Attualità

Nuovo ospedale, il comitato contrario: “Diminuiti i contributi pubblici e ora si conta sui privati, ma certe opere non si costruiscono sulle scommesse”

“La    regione   Emilia-   Romagna   rispetto   al   2021 diminuisce di 91.192.288,006 euro il contributo pubblico. Di contro scommette sull’interesse dei privati ad investire 160.330.693,06 (PPP). Si arriva così ai 296.000.000,00 comunicati dalla Regione. L’intervento dei privati, attraverso, un’operazione di partenariato pubblico e privato è denso di insidie“. Lo comunica il comitato Salviamolospedale in una nota.

LA NOTA DEL COMITATO

Il partenariato pubblico e privato previsto nel codice dei contratti definito “finanza di progetto” nonché dall’art.174 e seguenti del D.lgs n.36/2023 è un fenomeno complesso che in ogni caso e ch in ogni caso è eccessivamente oneroso per la costruzione di un Ospedale.

L’eventuale somma di €160 milioni messi a disposizione dall’investitore privato comporterà la gestione da parte dello stesso, di una serie di servizi che dovrebbero generare i flussi di cassa necessari per ripianare il debito contratto, oltre ai costi dei servizi erogati (energia elettrica, manutenzione, parcheggi, pulizie) e remunerare gli azionisti. In altre parole l’ASL dovrebbe ogni anno per almeno 20 anni sottrarre dalla spesa corrente decine di milioni.

Il project Financing (finanza a progetto) è stato introdotto da tempo con la c.d. Legge Merloni ma nel settore ospedaliero ha causato solo sciagure.

Un esempio per tutti è l’ospedale di Mestre in Veneto inaugurato nel 2008. Le imprese che si erano aggiudicate il contratto Project Financing (siamo nel 2004) avevano messo 120 milioni, gli altri 130 milioni li aveva messi la Regione Veneto. Il canone annuale era però pari a 72milioni e pertanto comportava una spesa, per la durata per della concessione di 24 anni, di 1 miliardo e 728 milioni. Il Governatore Zaia, dopo un lungo contenzioso con le imprese è riuscito ad ottenere “bontà sua” uno sconto del 10%.

Sempre in Veneto si è ricorso a tale strumento per l’Ospedale di Castelfranco Veneto e anche in questo caso il canone è molto rilevante.

Il problema grave è soprattutto dovuto alla totale sottomissione dell’Ente ospedaliero alle condizioni stabilite nel contratto per una durata di oltre 20 anni (se va bene). In altre parole l’ASL è obbligata ad avvalersi dei servizi non medicali (pulizie, energia, mensa, manutenzione) senza poter reperire sul mercato le imprese ed il

servizio al miglior prezzo. Tutto ciò comporta che l’Asl è costretta a sottrarre dalla spesa corrente, necessaria per le prestazioni sanitarie, l’importo dei canoni che fanno la felicità degli investitori privati. Siamo alla follia. Con tale operazione la nostra ASL avrà un bilancio sempre in perdita per non dire altro.

CI SONO I SOLDI PER FARE UN NUOVO OSPEDALE IN VIA TAVERNA

L’analisi SWOT in base quale i progettisti (Studio Policreo) hanno scartato l’ipotesi dell’ampliamento dell’attuale nosocomio a pagina 46 della relazione di sintesi alla voce vincoli e criticità afferma:

“l’insediamento dell’intero plesso ospedaliero ha esaurito la possibile espansione delle strutture dei blocchi di fabbrica e delle corrispondenti capacità di sosta sia a breve che di lungo periodo”

In base alle ipotesi elaborate dal nostro Comitato è possibile ampliare il Polichirurgico di una superficie pari a 43.500 mq. a fronte dell’attuale di 46.854. (46.854 + 43.500 = 90.354) IL TUTTO CON UN COSTO che può essere finanziato con le sole risorse statali rimaste (€135.807.711,04) senza ricorrere all’intervento del privato.

La superficie complessiva dell’ospedale, da riorganizzare salirebbe così a 145.495 mq.

Il nuovo ospedale prevede una superficie di 114.986 mq. (relazione di sintesi pag. 76)

L’attuale Polichirurgico ospita il 70% dei posti letto dell’intero nosocomio.

Intervenire nell’attuale complesso significa evitare la privatizzazione e la cementificazione di 272.000 mq. di territorio agricolo (pari a ca. 40 campi da calcio come quello del Piacenza)

I PARCHEGGI

AREA ex Acna Secondo i calcoli elaborati dal nostro Comitato può ospitare da 800 a 1000 posti auto.

