Fumata nera dopo l’ultimo incontro fra produttori e industria riguardo l’accordo sul prezzo del pomodoro per il 2023.
Mentre le piantine escono dai vivai per essere messe a dimora nei terreni pronti per la semina, gli agricoltori non hanno la minima idea del prezzo che l’industria pagherà per il loro prodotto.
L’allarme arriva da Coldiretti Emilia Romagna che denuncia come i tempi per la formulazione del prezzo quadro siano stati disattesi.
Gli agricoltori devono già fronteggiare il perdurare di una siccità estrema, unitamente all’aumento dei costi di produzione. Questi ritardi nella sottoscrizione del prezzo quadro per l’anno 2023, rendono ancora più incerta la scelta di seminare questo prodotto.
Il nostro pomodoro – afferma il direttore di Coldiretti Piacenza Roberto Gallizioli – è un prodotto di altissima qualità, con un forte valore in termini economici e occupazionali per il territorio piacentino, secondo solo alla provincia di Foggia per ettari dedicati alla coltura.
Confidiamo che si arrivi al più presto – prosegue Gallizioli – a un’intesa. Un’intesa che premi gli sforzi della parte agricola, da sempre attenta al rispetto di un disciplinare produttivo a favore della salubrità del prodotto e della salute dei consumatori. Per poter procedere con la corretta pianificazione, che già risente purtroppo delle difficoltà climatiche, è doveroso – ribadisce Gallizioli – concordare la giusta remunerazione della materia prima.
A rischio è un settore che in Emilia Romagna produce 2,8 milioni di tonnellate di prodotto su 5,5 milioni di tonnellate a livello nazionale.
L’attuale sistema di contrattazione – denuncia Coldiretti Emilia Romagna– sta dimostrando tutte le sue debolezze. Come ribadiamo ormai da anni occorre una “programmazione produttiva” seria ed efficace sia dalla parte agricola sia dalla parte industriale per la gestione delle superfici e delle quantità prodotte. Una programmazione che deve servire per sottoscrivere un prezzo remunerativo per le aziende agricole e più in generale, anche per le future contrattazioni, per accrescere la competitività dell’intera filiera.
È improrogabile –conclude Coldiretti Emilia Romagna– la creazione di un vero distretto del pomodoro, con il potere di dettare regole e di coordinare le azioni delle associazioni ad essi aderenti, dalla produzione ai trasporti, dalla trasformazione alla grande distribuzione.
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