Pubblico delle grandi occasioni al PalabancaEventi per la presentazione dell’ultima fatica editoriale del giornalista e docente universitario Paolo Del Debbio (“Il filo dell’aquilone”, Edizione Mondadori), con Sala Panini e Sala Verdi (videocollegata) gremite. Il conduttore del programma di Rete 4 “Dritto e rovescio” (ospite della Banca di Piacenza) ha spiegato – sollecitato dalle domande dell’avv. Antonino Coppolino, che ha condotto la serata definendo il libro «molto coinvolgente» – le motivazioni che lo hanno portato, da saggista, alla decisione di scrivere il suo primo romanzo. «Erano quasi vent’anni che ci pensavo – ha spiegato il prof. Del Debbio – ma tra scrivere saggi e scrivere romanzi c’è una bella differenza. Ho sempre avuto in mente la prima frase con cui iniziare. Poi qualche anno fa, un pomeriggio d’inverno, mi è venuta in mente la storia da raccontare, diversa da quella che avevo pensato in origine: ho preso coraggio e ho accettato questa sfida scrivendolo l’estate successiva». Il libro parla della della vita di Astorre Cantacci, un bambino abbandonato alla nascita che diventa uomo e che fin dall’infanzia cerca continuamente la libertà, «ma sente che in tutte le cose che fa non riesce ad esprimere completamente se stesso e quindi la sua libertà, due aspetti che coincidono». Astorre compie scelte di diverso tipo, come quella di laurearsi in Giurisprudenza e lavorare nello studio del padre adottivo, per arrivare a quella di farsi monaco: «Ma anche qui non va tutto liscio, anche lì la libertà non la trova e ha difficoltà a riallacciare i fili di questa sua vita». E a proposito di fili, arriviamo al titolo del libro: «Ognuno di noi – ha osservato lo scrittore – vuole far volare il suo aquilone, che è poi la sua vita, ma l’aquilone vola se c’è qualcuno a terra che lo tiene. E la nostra ricerca di un punto di aggancio del filo del nostro “aquilone” non è semplice e non può mai dirsi conclusa una volta per tutte. C’è un processo interiore ed esteriore che mettiamo in campo per cercare di far volare l’aquilone della nostra vita con l’obiettivo di cercare di diventare ciò che si è, perché essere se stessi vuol dire conquistare la libertà».
Il prof. Del Debbio (che sta scrivendo il seguito del romanzo che dovrebbe intitolarsi “L’aquilone che volò senza filo”) all’inizio del suo intervento ha voluto ricordare la figura del compianto presidente Corrado Sforza Fogliani: «Un signore, un liberale sia nelle idee che nei modi di fare, di quelli che non è abituale incontrare».
Agli intervenuti, con precedenza ai primi Soci prenotati e ai primi Clienti prenotati, è stata riservata copia del volume. Al termine l’Autore – che ha ricevuto in dono dall’avv. Coppolino la Medaglia della Banca – si è volentieri prestato al rito del firma-copia.
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