Chiama a sé un anziano tifoso che voleva scattarsi un selfie col cellulare, ma il signore in questione ha difficoltà a raggiungerlo a causa della folla e non riesce a scattare la foto: “Aspetti, non si allontani, non è riuscito a scattare, torni qui. Deve premere il pulsante rosso. Ecco fatto”. Il tutto, come detto, nonostante una calca caotica e pressante. Questo è Simone Inzaghi. Uno straordinario biglietto da visita per la nostra Piacenza. E non solo perché ha appena vinto uno scudetto con la sua Inter, ma anche perché è un volto positivo, una persona semplice, una figura sempre più rara nel calcio di oggi.
E quando Piacenza ha espresso il desiderio di abbracciarlo per lo straordinario successo sportivo appena ottenuto, Simone non ha avuto dubbi. E questa mattina a Palazzo Gotico ha ricevuto l’abbraccio che merita. Ne hanno approfittato i giornalisti delle testate sportive nazionali, qualcuno gli chiede del suo futuro e lui replica che il campionato non è ancora finito.
“Chiaramente ricevere un premio nella mia città, dove sono nato e cresciuto è un motivo di grande orgoglio. Quindi ringrazio la sindaca, tutta Piacenza. È un premio che mi orgoglisce tanto e devo essere sincero, in questi tre anni all’Inter mi sono riavvicinato a Piacenza, soprattutto a papà e mamma, ma sono tornato molto più spesso a vedere anche i miei amici d’infanzia, è una cosa insomma che mi fa piacere e che mi ha aiutato anche molto“.
“Ho visto qua fuori tanti amici con cui sono cresciuto da bambino, ripenso all’inizio nel San Nicolò, un paese a 5 km da Piacenza, ho iniziato lì le giovanili insieme a mio fratello, abbiamo fatto tutto il percorso fino a giocare nel Piacenza, poi con tantissimo impegno, voglia e sacrificio abbiamo coronato il sogno della nostra vita che era quello di diventare calciatori“.
“Chiaramente insomma si avevano tutti quanti delle qualità importanti però poi non è semplice perché poi il salto nei professionisti a 17 anni non è stato semplice perché i primi due o tre anni in giro nelle varie squadre in Serie C non è stato semplice però nelle difficoltà non ho mai mollato, ho sempre cercato di dare il massimo e poi insomma sono ritornato a Piacenza, a esordire in Serie A, devo ringraziare chiaramente per la carriera da calciatore tutti gli allenatori che ho avuto nel settore giovanile, ma insomma Beppe Materazzi è quello che mi ha dato la possibilità di giocare nel Piacenza con continuità e poi insomma da lì è partita la mia carriera per arrivare a oggi”.
“Beh, insomma, l’ho detto, insomma, dopo il Torino: chiaramente vincere il campionato con cinque giornate d’anticipo è stato meraviglioso. Adesso abbiamo cinque partite di campionato da fare nei migliori dei modi, manca la partita di domenica con la Lazio, poi avremo Verona l’ultima e poi ci incontreremo con la società”.
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