E’ stato presentato oggi, in Provincia, il primo rapporto 2019 sugli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile (BES), nell’ambito di un progetto nazionale realizzato dal CUSPI (il coordinamento degli Uffici di Statistica delle province presso l’UPI, l’Unione delle Province Italiane) in collaborazione con l’ISTAT, e che ha coinvolto quest’anno 20 Amministrazioni provinciali e 7 Città Metropolitane in 12 regioni.
Il report è a disposizione sul sito della Provincia a questo link oltre che sul sito www.besdelleprovince.it, dopo la presentazione nazionale dell’edizione 2019 che si è tenuta a Ravenna lunedì 8 luglio alla presenza dei rappresentanti dell’UPI, del SISTAN (il Sistema Statistico Nazionale), dell’ISTAT e dell’ANCI.
Grazie a questa importante collaborazione interistituzionale è stato possibile mettere a confronto, per tutte le province aderenti al progetto, oltre 70 indicatori riferiti a 11 dimensioni: Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, oltre a Politica e istituzioni, Sicurezza, Paesaggio e patrimonio culturale, Ambiente, Ricerca e innovazione, Qualità dei servizi.
L’obiettivo del progetto BES è infatti quello di valutare il progresso di una società non soltanto dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista sociale e ambientale, e guardando agli aspetti della disuguaglianza e della sostenibilità.
Il rapporto restituisce il posizionamento di Piacenza rispetto alla situazione nazionale e regionale, consentendo quindi di individuare i punti di forza e i punti di debolezza del nostro territorio, ai fini di un miglioramento delle prestazioni del sistema locale.
Il lavoro
E’ complessivamente soddisfacente la situazione riferita al lavoro e alla conciliazione dei tempi di vita nella provincia di Piacenza.
Il tasso di occupazione dei 20-64enni (74,1% a Piacenza) (indicatore n. 4), è sugli stessi livelli di quello dell’Emilia-Romagna, e di ben 11 punti più alto di quello italiano. Il tasso di occupazione giovanile riferito ai 15-29enni (indicatore n. 6) si attesta poi al 42%, tre punti sopra quello regionale e oltre undici punti in più di quello nazionale.
Unico indicatore che si discosta all’interno di questo contesto positivamente intonato è il tasso di infortuni mortali e di inabilità permanente (indicatore n. 10), che con circa 14 casi ogni 10.000 occupati risulta a Piacenza (ma ancor di più in Emilia-Romagna) più alto di quello che si rileva mediamente a livello nazionale.
La sicurezza
Il capitolo “Sicurezza” è per la provincia di Piacenza una questione che si presenta, sulla base degli indicatori esaminati, ambivalente, evidenziando da un lato un buon posizionamento per gli indici riferiti alla criminalità, ma – per contro – una situazione critica per quelli relativi alla sicurezza stradale.
Il tasso di omicidi risulta a Piacenza pari a 0,3 per 100.000 abitanti, esattamente la metà di quanto rilevato a livello nazionale (0,6) e inferiore anche al dato dell’Emilia-Romagna (0,4).
I delitti denunciati sono 355 ogni 10.000 residenti, meno dei 401 della media Italia e ancor meno dei 504 della media regionale.
Stesso posizionamento per i delitti violenti denunciati (indicatore n. 3) e per i delitti diffusi denunciati, dove il nostro ambito provinciale presenta valori inferiori del 10-20 percento rispetto alla media nazionale, e comunque più bassi anche in questo caso di quelli registrati per la regione, che soffre altresì nel confronto con la media complessiva del Paese.
All’opposto, sono generalmente più alti del 20-30 percento rispetto a quelli medi nazionali gli indici riferiti alla sicurezza stradale, con un numero di morti per 100 incidenti stradali complessivi (indicatore n. 5) pari a 2,6 a Piacenza contro gli 1,9 in Italia (e i 2,2 in Emilia-Romagna), e in particolare con un numero di morti per 100 incidenti stradali sulle sole strade extraurbane di ben 5,6 a livello provinciale, quando mediamente in Italia se ne registrano 4,6 (e 4,2 in Emilia-Romagna).
