Al via domani la raccolta firme per i referendum proposti dalla Cgil: “Liberiamo il lavoro”

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“Liberiamo il lavoro”. Al via il 25 aprile anche a Piacenza la raccolta firme per i 4 referendum proposti dalla Cgil, che nella mattinata del 24 aprile ha convocato l’Assemblea Generale con tutti i delegati dei luoghi di lavori e i rappresentanti dei pensionati.

“Il 25 aprile – ha affermato il segretario generale della Cgil Emilia-Romagna, Massimo Bussandri – è una data fondamentale per la nostra democrazia e per la nostra Costituzione antifascista”. “Il 25 aprile – ha detto Ivo Bussacchini, segretario generale Cgil Piacenza, ai delegati – parte la raccolta di firme per i referendum: vogliamo cancellare la precarietà e affermare la libertà nel lavoro. Firma per un lavoro stabile, dignitoso, tutelato e sicuro. Il lavoro è un bene comune”.

Ridurre la precarietà e garantire più sicurezza negli appalti

Quattro domande per ridurre la precarietà e garantire più sicurezza negli appalti. Quattro proposte per smontare alcune delle leggi che hanno portato a un mondo del lavoro selvaggio, pieno di precarietà e troppo sbilanciato a favore delle imprese. L’appuntamento per la prima iniziativa provinciale a Piacenza di raccolta firme è in piazza Cavalli, dopo le orazioni ufficiali della mattinata della Festa di Liberazione, con un banchetto che verrà allestito nella principale piazza della città emiliana. Negli stessi luoghi di Piacenza Collettiva, settimana di festa e di popolo organizzata da Cgil, Arci e Anpi si raccoglieranno le firme per i quattro referendum su licenziamenti, contratti a termine e sicurezza. Sarà possibile firmare per i referendum anche sul sito cgil.it

L’obiettivo

L’obiettivo? Uno solo: cambiare le norme che hanno impoverito il lavoro e hanno reso i lavoratori meno protetti e più vulnerabili, con meno diritti e con più possibilità di essere licenziati. Insieme all’iniziativa referendaria la Cgil porterà avanti anche proposte di legge e un contenzioso giudiziario mirato, azioni combinate per arginare le numerose riforme pensate e approvate apposta per togliere tutele e protezioni.

Primo quesito

Il primo quesito mira a cancellare l’intero decreto legislativo 23 del 2015, il famoso Jobs Act, una legge che ha di fatto reso inapplicabile nel 90 per cento dei casi l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: un’azienda con più di 15 dipendenti può licenziare in maniera illegittima, quindi anche se non c’è giusta causa o giustificato motivo soggettivo o oggettivo (ristrutturazione dell’impresa, crisi aziendale, soppressione del posto, ecc.) e il lavoratore non può essere reintegrato: ha diritto solo a un indennizzo che viene stabilito esclusivamente in base agli anni di servizio nell’azienda (elemento peraltro dichiarato incostituzionale dalla Consulta).

Secondo quesito

Il secondo quesito riguarda le aziende sotto i 15 dipendenti. Se un lavoratore viene licenziato, va dal giudice e dimostra che il suo è stato un licenziamento illegittimo, la legge prevede la riassunzione o l’indennizzo. Il referendum della Cgil chiede di abrogare le norma che mette un tetto massimo all’indennizzo che è di 6 mensilità, maggiorabile dal giudice fino a 10 mensilità.

Terzo quesito

Il terzo quesito riguarda il contratto a termine e vuole intervenire sulle norme che ne hanno liberalizzato l’uso, nel privato come nel pubblico.

Quarto quesito

Per il quarto quesito siamo nel campo degli appalti e in particolare della sicurezza negli appalti. Oggi se un’azienda dà in appalto un’attività a un’altra e questa a un’altra ancora, i committenti non sono responsabili in solido in caso di infortunio o di malattia professionale del lavoratore. Il quesito vuole cancellare la norma che esclude questa responsabilità.

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