«E’ per me un’emozione essere qui a Piacenza, ospite della Banca a cui il presidente Sforza Fogliani teneva tanto. Martino e Sforza, entrambi mancati nel 2022, erano due grandi liberali, due signori nei modi, nei comportamenti, nei gesti. Soprattutto una caratteristica li accomunava: la capacità di coinvolgere i giovani». Si è aperto nel segno del ricordo il partecipatissimo incontro con il giornalista e conduttore televisivo Nicola Porro, che ha presentato al PalabancaEventi la sua ultima fatica editoriale “Il Padreterno è liberale” (Piemme editore), che ha dedicato alla memoria del compianto economista ed ex ministro Antonio Martino. Il volume è stato illustrato dall’autore in dialogo con Antonino Coppolino, presidente dell’Associazione dei Liberali Piacentini.
Una pubblicazione nata da alcune chiacchierate del vicedirettore de il Giornale con il professore siciliano (che il giornalista conosceva molto bene, essendo stato, nel 1994, suo portavoce quando fu scelto come ministro degli Esteri del primo governo Berlusconi) allo scopo di realizzare un libro-intervista. «L’ultima volta che lo vidi era a casa sua sulla Cassia, sulla poltrona che era di suo nonno e poi di suo padre (Gaetano, personalità di rilievo internazionale: accademico, ministro degli Esteri, presidente del Parlamento europeo) – ha raccontato il conduttore di Quarta Repubblica -. Poche settimane dopo, senza che nessuno potesse immaginarlo, è mancato. Da quegli incontri ne è uscito uno zibaldone liberale che troverete nel libro».
L’illustre ospite ha tratteggiato la figura del prof. Martino (allievo di Milton Friedman), sottolineando la sua profonda allergia per l’invadenza dello Stato. «Non sopportava e combatteva ferocemente – ha spiegato – la mentalità che ritiene sia giusto avere uno Stato che decide cosa sia bene per noi, che ci spiega come ci dobbiamo comportare. Tutti figli, insomma, della cultura keynesiana. Il Nostro ne era convinto: lo Stato socialista che contraddistingue l’Europa non è salvabile». Ed era anche un sostenitore del principio che uno Stato burocratico limita le nostre libertà e ce le toglie un poco alla volta, tanto che non ce ne accorgiamo. «Vi sembra possibile – ha esemplificato Nicola Porro – che a Milano per avere il passaporto ci vogliano 9 mesi? E’ una cosa che limita le mie libertà civili ed è ancor più insopportabile considerando il livello di tassazione che siamo costretti a subire». E l’economista liberale ha sempre combattuto l’aumento della pressione fiscale «che non ha mai risolto nessun problema» e l’aumento esponenziale della spesa pubblica «che non ha mai alimentato una crescita della ricchezza».
«Martino – ha aggiunto il vicedirettore de il Giornale – aveva delle posizioni che restano ancora minoritarie nel nostro Paese, dove pensiamo di risolvere i problemi assumendo in due anni 170mila persone nel settore pubblico, andando a pesare sul debito dei prossimi anni».
Durante il dialogo tra Nicola Porro e Antonino Coppolino una passaggio ha riguardato il titolo del libro. «In un’intervista televisiva – ha spiegato il giornalista – Martino mi disse che il Padreterno è liberale e argomentò così la sua convinzione: “Su questo non si discute. Assolutamente. Il concetto di peccato e quello opposto di virtù hanno senso soltanto se la persona è libera di scegliere l’uno o l’altro. Se costretta a fare peccato non è peccato, perché manca la volontà. Quindi la costruzione religiosa, cattolica e non, è legata alla libertà di scelta. La libertà di scelta è il liberalismo, il padreterno è il più grande liberale della storia”».
Agli intervenuti è stata consegnata, fino ad esaurimento, copia del volume e un’agile pubblicazione edita dalla Banca, a cura di Emanuele Galba. Si tratta della relazione tenuta nel 1990 dal prof. Antonio Martino ad una conferenza che si era tenuta a Piacenza, organizzata dalla Gioventù liberale, sul tema “Noi e il Fisco”. Un testo ancora di grande attualità, che dimostra la grandezza dell’economista siciliano e che perfettamente si sposa con il sottotitolo del libro di Porro: “Antonio Martino e le idee che non muoiono mai”.
Il conduttore di Quarta Repubblica, al termine dell’incontro, si è volentieri prestato al rito del firma-copia e a posare per foto ricordo.
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