal “Garilli” viaggiano con un ruolino di 10 punti frutto di 2 vittorie, 4 pari e 2 sconfitte: 10 gol fatti e 9 subiti.

Come allena Massimiliano Alvini?

Durante un’intervista rilasciata a Sky Sport 24, è stato proprio il tecnico di Fucecchio a regalarci qualche spunto tattico di come lavora la sua squadra.

La frase d’esordio è stata: “Non giochiamo uno schema ben preciso, noi andiamo avanti per principi di gioco”. Un’affermazione che mira a scompaginare la lettura canonica di una partita partendo dal modulo, ma che, soprattutto, punta a creare tanti grattacapi ai propri avversari che finora ne sono usciti vincenti una sola volta (1-0 @Vicenza, il 20/10).

La fase di possesso

Innanzitutto occorre dire che la Reggiana predilige usare la palla rifacendosi ai principi del gioco di posizione. Concetti come ampiezza, superiorità posizionale, triangoli e ricerca dell’uomo libero appartengono ampiamente alla proposta di Massimiliano Alvini.

Nelle ultime due partite, vista l’assenza forzata di Scappini, il tecnico ha selezionato due schieramenti leggermente diversi tra di loro.
Contro la Fermana ha optato per due punte come Kargbo e Marchi, con Staiti alle loro spalle mentre nell’ultima casalinga contro la Vis Pesaro c’era Zanini al fianco di Staiti, e Marchi unica punta. Entrambe le gare hanno presentato alcuni enigmi alla proposta dei reggiani.

Contro la Vis Pesaro, ad inizio partita, i granata si sono ritrovati ad affrontare una pressione ordinata che veniva mischiata ad un blocco centrale medio-basso. A Fermo, invece, dopo un primo tempo dominato* gli ospiti hanno subito il rientro dei marchigiani che alzando la pressione hanno soffocato la costruzione bassa e limitato le iniziative offensive.

Questa è una classica superiorità numerica in zona palla che Alvini chiede in continuazione ai suoi ragazzi.

Dopo un giro palla gestito dai tre centrali, la sfera transita da Espeche. Varone attacca immediatamente il mezzo spazio alle spalle del centrocampo ed obbliga il centrale ad una scalata in avanti. L’appoggio su Libutti è la giocata più semplice per poi trovare Marchi.

Un altro modo di suonare questo spartito è quello di utilizzare il trequartista per disordinare le linee. Staiti, “trequartista di manovra” come lo definisce Alvini, lo ha fatto contro il blocco basso della Vis Pesaro che puntava ad intasare il centro del campo.

Situazione di 4 contro 3

Dal sovraccarico di giocatori sul singolo lato possono partire i vantaggi posizionali (come detto sopra) oppure, in alternativa, i cambi di campo per creare duelli individuali o nuove superiorità. In questo processo è fondamentale il lavoro degli esterni – Kirwan, Libutti o Favale – atto a garantire l’ampiezza necessaria ed allargare le maglie della difesa.

Staiti si vorrebbe “mangiare” Costa per non averlo servito alla sua sinistra. Il lancio del difensore produrrà una banale palla persa invece di un vantaggio posizionale sulla fascia sinistra

Ecco, invece, il sovraccarico sfruttato alla perfezione per lasciare “un quarto di campo”, come nel basket, a Kirwan.

Ultimamente, con il progredire nello studio della fase offensiva di Alvini, i granata stanno avendo qualche difficoltà in più nel trovare soluzioni pulite in zona centrale. Con le marcature così strette serve una giocata di qualità da parte dei singoli.

Il tacco di Kargbo mette in crisi tutto lo schieramento difensivo della Fermana, ed apre una voragine per Varone.

La Regia occupa sempre con raziocinio tutti gli spazi che il gioco di posizione identifica sul campo offensivo: le due ali, i due mezzi spazi e la fascia centrale.

Come fermarli?

L’ultima postilla riguarda qualche esempio gaudioso su come provare a limitare il gioco della Reggiana.
Per controbattere questa creatura è necessario mantenere un blocco abbastanza alto e piuttosto compatto (cfr, Reggio Audace-Samb e Cesena-Reggio Audace). Alla Fermana (per utilizzare una delle ultime due partite), nel secondo tempo, questo lavoro è riuscito molto bene. I gialli marchigiani, letteralmente indiavolati ed aiutati dal manto pesante, sono riusciti a mettere la partita sul loro campo più congeniale (l’energia) e ad obbligare gli emiliani al rinvio sistematico del pallone. Con dei raddoppi costanti in tutte le zone del campo (soprattutto ai lati), la palla ha stazionato quasi interamente nella metà campo granata. Nonostante una fase difensiva non conforme alle idee di Alvini, la Regia ha resistito sul vantaggio fino al minuto 86.