Il verde urbano
Anche in questo caso si registra una situazione ambivalente. Da un lato sono molto bassi gli indicatori riferiti a Piacenza per quanto riguarda la dimensione/dotazione del Patrimonio culturale. I dati del territorio piacentino infatti non raggiungono generalmente nemmeno un decimo di quelli registrati a livello nazionale. Ciò vale per la densità di verde storico e di parchi urbani di elevato interesse pubblico (indicatore n. 1), dove si rilevano solo 0,1 mq. per 100 mq. di superficie urbanizzata contro gli 1,9 mq. della media italiana.
E vale anche per il numero di visitatori degli istituti statali di antichità e arte, sia che li si consideri in termini relativi rispetto alla superficie territoriale (4,6 per chilometro quadrato, indicatore n. 2), sia che venga calcolata la media per singolo istituto (5.900, indicatore n. 3).
Con riferimento invece, in tema di Paesaggio, alla diffusione di aree di particolare interesse naturalistico (indicatore n. 5), Piacenza evidenzia un valore molto buono (la cosa interessa il 67% dei comuni del territorio), più elevato non solo del dato nazionale (45%) ma anche di quello regionale (62%).
La qualità ambientale
Gli indici che riguardano la “qualità ambientale” consegnano al territorio piacentino – e al capoluogo in particolare, al quale questi indici fanno riferimento – una condizione di relativa debolezza.
Le criticità si osservano non tanto in relazione alla disponibilità di verde urbano (indicatore n. 1), dove la città di Piacenza, con 27 mq. per abitante, non è poi così tanto distante dal dato nazionale (31,7 mq.) (lo è di più però rispetto al dato regionale: 35,6 mq.), quanto piuttosto con riferimento agli indicatori sulla qualità dell’aria.
I giorni di superamento del valore limite giornaliero di PM10, o polveri sottili (indicatore n. 2), pari a 90, sono infatti nel nostro capoluogo più che doppi rispetto a quelli che si registrano mediamente in EmiliaRomagna e in Italia (dove questo valore arriva a 40 giorni): un dato a cui contribuiscono certamente la posizione geografica di Piacenza, che è al centro delle principali direttrici stradali e autostradali Nord-Sud e Ovest-Est del nostro paese, nonché le condizioni climatiche. Similmente, anche i giorni di superamento del valore limite giornaliero di NO2-Biossido di azoto (indicatore n. 3) sono a Piacenza (42 giorni) quasi il 50% in più della media nazionale (28 giorni). L’ambito piacentino fa invece decisamente meglio con riferimento agli altri indicatori presi in esame, quelli sul consumo di risorse e quelli che misurano la sostenibilità ambientale.
Molto buono è poi soprattutto il dato che riguarda la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili (indicatore n. 6), ben il 42,3%, un’incidenza di quasi un terzo superiore alla media nazionale, e più che doppia a confronto con la media dell’Emilia-Romagna.
Infine, relativamente al conferimento in discarica dei rifiuti urbani (indicatore n. 7), si rileva per Piacenza una situazione per la quale il fenomeno non viene rilevato (-) perché il conferimento avviene presso province limitrofe, mentre l’incidenza è del 14,1% in regione e del 23,4% in Italia.
Una risorsa estremamente utile
“La fotografia che emerge da questo vasto patrimonio informativo – commenta il Presidente Patrizia Barbieri – rappresenta una risorsa estremamente utile per gli amministratori pubblici, perché permette di individuare i punti di forza e gli elementi di debolezza, i rischi e le opportunità del proprio territorio e di osservare il posizionamento a livello provinciale, regionale e nazionale. Questi indicatori consentono di meglio orientare le politiche pubbliche e sono uno strumento a disposizione di tutti, dai Comuni alle Associazioni di categoria, ma anche dei cittadini”.
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