Da novembre ad oggi, circa 50 persone hanno chiesto di poter essere sottoposti alla chirurgia bariatrica, mentre sono 884 i pazienti in carico all’Ausl per problemi legati all’obesità. Sono i dati resi noti dall’Ausl in vista dell’Obesity Day, che ricorre il 4 marzo: una giornata di sensibilizzazione per la prevenzione e la lotta all’obesità.
L’obesità è uno dei principali problemi di salute pubblica spesso legata a stili di vita scorretti; una perdita di peso anche modesta comporta un grande beneficio in termini di salute. Si tratta infatti di una condizione ampiamente prevenibile e modificabile, attraverso l’adozione di una equilibrata alimentazione associata a moderata attività fisica.
Giorgio Chiaranda, responsabile Medicina dello sport e dell’esercizio fisico e della Promozione della salute, ha aperto proprio con questo tema la presentazione di oggi dell’Obesity Day 2022: “Nei paesi avanzati l’obesità si porta sulle spalle l’8% della spesa sanitaria complessiva, determina un calo del Prodotto Interno Lordo e diminuisce l’aspettativa di vita. Un problema sanitario, economico e sociale, se consideriamo quanto i ragazzi obesi patiscono la propria condizione. Un adulto su 10 soffre del problema, ma il 30% fra gli adulti è in sovrappeso. Il dato si fa più allarmante spostandoci sul fronte infantile. La sfida è quindi volta al futuro: riusciremo, in chiave preventiva, a invertire la rotta? Sono tante, in questo senso, le iniziative in essere: più di 30 le scuole coinvolte in progetti relativi alla promozione della salute, vari i servizi ambulatoriali – destinati a essere rafforzati – che prendono in carico i bambini obesi, altri ancora gli spazi dedicati agli adulti affetti da grave obesità”.
Un problema nazionale e quindi, ovviamente, anche piacentino. Roberto Sacchetti, pediatra e segretario della Fimp Piacenza , vanta un punto d’osservazione privilegiato: “Noi pediatri abbiamo la grande opportunità di vedere il problema affiorare, nascere. E quindi possiamo intervenire tempestivamente. Con l’Azienda Usl abbiamo scelto di iniziare a monitorare i bambini a partire dagli otto anni, valutando i fattori di rischio. L’obesità, del resto, è una questione di più situazioni, soprattutto l’alimentazione (no alle bevande zuccherate, agli snack fuori pasto o alle colazioni incomplete o mal bilanciate) e l’attività fisica (almeno un’ora al giorno). Il 2018/19 è stato l’anno in cui è iniziato questo tipo di osservazione. La risposta è stata positiva, ma oggi, come curanti, stiamo lavorando con l’Ausl per creare figure che possano aiutare noi e la famiglia a gestire al meglio il bambino”.
La dottoressa Sara Riboni e il dottor Giuseppe Cannalire, Pediatria e Neonatologia dell’ospedale di Piacenza, hanno aggiunto qualche dato: “Vediamo 120/130 bambini all’anno – osserva Riboni. Tuttavia, contiamo anche molte visite mancate, cioè soggetti che all’ultimo non si recano all’appuntamento. Spesso i bambini sovrappeso sono accompagnati da genitori sovrappeso, fattore che complica ulteriormente la situazione perché il tutto prende una piega fatalista”. “Se noi pensiamo di poter intervenire su bambini di 7 anni che pesano già 60 chili – prosegue Riboni –, forse siamo già in ritardo. Serve intervenire su comportamenti già presenti fin dallo svezzamento. Atteggiamenti indotti dai genitori su cui si potrebbe lavorare quando la patologia non è ancora presente”.
Un monito per le famiglie, quindi: non sottovalutate i segnali d’allarme. Una parola anche dal dottor Cannalire: “Importante l’attività fisica, sia esso puro sport o anche solo movimento, una camminata”.
E gli adulti? Jessica Rolla, medico nutrizionista responsabile dell’ambulatorio DCA/Malattie metaboliche: “Più di 800 i pazienti presi in carico negli anni, in seguito non tutti operati. Ci occupiamo di pazienti dai 18 anni in su, e il numero, dall’inizio della pandemia, è cresciuto. Anche per gli adulti l’intervento deve essere multidisciplinare e il più possibile tempestivo. Il problema centrale, in genere, è il mantenimento, nel tempo, del peso corretto”.
L’ultima parola al chirurgo Andrea Romboli: “Il percorso bariatrico è un percorso che troppo spesso non viene vissuto come tale dal paziente. La chirurgia metabolica, infatti, non è una chirurgia pronto uso. Affinché la perdita di peso ottenuta chirurgicamente ridisegni a lungo termine il profilo del paziente, quest’ultimo deve essere consapevole di ciò che sta per affrontare, orientato a uno stile di vita sano e capace di correre una maratona, non uno sprint”.
“L’obesità è una patologia che si combatte in particolare con la prevenzione”, spiega Giacomo Biasucci, direttore del reparto di Pediatria e Neonatologia. “L’età pediatrica ha un ruolo cruciale in questo perché la maggior parte di coloro che arrivano all’adolescenza con obesità, resta con obesità anche in età adulta”.
L’obesità infantile è una delle più importanti sfide per le conseguenze che comporta, quali rischio di diabete di tipo 2, asma, problemi muscolo-scheletrici, futuri problemi cardiovascolari, problemi psicologici e sociali. Se pensi che tuo figlio ne soffra, rivolgiti al pediatra, punto di riferimento per la salute dei più piccoli.
Per la mattina del 4 marzo l’Ausl di Piacenza organizza colloqui informativi gratuiti dedicati a persone adulte con obesità con i professionisti sanitari dell’ambulatorio DCA/Malattie metaboliche e della Chirurgia bariatrica. È obbligatoria la prenotazione.
Per prenotare un colloquio informativo:
– è possibile chiamare il numero 0523.302037 dalle ore 8.30 alle 15.30
– scrivere a comunicazione@ausl.pc.it indicando nome e cognome e numero di telefono e la fascia oraria di preferenza per il colloquio (dalle 9 alle 12). La persona sarà poi richiamata da un operatore Ausl per la comunicazione dell’appuntamento.
I colloqui si svolgono venerdì 4 marzo, dalle ore 9 alle 12, in ospedale a Piacenza – Edificio 1 A, Nucleo antico, secondo piano (ambulatorio DCA/Malattie metaboliche)
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