Economia

RDB di Alseno, mobilitazione e sciopero dei sindacati: “Investimenti sulla sicurezza e basta esternalizzazioni”

L’assemblea ha deciso per lo sciopero in RDB ad Alseno. Dopo una prima astensione di due ore avvenuta venerdi scorso, per martedì 14 novembre dichiarate altre due ore di sciopero a fine turno, a cui si aggiungeranno altre due ore venerdì 17 ottobre. Questi gli esiti dell’Assemblea indetta da Filt Cgil nel solco del pacchetto di 24 ore di sciopero deciso a livello nazione da Cgil, Cisl, Uil di categoria.

“Impoverito il territorio”

“Ad oggi, possiamo dire che chi ha acquistato Rdb ha preso il marchio ma ha impoverito il territorio – dice Marco Efori, segretario generale Fillea Cgil di Piacenza – con la nostra mobilitazione, oltre a puntare l’attenzione sulla chiusura aziendale rispetto alla contrattazione di secondo livello, vogliamo puntare l’attenzione sul tema sicurezza sul lavoro”. Inoltre, la Filt denuncia che l’applicazione dell’accordo firmato l’11 aprile 2023 sia stato recepito solo per alcuni dei lavoratori nella parte impiegatizia. “Così non va – sbotta Efori – chiediamo investimenti nella sicurezza, la stabilizzazione dei lavoratori e un uso troppo massiccio delle esternalizzazioni”.

Riaprire il tavolo

La mobilitazione con il pacchetto di 24 ore di sciopero da definire è stato deciso dal coordinamento nazionale delle RSU del gruppo RDB ITALPREFABBRICATI, unitamente alle segreterie nazionali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil in tutti e tre gli stabilimenti del gruppo, per sostenere nuovamente la riapertura del tavolo per la sottoscrizione del primo accordo integrativo di gruppo. La direzione aziendale si era impegnata a sottoscrivere entro il mese di agosto l’intesa che avrebbe completato un percorso volto a definire le relazioni industriali con le RSU del gruppo e a riconoscere il contributo dei lavoratori ai risultati aziendali sottoscrivendo la parte dell’intesa relativa al Premio di risultato.

“Oggi l’Azienda ha dimostrato la chiara volontà di non voler sottoscrivere l’accordo, negando da subito le condizioni per riconoscere un risultato economico relativo al 2023, necessario per recuperare la perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni. Valutiamo incomprensibile questa decisione, tanto più in una fase così avanzata della trattativa, con un impianto complessivo che sostanzialmente aveva già trovato una buona disponibilità tra le parti. Inoltre dal 2020 ad oggi i margini dell’azienda non fanno altro che crescere, mentre la redistribuzione è addirittura peggiorata”. 

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