Un’analisi tattica di quello potrebbe essere il gioco del Piacenza calcio di Vincenzo Manzo durante il prossimo campionato
Da quando il nome di Vincenzo Manzo si è avvicinato alla nostra città, è partita la caccia per recuperare più informazioni possibili riguardo all’allenatore che guiderà il Piacenza calcio nella prossima stagione.
Di lui ne parlano tutti un gran bene: ha fatto tanta gavetta tra giovanili e serie D, si fida dei giovani facendoli sempre giocare e la sua filosofia di calcio è molto propositiva. Tutti concetti che fanno scopa con le idee di Simone Di Battista, ed è proprio per questo che si sono ritrovati dopo l’esperienza a Borgosesia.
Però, come spesso succede, tutte queste parole necessitano di prove tangibili. Se sulla gavetta e sui giovani è la storia a parlare, per quanto riguarda la proposta di calcio bisogna obbligatoriamente scavare a fondo per rendere un’idea più precisa.
Durante la conferenza di giovedì mattina, Vincenzo Manzo ha trattato diversi temi: calcio di possesso, palleggio, gioventù, aggressività e grande organizzazione, in uno spartito che dovrà riuscire a coniugare bellezza e risultato.
L’anno scorso a Legnano (serie D, girone B), dopo 27 giornate, era al secondo posto (a -4 dalla prima) con il 4° miglior attacco e la terza miglior difesa. Ma soprattutto, aveva il terzo miglior differenziale tra reti fatte e subite con un solido +13.
Non è un’integralista o fanatico dei moduli, ma è molto deciso a far passare la sua idea di calcio. Riccardo Cocuzza (suo giocatore a Legnano, ndr) ci ha confermato le prime impressioni: “Ogni squadra veniva affrontata in maniera diversa, non era sempre uguale. Alcune volte abbiamo giocato 4-3-3 ed altre 3-5-2. La sua politica è giocare palla a terra, uscire dalla difesa per pescare il play o le mezzali: un calcio ordinato”.
Partendo dalla fase di possesso, possiamo dire che il mister predilige una squadra funzionale che sappia attaccare sia i blocchi bassi che la profondità da palla recuperata. La parola d’ordine è fluidità, sia nelle due fasi che nelle transizioni.
Nella situazione analizzata (sotto) il play viene schermato, quindi la mezzala esce dallo spartito per fornire un’alternativa al possesso disordinando il triangolo di centrocampo. Questo movimento provoca la reazione dell’esterno zona palla che entra dentro al campo per ricevere nel mezzo spazio. Sulla pared (sponda, ndr) tra mezzala ed esterno, il terzino prende il tempo al proprio marcatore e guadagna lo spazio dietro alla difesa avversaria.
In quest’altro caso invece, la volontà di aggredire il campo lungo nasce dalla transizione dopo una palla recuperata.
Il terzino è abile a leggere la distanza tra i reparti e con un tocco morbido riesce a pescare la punta. Le mezzala destra, dopo aver fornito una traccia sul corto, cambia direzione di corsa e si butta nello spazio libero. Il controllo di palla dell’attaccante è il trigger per azionare i movimenti.
C’è anche una terza possibilità gradita da mister Manzo. Quando non si verifica la possibilità di andare profondi “in 3 passaggi”, si può lavorare con il palleggio.
In questa clip i passaggi sono propedeutici per due motivi: riordinare la squadra e cercare il terzo uomo per una ricezione dinamica.
In mancanza della profondità immediata si deve creare una ricezione in movimento, che permetta di attaccare lo spazio libero con il corpo rivolto verso la porta.
In questo caso il materiale reperito non permette un’analisi completa ma solo lo studio di alcune situazioni.
Le dichiarazioni di Cocuzza ci parlano ancora di grande duttilità: “Alcune volte uscivamo in pressing ultra offensivo con le punte, mentre in altre occasioni aspettavamo”.
Qua sotto il Legnano si dispone in 40 metri con un 4-1-4-1 estremamente ordinato e compatto. Questo schieramento permette un’immediata aggressione sia in caso di lancio verso le punte, che di giro palla difensivo.
Inoltre, Manzo esaspera molto spesso le situazioni difensive sulle rimesse laterali portando fino a 6 uomini in zona palla. C’è la netta volontà di restringere il campo agli avversari, lasciando il lato debole quasi completamente vuoto.
Alcune tra le cose più interessanti viste in video sono le preparazioni delle rimesse laterali e dei calci piazzati, sia a favore che contro.
Partendo dalla fase difensiva, si deve citare la marcatura a zona.
Manzo non pensa che la zona sia il sistema perfetto, ma è sicuramente quello più efficace per difendere nella propria area di rigore.
Nei vantaggi della zona c’è sicuramente il minor rischio di commettere falli, un’organizzazione indipendente dagli avversari e la possibilità di evitare i blocchi. Inoltre, tramite la corretta valutazione delle traiettorie si può difendere efficacemente contro avversari più alti e più forti fisicamente.
Però, a differenza di una marcatura a uomo, la zona ha un lungo processo di apprendimento e necessita tanto allenamento per eseguirla alla perfezione. Soprattutto nelle scalate da palla giocata dietro, e nella concentrazione totale dell’organico.
Una soluzione adottata sugli angoli a favore è quella di due blocchi da tre giocatori, lasciando l’area piccola completamente vuota. Questo permette, contro una zona mista (in foto), di creare lo spazio da attaccare a più ondate. I giocatori arrivano in corsa ed hanno ottime chance di trovare l’impatto con la palla rispetto ad una partenza statica.
Inoltre, è importante sottolineare la quantità di saltatori: 6. Ovvero, più di metà squadra nell’area avversaria.
L’ultima preziosa risorsa analizzata è la rimessa in gioco con le mani. Senza scomodare Sarri ed i suoi 33 schemi, ecco una soluzione adoperata da Vincenzo Manzo nella scorsa annata.
Ovviamente la speranza è quella di vedere un Piacenza calcio pimpante e veloce fin da subito, ma questo processo avrà bisogno di tempo e pazienza.
Al tifo sarà richiesto un importante dose di supporto e sopportazione (nel caso più nefasto), perché tutte le cose nuove portano con sé grande entusiasmo ma anche la stessa quantità di dubbi.
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