La fase di non possesso

Anche in questa occasione dobbiamo partire da una frase di Alvini: “Vogliamo creare parità numerica nella fase difensiva avversaria. Il nostro obiettivo è portare un’aggressione forte in avanti, per poi accettare anche la parità numerica dietro”.
Questo concetto è splendidamente tradotto sul campo dai suoi ragazzi.

Questa forte aggressione permette di soffocare la costruzione avversaria che si deve affidare alle soluzioni del singolo, oppure ad un impianto di gioco offensivo collaudato, che però non tutte le squadre possono vantare.

Voltan batte il diretto marcatore e crea i presupposti per il tiro di Pannitteri

Contro Fermana e Vis si sono viste due tipi di difesa nella stessa partita. Contro i pesaresi di Pavan, mossi dal risultato di svantaggio, i reggiani hanno sempre accorciato in avanti lasciando delle sporadiche ripartenze. Mentre a Fermo, causa la battaglia ingaggiata dalla Fermana e l’inferiorità numerica, sono stati obbligati alla difesa in posizione.
Due sistemi diversi ma comunque efficaci, che trovano conforto nelle statistiche: i 12 gol incassati valgono la terza miglior difesa.

Se ci soffermiamo a guardare gli highlights, possiamo notare come per gli avversari della Reggia ci siano spesso enormi praterie per attaccare, e viene strano pensare che si parli di una delle migliori difese.
La realtà è che questo sistema riesce a consumare i propri oppositori che, non riuscendo quasi mai a gestire il pallone, sono costretti a lunghissime fasi di concentrazione. Non è un caso che molte partite degli emiliani siano stati vinte negli ultimi minuti, proprio quando gli avversari pensavano che il risultato fosse acquisito.
Inoltre, la fase difensiva prolungata causa la perdita della lucidità nello scorrere del match. Molti contropiedi concessi dalla Regia finiscono senza grossi pericoli, poiché gli avversari devono risalire almeno 40 metri di campo.

Il commento

Il sistema di Alvini non è perfetto, ma è corroborato che eseguito bene porti a raggiungere grandi risultati. I rischi sono calcolati e, per questo, accettati.

Il Piacenza calcio dovrà premiare ancora una volta l’equilibrio, forzando la scelta delle fasi nella partita. Bisognerà abbinare momenti difensivi a momenti di pressing ordinato, come contro la Samb.
Il ruolo di Marotta sarà fondamentale in fase di possesso. La posizione del playmaker ex Giana servirà per sganciare i terzini e permetterà ai difensori di spingere con la palla. Gestire l’iniziativa con personalità e con coraggio diventa importantissimo per “stancare” la Regia e creare i presupposti per segnare. Oltre che per difendersi, tenendo il pallone.
In fase di non possesso, il centrocampo dovrà lavorare in combinata con la difesa per controllare i mezzi spazi tanto cari alla Regia e per alzare la pressione anche con i “quinti” di centrocampo.

Franzini potrà tornare ad impostare una partita senza l’obbligo di utilizzare la palla (le sue preferite), ma dovrà stare attento a non rinunciarne del tutto. Una partita di sola difesa e contropiede non è sostenibile.

La presentazione della Reggio Audace nelle parole di Francesco Ferrari, giornalista per TeleReggio

Come fermenta l’attesa di Reggio Audace – Piacenza?

“Il derby, qua a Reggio Emilia, si aspetta con grande curiosità. Nonostante i tanti trascorsi dall’ultima volta, la rivalità storica sta tornando creando una certa attesa”.

La Regia è la sorpresa del girone. Cosa è cambiato in società per permettere questo rendimento da neopromossa?

“Son cambiate tantissime cose dall’anno scorso. L’arrivo di Romano Amadei, come socio più importante della società (ha acquisito il 35% del capitale), è stato un innesto importante. Dopo un lungo corteggiamento ha sposato la causa reggiana. E’ cambiata anche la figura del DS, con l’acquisto di Doriano Tosi. Questo doppio colpo, unito ai progressi della squadra, sta facendo sognare tutto il tifo reggiano. Ad inizio estate si parlava di rimanere in serie D, quindi potete ben immaginare come tutto questo abbia causato una valanga di entusiasmo, che sta travolgendo la città”.

Come gioca la squadra di Alvini?

“La mano del tecnico si sente perché, nonostante qualche assenza pesante, la squadra sta rendendo benissimo. La difesa ha trovato in Costa l’interprete di esperienza, con Spanò e Rozzio, i sopravvissuti della scorsa stagione, sempre in miglioramento. A centrocampo c’è Ivan Varone con i suoi 6 gol e la regia ordinata di Fausto Rossi, mentre in attacco la coppia Marchi-Scappini è di grande qualità.
Secondo me la colonna portante della squadra è composta da 4 giocatori fondamentali: Rozzio, Varone, Rossi e Scappini”.

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L’intervista completa a Francesco Ferrari in vista di Reggio Audace – Piacenza calcio

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