Piazza Cittadella, Fratelli d’Italia: “Tra omissioni, dinieghi e prevaricazioni, chi paga sono i cittadini”

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“Ciò che sta accadendo nell’ambito della pratica Piazza Cittadella è a dir poco allarmante: non si tratta più di scelte politiche o di schieramento politico ma di buon senso e correttezza. Due caratteristiche che mancano completamente nella gestione della pratica in parola”. Così in una nota i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia: Nicola Domeneghetti, Sara Soresi e Gloria Zanardi.

La nota di Fratelli d’Italia

Stiamo assistendo impotenti a reiterati episodi di omissione, dinieghi e prevaricazioni da parte di chi amministra (o meglio, governa!) la città, nella speranza – e nell’attesa – che qualche organo di grado superiore possa quanto meno valutare ciò che sta avvenendo.

Ormai tutti conoscono ciò che è accaduto in merito alla pratica Piazza Cittadella: il ritardato pagamento dei canoni da parte del concessionario, l’aumento delle tariffe per i cittadini, la falsità della fideiussione, l’omessa presentazione di una nuova fideiussione così come la mancanza delle garanzie bancarie che, da contratto, avrebbero dovuto essere inviate entro il 20 gennaio.

Ad oggi, il concessionario risulta totalmente inadempiente su tre punti del contratto: manca la fideiussione a garanzia del minimo garantito, manca la bancabilità, non è stata adeguata la polizza fideiussoria a garanzia della completa e corretta esecuzione dell’opera.

A fronte dell’inadempimento, l’Amministrazione pare però rimanere totalmente inerme mostrandosi, ancora una volta, incomprensibilmente disponibile nei confronti di un concessionario che, in più occasioni, si è dimostrato inadeguato.

Al contrario, l’Amministrazione sta mostrando la sua faccia più arrogante ed intransigente con i consiglieri di minoranza, con atteggiamenti di vera e propria prevaricazione: abbiamo assistito a Consigli Comunali disertati dalla maggioranza, a Commissioni anomale dove – al posto dei Dirigenti – si è presentata il Sindaco.

Al tentativo di far saltare Commissioni ed a quello di farle a “porte chiuse”. Abbiamo preso conoscenza di alcuni documenti dalla stampa, nonostante ne avessimo fatto richiesta (puntualmente negata). Sempre dalla stampa abbiamo appreso dell’esistenza di relazioni destinate anche a noi Consiglieri Comunali ma che mai l’Amministrazione si è degnata di inviarci (nonostante i reiterati solleciti).

Addirittura abbiamo ricevuto il diniego ad un accesso agli atti in cui chiedevamo di conoscere la corrispondenza intercorsa tra Comune e concessionario. Il diniego sarebbe avvenuto per “ragioni di riservatezza”, con tanto di richiamo ad una sentenza del Consiglio di Stato che nulla attiene con il caso di specie.

E pazienza se, invece, poco più di un mese fa la corrispondenza ci era stata inviata (non valeva allora il medesimo principio?).

E pazienza se la sentenza richiamata tratta di un caso di accesso agli atti avente per oggetto dati personali delle famiglie che avevano ricevuto buoni spesa (tematica a dir poco differente rispetto ad una concessione pubblica).

Pazienza, se non fosse che il diniego si conclude addirittura con una (nemmeno tanto) velata minaccia, sottolineando l’obbligo di segreto anche in riferimento al riscontro (cioè al diniego), con tanto di minaccia di azioni penali e civili in caso di violazione. Il tutto, richiamando l’art. 43 T.U.E.L. che, tuttavia, non prevede affatto detta casistica.

E’ passato quasi un anno da quando in Consiglio Comunale abbiamo indossato le magliette con la scritta: “pratica di fretta… decisione sospetta”.

Oggi ne siamo sempre più convinti, con una precisazione: pare che oggi l’Amministrazione tanta fretta non l’abbia più.

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