“L’ospedale nuovo di Piacenza deve rimanere pubblico e in via Taverna”. Il comitato Salviamolospedale torna a rivendicare le proprie posizioni, ovvero contrarietà al nuovo ospedale e riqualificazione di quello attuale. E rilancia con una petizione avviata online.
“Questa iniziativa nasce poiché i cittadini di Piacenza e Provincia sono totalmente disinformati sulla costruzione del nuovo ospedale. In particolare: che è possibile ampliare i fabbricati esistenti in via Taverna utilizzando la somma di €135 milioni del finanziamento pubblico. Il tutto senza ricorrere all’intervento sciagurato di un privato attraverso la procedura del partenariato Pubblico/privato. A tal proposito ricordiamo che l’AUSL ha dato avviso per la manifestazione d’interesse da parte di soggetti interessati a tale operazione senza aver rivisto il progetto di fattibilità. Progetto che risale al mese di luglio 2023, quando non si era ancora previsto l’intervento del privato”. Lo spiega il referente Augusto Ridella che parla di opera scientifica di disinformazione.
“La verità è che non si fa un nuovo ospedale, si fa una nuova costruzione. Perché nei nuovi edifici verranno trasferiti gli stessi servizi che vengono offerti oggi dall’ospedale di Via Taverna, cosa si intende? Che ci saranno poco più, qualche decina in più di posti letto, un paio di sale operatorie in più, ma non ci sono nuovi reparti, nuove specializzazioni, non c’è un centro di ricerca. E’ un ospedale di sostituzione, come dice il progetto di fattibilità”.
“Secondo: si è detto fin dall’inizio che il fabbricato nuovo veniva finanziato con soldi pubblici. Poi improvvisamente si è detto che mancano 95 milioni: non è vero neanche questo, perché di milioni ne mancano 160. Ma si è detto, “li abbiamo trovati i 160 milioni”, come se avessimo vinto la lotteria: attraverso l’operazione di partenariato pubblico-privato. L’edilizia sanitaria deve essere finanziata dallo Stato. Nel nostro caso, adesso si è già fatto l’avviso per la ricerca di un soggetto che si candida a fare questa operazione, il quale ci dovrebbe mettere 160 milioni. E a fronte dei 160 milioni che gli devono essere rimborsati, gli si concederà per 20 o 30 anni, non lo sappiamo ancora, una serie di servizi solitamente legati ad appalti come manutenzione, pulizie, servizio di ristorazione, per cui noi saremo legati a questo soggetto per 20 o 30 anni”.
“Ma c’è di più, come rimborsiamo i 160 milioni? Non c’è nessun flusso in un ospedale, perché l’ospedale riceve dalle Regioni il finanziamento in base a dei parametri molto rigidi come popolazione e ricoveri. Se io devo restituire i 160 milioni devo sottrarli dalla spesa corrente, il che significa che l’Ausl di Piacenza andrà in deficit per 20 o 30 anni. Perché i 160 milioni raddoppiano con gli interessi e questi denari li dobbiamo sottrarre dalla spesa corrente”.
“Il che vuol dire che, non dico che non pagheremo gli stipendi, ma non andremo ad aggiornare le apparecchiature: oggi non si usa più il bisturi, attenzione, si usano i robot che costano milioni di euro e quella potrebbe essere spesa corrente, e noi non avremo questa possibilità. Inoltre, come detto, rimarremo legati a questo soggetto per 20 o 30 anni. Il che vuol dire che se domani le pulizie non vengono fatte bene, la manutenzione non viene fatta, i pasti non vanno bene noi, comunque, ce lo dobbiamo tenere”.
“Abbiamo un ospedale che viene definito vecchio, ma vecchio non è perché il polichirurgico ha 30 anni, il pronto soccorso ne ha 6 e tutti gli altri reparti sono stati ristrutturati”.
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