Riceviamo e pubblichiamo la nota dei Panificatori Piacentini.
“Ci sentiamo ancora una volta di dover intervenire sperando che la Coldiretti smetta di incolpare noi panificatori per un aumento del prezzo considerevole passando dal grano al pane – spiega il Presidente dell’Associazione dei Panificatori della Città e Provincia di Piacenza, Alberto Sala – soprattutto dopo aver letto un articolo nei giorni scorsi, riproposto sotto un altro titolo e accentua ancora una volta che il prezzo aumenta fino a quindici volte”.
“Ho riflettuto molto su come intervenire a difesa dei Panificatori Piacentini, e sono giunto ha due conclusioni, la prima è che Coldiretti la smetta di colpevolizzare una categoria che non ha nessuna colpa sul prezzo così basso del grano, e prima di fare certe affermazioni scrivendo articoli non corretti si informi bene del motivo che porta a degli aumenti cosi considerevoli, anche perche noi usiamo la farina che e’ derivata da un processo di trasformazione del grano ,e se devono attaccare qualcuno per il prezzo del grano che attacchino che lo traforma o lo compra per poi rivendere a chi lo utilizza per altri scopi alimentari”.
“Secondo è che sia giusto spiegare ai consumatori quello che è stato scritto attaccando ingiustamente la categoria che con onore rappresento”.
“Fare il pane può sembrare molto facile, come sottolineato nell’articolo un po’ di farina, acqua, sale e il gioco e’ fatto, e via tutto in forno. In realtà non è così – prosegue Sala – è necessario sapere certe cose, per esempio, che per fare un chilo di pane comune (pane di pasta dura), occorrono 750 gr farina visto che il calo a fine cottura e’ del 10/12%, che noi non compriamo grano, ma farina, dunque la speculazione non è fatta da noi panificatori che siamo schiavi di un mercato SEMPRE PIU’ instabile sul prezzo della farina, ma da tutta la filiera che c’e’ precedentemente alla nostra e che la farina ormai sul costo del pane incide per ben poco attorno al 10/15% della produzione, e dunque la variabilità del prezzo del grano non determina il diverso prezzo del pane per singola città (come scritto nell’articolo), il prezzo e’ dato dalla variabilità delle tipologie di pane che sono cose ben distinte e diverse”.
“Le spese e i conti che un attività di panificazione oggi incontra sono molteplici – spiega meglio il Presidente Sala – basti pensare alle norme igienico sanitarie a cui si deve sottostare, il costo del personale che e’ elevatissimo visto gli orari notturni, il costo di attrezzature o singoli attrezzi che nel nostro settore sono alti, ecc… e poi i consumatori al giorno d’oggi chiedono pani elaborati (cereali, kamut, chia, ecc.. in cui sono previste un insieme di farine che noi panificatori andiamo a pagare ben più di 15 volte del prezzo del grano), dunque su certi pani come si può capire il prezzo e’ ben più alto”.
“Sicuramente se il costo del grano e’ cosi basso nel passaggio campo, (prodotto finito pane in tavola degli italiani), l’aumento che subisce come indicato dall’articolo, non è dovuto dai panificatori, ma dalla filiera che lo precede, dove noi ci troviamo a fare i salti mortali, per tenere in piedi le nostre aziende (basti a pensare che tutti gli anni chiudono dei panifici) e certo non ci arricchiamo mettendo in difficoltà gli agricoltori”. Concludo dicendo che a mio avviso il costo del pane di media, come dice l’articolo, sui 3,1 al kg e’ molto basso, (dovrebbe essere almeno il doppio), basti a pensare solo al lavoro di produzione che c’è dietro ad ogni panino che portiamo sulle vostre tavole per rendersene conto.
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