È recentemente stata pubblicata l’antologia di poesie Realiste Terminali dedicata al ricordo del lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Curata da Beppe Mariano, che ne ha redatto la prefazione, l’opera raccoglie le liriche presentate da dodici poeti Realisti Terminali nello scorso agosto, in occasione dell’anniversario del bombardamento atomico delle due città giapponesi di 76 anni fa.
Nei due incontri a Milano, il 6 agosto presso la Libreria Bocca e il 9 agosto alla Libreria Popolare, l’intero movimento del Realismo Terminale ha voluto ricordare gli eventi dell’estate del 1945, nel mentre che si consumava un imbarazzante silenzio su di essi durante la cerimonia di chiusura delle XXXII olimpiadi a Tokyo e su tutti i media main streem che hanno omesso di ricordare l’anniversario.
I poeti coinvolti, oltre al fondatore del Realismo Terminale, Guido Oldani, e al curatore Beppe Mariano, sono: Marco Bruni, Pino Canta, Igor Costanzo, Tania Di Malta, Izabella Teresa Kostka, Emanuela Gelmini, Annachiara Marangoni, Francesco Sainato, Camilla Sommadossi e Stefano Torre.
L’opera, pubblicata sul sito dell’editore milanese Mursia e lì consultabile integralmente, vuole essere un elemento per indurre una seria riflessione sulla recente storia del mondo, segnata da un affermarsi prepotente di disegni di predominio tali da mettere in secondo piano la dignità stessa degli uomini.
Del resto il movimento letterario del Realismo Terminale è impegnato nel tentativo di lettura del mondo che utilizza un metro ed un linguaggio nuovi, ovvero quelli della similitudine rovesciata, che pone in secondo piano la natura rispetto agli oggetti.
In questa ottica si inserisce il tentativo di mettere a fuoco gli eventi che hanno segnato la storia del secolo scorso e che ancora si riflettono nella contemporaneità. Tra questi certamente le bombe atomiche, che hanno sigillato la fine della seconda guerra mondiale e hanno posto le basi per l’inizio della guerra fredda, sono pietre miliari fondamentali.
Stefano Torre, poeta Realista Terminale e personaggio noto in città per la sua surreale candidatura a sindaco, questa volta usa parole pesanti per raccontarci il senso di questa pubblicazione:
“Le due bombe, che alla Casa Bianca venivano chiamate Il Ciccione e Il Ragazzino, come se gli appellativi scherzosi bastassero a disinnescarne la crudeltà, pesano come macigni non solo perché hanno segnato la storia, ma anche e soprattutto perché sono l’emblema di un certo modo di interpretare il mondo e l’uomo, che si è rafforzato nel corso di tutto il secolo scorso, per poi affermarsi definitivamente ai tempi nostri.
Ed è il camuffamento della prepotenza, travestita da democrazia, imposta con la paura, terrorizzandoci tutti, nell’illusione che perdere progressivamente frammenti di libertà sia nel nostro interesse.
Del resto la guerra fredda, che è seguita alle due bombe, altro non è stato che il trionfo della paura, del terrore di una possibile estinzione dell’umanità ed ha, nei fatti, impedito al mondo intero di progredire verso il futuro facendo nascere nuove idee.”
Hiroshima
(di Stefano Torre)
Il vento di sabbia e di sale graffia via le labbra,
Esplodono gli occhi ai manichini dentro le vetrine
Guardando un cielo di frammenti di vetro.
Vomiti l’uomo che hai dentro.
Il ragazzino si è preso molte vite
Ha aperto l’inferno come un barattolo di latta
Mentre si innalza come fumo
la preghiera a sua santità il Demonio.
6/9 agosto 1945
(di Guido Oldani)
è liquida la gente a Nagasaki,
simile ad un braciere quand’è spento
coi visi come arrosti senza pianto.
nella storia dello sterminio umano
quello fu il peggior male in un secondo
e hiroshima schiattò tre giorni prima;
da lì s’imbastardisce la memoria
e l’intellettuale parli d’altro
o non avrà mai posto nei massmedia,
dove chi c’è di già, fa solo il guitto,
nel mentre lo si usa come sedia.
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