Com’è cambiata, nel corso dei secoli, la Piazza “Grande” di Piacenza? A documentarlo è stato Giorgio Eremo – con l’ausilio di immagini d’epoca tratte dal volume dallo stesso scritto in argomento – nel corso della conversazione che si è tenuta questa sera al PalabancaEventi (Sala Panini) nell’ambito delle manifestazioni collaterali alla mostra “La Piacenza che era”, prorogata dal popolare Istituto di credito di via Mazzini – visto l’interesse suscitato – fino a domenica 23 gennaio compreso.
Piazza Cavalli è uno dei soggetti più rappresentati nei dipinti e nelle foto d’epoca esposti nel già Palazzo Galli, a cominciare dal quadro designato immagine-mostra, “Piazza dei Cavalli a Piacenza”, di Hippolyte Sebron (1836, collezione Banca di Piacenza), senza dimenticare l’opera di Federico Moja (collezione privata), che ha messo su tela la Piazza nel 1840, con risultati molto apprezzati anche da Vittorio Sgarbi.
«Piazza de’ Cavalli – ha spiegato il relatore, presentato da Valeria Poli – nel tempo è andata arricchendosi di strutture architettoniche che, inevitabilmente, hanno comportato il sacrificio di altre. Ad esempio, già nel XIII secolo, per poter costruire la Basilica di San Francesco e Palazzo Gotico, si procedette a diversi abbattimenti». La stessa cosa è avvenuta negli ultimi decenni del Settecento, quando l’architetto Lotario Tomba eliminò alcune costruzioni medievali – in parte conservate e inglobate nel nuovo edificio – per costruire il Palazzo del Governatore.
«Da ultimo – ha proseguito il dott. Eremo mostrando le relative immagini – nella prima e nella seconda metà del XX secolo, si è proceduto, secondo gli indirizzi dettati dalla politica del “regime fascista”, al completo abbattimento di ben tre lotti, che delimitavano la piazza ad oriente e dove sono sorti i palazzi Ina e Inps. Con le demolizioni del 1° e 2° Lotto furono riportati alla luce preziosi reperti archeologici, ora conservati al Museo Civico».
L’oratore ha quindi riferito notizie e curiosità riguardanti i principali monumenti della Piazza: la chiesa di San Francesco con il suo magnifico portale rinascimentale; il torrazzo di San Francesco; la chiese di San Bartolomeo e di Santa Maria, abbattute nel 1281 per far posto a Palazzo Gotico (del quale sono state illustrate le varie trasformazioni, come la costruzione e la successiva eliminazione del balconcino); la Madonna di Piazza (che subì diversi “traslochi”), i Cavalli farnesiani; il Palazzo del Governatore; il Palazzo del Collegio dei Mercanti (dove c’era il Teatro dei Filodrammatici e attuale sede del Comune); il Palazzo del Collegio dei Notai (che fu sede della Banca Popolare Piacentina); la loggetta sulla piazzetta delle Grida, che ritroviamo nel dipinto di Jacques François Carabain (1894, collezione Banca di Piacenza) esposto in mostra.
Appuntamento conclusivo con le manifestazioni collaterali a “La Piacenza che era”, lunedì 24 gennaio (Sala Panini, ore 18), con una conversazione di Giuseppe Romagnoli su “Piacenza popolaresca: piazza Borgo, strä ‘Lvä e centro storico. Vecchie osterie e pionieri dell’industria”.
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