Attraverso vi Cantarana e via Astorri, attraversando via Campagna si giunge facilmente all’interno dell’ospedale.

Dedicando questo parcheggio ai visitatori esterni si può destinare quello in via XXI Aprile esclusivamente al personale dipendente dell’Ospedale.

Su quest’ultimo e possibile verificare l’ipotesi di un parcheggio multipiano.

Altre aree recuperabili nell’intorno sono via Anguissola e l’ex Cral nell’Arsenale a barriera Torino.

LA SANITA’ DEL FUTURO

In termini di offerta sanitaria il nuovo ospedale si configura come mera sostituzione dell’esistente e non aggiunge alcuna nuova specializzazione.

La rete ospedaliera di Piacenza è costituita da: ospedale generale di Piacenza, Castel San Giovanni, Fiorenzuola d’arte, Bobbio.

Il piano di organizzazione sviluppo della sanità di Piacenza presentato nella conferenza sociosanitaria della provincia di Piacenza del 16 Marzo 2017 afferma:

“l’obiettivo principale della riorganizzazione proposta è quello di assicurare la popolazione della provincia il mantenimento dei quattro ospedali….. La proposta è quello di rendere i quattro ospedali in rete perfettamente complementari.”

Non dimentichiamo che nel raggio di 50 70 km ci sono gli ospedali universitari di Pavia Parma e Milano.

Da quando si è iniziato a parlare del nuovo ospedale sono intervenuti alcuni fatti emblematici che ricordiamo:

  1. La pandemia del COVID-19 che ha messo in discussione il modello ospedale centrico;
  2. Il PNRR- Missione 6-Sanità ha programmato investimenti su quattro aree di intervento (case della comunità, ospedali di comunità, centrali di coordinamento dell’assistenza domiciliare,

ammodernamento tecnologico e digitalizzazione, Telemedicina) ma non destino un solo euro per i nuovi ospedali per acuti;

  • Il DM 77/2022 detta i parametri per la medicina territoriale e indica fra le misure principali il potenziamento delle cure domiciliari affinché la casa possa diventare il luogo privilegiato dell’assistenza;

(Il problema vero è che per queste misure non sono state stanziate parallelamente risorse per finanziare la spesa corrente e consentire così l’assunzione di medici e infermieri che servono farle funzionare).

L’INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE

Piacenza ha l’indice di vecchiaia più alto della regione 202.7 rispetto a 192,9 della Regione Emilia-Romagna).

Questo dato porta a una trasformazione di una parte della domanda di assistenza” in termini di consumo di servizi sanitari assistiamo a un calo della domanda di ricoveri ospedalieri e un forte incremento, potenzialmente esplosivo nel piano di organizzazione sviluppo della sanità di Piacenza medio periodo dei bisogni legati alla cronicità” (pag.9-Piano di organizzazione e sviluppo della sanità di Piacenza- 16 Marzo 2017).

La vera sfida e quella di far decollare/funzionare la sanita territoriale, evitando la pressione di richieste improprie sull’ospedale, che possono essere drenate da una rete sanitaria funzionante sul territorio ed operare per una interconnessione virtuosa fra ospedale/i e territorio, con uno scambio di personale che arricchisca di competenze ed esperienze senza dicotomie.

L’IMPATTO SULLA CITTA’

Nel programma di mandato presentato dalla sindaca all’atto del suo insediamento si legge l’impegno a promuovere” una città intelligente e circolare che preferisce la pianificazione urbana rigenerativa al consumo di suolo”.

Quale migliore occasione, per immaginare un progetto ambizioso di rigenerazione urbana, che partendo proprio dall’ampliamento/ riorganizzazione dell’attuale ospedale allarghi lo sguardo al vicino

Arsenale e all’ospedale Militare, come aree da individuare per una cucitura fra vecchia e nuova città.

Abbandonare l’attuale nosocomio sottraendo questa attività alla città storica, si va invece nella direzione contraria, con il rischio gravissimo di disegnare un futuro di degrado per l’intero comparto, aggiungendo ai beni esistenti vuoti della nostra città (caserme, chiese ecc.) ulteriori edifici vuoti per i quali si prevedono ipotesi sciagurate, (abbattimento del polichirurgico), o future destinazioni difficilmente realizzabili dal mercato immobiliare.

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