Un consiglio comunale caratterizzato da un episodio anomalo, quello andato in scena ieri a palazzo Mercanti. Consiglio nel quale si è discusso del bilancio di previsione 2023. Un’assemblea accesa ma rimasta nei ranghi, almeno fino a quando la giunta si è trovata a dover rispondere a tre ordini del giorno presentati da Fratelli d’Italia. E nessuno della giunta lo ha fatto.
“Abbiamo presentato tre ordini del giorno del tutto ragionevoli e condivisibili: uno, dedicato all’accorpamento degli uffici comunali (Zanardi), uno in cui si chiedeva la predisposizione di più eco-compattatori, al fine di incentivare la raccolta differenziata (Soresi) ed uno volto alla riqualificazione del Parcheggio Cheope (Domeneghetti)”, spiegano gli esponenti di FdI.
“Tutti e tre bocciati, senza alcuna motivazione da parte di Sindaco e/o Assessori competenti, come di prassi avviene. Il motivo? Una mera ritorsione alle nostre azioni di protesta, motivate da promesse elettorali non mantenute”.
In effetti la stessa Katia Tarasconi ha fatto riferimento all’atteggiamento, a suo dire irrispettoso, mantenuto dal gruppo consiliare di Domeneghetti, Zanardi e Soresi i quali, nel corso della seduta del 28 febbraio si erano presentati con una t-shirt rappresentante Pinocchio per poi esporre uno striscione con la scritta “Vergogna”.
“In modo rispettoso abbiamo ascoltato tutto ciò che avete detto, ma il tema è una questione di rispetto che deve essere un’autostrada a due corsie. Ci siamo sentiti non rispettati quando in quest’aula siete arrivati con magliette e striscione. Daremo tutte le risposte a tutti i vostri quesiti, è una questione che deve essere reciproca. Il rispetto deve essere reciproco. E’ stata una protesta silenziosa“.
“Io non tiro le fila di burattini, non comando nessuno, è stata una decisione della giunta che si è sentita non rispettata. Una decisione che condivido. Le t-shirt con Pinocchio, gli striscioni, capisco che possono far parte della politica, ma fatele fuori da quest’aula, non in quest’aula“.
Una protesta, dicono i consiglieri di FdI: “Ovviamente, sulle spalle dei cittadini, perché quegli ordini del giorno erano frutto – ovviamente – di istanze e segnalazioni dei piacentini”.
“Una maggioranza raffazzonata e sgangherata, più dedita al ludico che agli atti, pensa di sfuggire dalle proprie responsabilità con il silenzio che, tutto sommato, è l’unica cosa che può fare, avendo tradito le promesse annunciate durante la campagna elettorale. A tacere del fatto che questa maggioranza, è diventata talmente silenziosa, che – anche la sindachessa – ha rinunciato al caffè con i cittadini perché non sapeva più cosa dire loro, evitando così le tante rimostranze che, anche ad essere orgogliosamente occultate, sono note in città e anche al di fuori di essa”.
“In ogni caso, si può sempre scegliere tra il confronto civile e le barricate. Noi siamo disposti al primo, ma certo non ci fanno paura le seconde. Auguri sindachessa e pesci d’oro (e sott’olio)”.
La decisione della giunta è stata criticata pesantemente da tutta l’opposizione di centrodestra. Ovviamente. Ma anche la minoranza di sinistra, ovvero Alternativa per Piacenza, di Cugini e Rabuffi, ha usato toni molto duri.
Ieri in consiglio comunale, durante la prosecuzione della discussione sul bilancio, era il momento della presentazione degli ordini del giorno. Si tratta di proposte e orientamenti che coloro che sono stati votati dai cittadini hanno il diritto (se non il dovere) di presentare all’amministrazione. Altra cosa sono gli emendamenti, che, attraverso una necessaria lettura dei documenti, vengono fatti per migliorare, secondo le proprie visioni, la proposta di delibera. Purtroppo, ancora una volta, nelle parole e ancor più nei fatti, si è avuta la prova che questa maggioranza vede la discussione ed il consiglio comunale come perdita di tempo fastidiosa. Un intralcio.
Certamente, per chi crede nella democrazia e negli strumenti con cui esercitarla (il consiglio comunale, con i suoi lavori, è certamente il principale), quella di ieri è stata una delle più brutte pagine della nostra comunità. Con “la donna sola al comando” che, insieme ai consiglieri di maggioranza, si permette di stravolgere le regole democratiche giustificando silenzi e contraddizioni manifeste con la protervia e permalosità di un potere che non vuole essere contestato. Comportamenti molto pericolosi che ci ricordano situazioni passate che non solo non ci piacciono, ma che combattere è uno dei doveri politici che ci competono.
Da ieri, il concetto “non disturbate il manovratore” o quello più elementare espresso magnificamente dal Marchese del Grillo, con quel “io sò io e voi non siete un c….” ci sembrano drammaticamente il segno distintivo di questa Amministrazione.
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