Agenti della polizia locale aggrediti, si rinnova il dibattito sul tema sicurezza.
Occorre una riflessione seria e onesta su quanto accaduto in piazzale Velleia. Al di là della solidarietà piena e sincera agli agenti della Polizia locale aggrediti, che ieri sera sono andata a trovare in ospedale, non riesco a capacitarmi di una tale deriva violenta sempre più frequente, di una tale furia nei confronti di uomini in divisa durante lo svolgimento del loro servizio. Non mi capacito perché il rispetto delle istituzioni, magari unito a un po’ di sano timore reverenziale, dovrebbe essere un caposaldo di ogni società che si definisca civile. Qui invece siamo di fronte a persone che, in totale sfregio a qualsiasi regola, anche di buon senso, prendono a pugni in faccia in pieno giorno, in mezzo alla gente, degli agenti intervenuti per rilevare un incidente. Ed è ancora più grave perché a farlo, in questo caso, è stato un giovanissimo.
Sono convinta che siamo di fronte a un grave problema culturale, educativo e probabilmente comunicativo: la violenza, a partire da quella verbale per arrivare a quella sui social, è diventata una pericolosa costante, anche nel dibattito pubblico. Ed è qui che i nostri sforzi dovranno concentrarsi maggiormente; è per invertire questa rotta che dovremo impegnarci al massimo.
Servono iniziative di sensibilizzazione che partano proprio dai più giovani, servono educatori di strada, serve cultura della gentilezza, del rispetto. E ciò non è affatto in contrasto con l’esigenza, più che mai legittima, di tutelare gli uomini e le donne della Polizia locale nello svolgimento del loro lavoro, anche con dotazioni più efficaci rispetto a quelle attuali. Ma nel momento in cui tali dotazioni saranno fisicamente necessarie, significa che episodi del genere si saranno già verificati. Ed è quello che dovremmo evitare.
Poi, per carità, ci sarà sempre chi esagera, chi aggredisce, chi delinque. Purtroppo è così, e chi è deputato a tutelare la sicurezza di tutti deve essere messo nelle condizioni di poterlo fare al meglio. Ma questo è l’aspetto “facile” della questione. Ben più difficile è invece trovare le soluzioni giuste per incidere positivamente sull’educazione e quindi sui comportamenti delle persone.
“Se la violenza in città, che sta registrando una preoccupante escalation, viene derubricata dalla nuova Sindaca ad un problema di comunicazione ed educazione, temo purtroppo che per i piacentini si prospettino tempi ancora più difficili e preoccupanti per il livello della propria sicurezza. E’ imbarazzante sentire come, a seguito di ogni evento criminoso, il primo cittadino non trovi altre parole da esprimere se non quelle di sorpresa, non rendendosi conto che proprio questo atteggiamento spaesato e di mancanza di iniziativa dimostri solo una preoccupante indifferenza e il grave lassismo su un tema così delicato, confermato in primis dai provvedimenti assunti in questi mesi, che ho già contestato più volte – a partire dalla chiusura del nucleo di polizia del centro storico – e dalla gestione improvvisata della Polizia Locale, che sta creando malcontento nel corpo e difficoltà ad operare agli agenti, alle cui legittime richieste di dotazioni concrete ed efficaci per operare in sicurezza sulle strade si risponde con commissioni d’inchiesta e campagne educative campate per aria. Non basta esprimere solidarietà, magari a scoppio ritardato e con visite a tarda ora, agli agenti vittime sempre più spesso di gravi episodi di violenza, ma occorre metterli nelle migliori condizioni per operare, senza ricadere nel permissivismo della sinistra che tanti danni ha creato in Italia e sta tornando a creare a Piacenza, una città che in pochi mesi è ripiombata in una condizione di mancanza di controllo, aprendosi così ad episodi di criminalità che sono ormai all’ordine del giorno e ad una situazione di generale degrado e insicurezza.”
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