“Napoli 1465: la vendetta del condottiero”. La congiura ordita dal duca di Milano e dal re di Napoli in uno spettacolo di narrazione storica con percorso guidato ideato e condotto da Davide Tansini.
Sabato 31 agosto alle 21.30 a Pizzighettone (cerchia muraria e Piazza D’Armi).
“Napoli 1465: la vendetta del condottiero”, spettacolo di narrazione storica il 31 agosto a Pizzighettone. Informazioni
Telefono: 349 2203693, Facebook napoli1465, e-mail eventi@tansini.it (prenotazione non richiesta; svolgimento anche in caso di maltempo).
1465: la vendetta del condottiero
Un odio implacabile tra due famiglie di condottieri; una lotta feroce per conquistare e mantenere il potere; rancori covati per decenni, che sfociano in un complotto mortale. Proprio una cospirazione di oltre cinque secoli fa diverrà lo spunto per un racconto storico intrigante e coinvolgente: tanti i colpi di scena, così come le relazioni e le somiglianze (anche inattese) con il presente.
È questo il cuore di “Napoli 1465: la vendetta del condottiero”, lo spettacolo di narrazione storica che debutterà la sera di sabato 31 Agosto 2019 (inizio alle ore 21:30).
Politica, passioni, denaro, guerre e tradimenti in una location suggestiva: le sale dell’antica cerchia muraria di Pizzighettone, illuminate per l’occasione con la fiamma viva di torce e fiaccole.
Ideatore e conduttore dell’evento è Davide Tansini: come è solito fare nei suoi spettacoli, lo storico propone l’esito delle sue ricerche archivistiche e bibliografiche, sotto forma di racconto ispirato al teatro di narrazione.
Il contesto in cui si sviluppa la trama della congiura è l’Italia della seconda metà del XV secolo, retta da un complesso equilibrio fra gli stati conseguito grazie alla Pace di Lodi e alla Lega Italica (1454).
Promotore e regista di questo sistema è stato il duca di Milano, Francesco Sforza. Figlio illegittimo di un condottiero romagnolo ed egli stesso capitano di ventura, nel corso degli anni Francesco ha costruito un articolato sistema di rapporti politici e militari con cui ha potuto diventare signore di Milano (1450) e di Genova (1464).
Al potere degli sforzeschi si oppongono i bracceschi, capeggiati da una dinastia umbra di condottieri: i Piccinino. Le due stirpi sono separate da una rivalità insanabile, che si trascina fin dall’inizio del Quattrocento.
Nonostante i livori, i due clan hanno spesso militato sotto le stesse bandiere. In particolare, quelle del Ducato di Milano di Filippo Maria Visconti: sovrano per il quale i Piccinino hanno prestato servizio in modo stabile fra gli Anni Venti e Quaranta del XV secolo, e di cui Francesco Sforza è diventato genero, sposandone la figlia Bianca Maria (1441).
Negli Anni Sessanta del Quattrocento Jacopo Piccinino, capo dei bracceschi, è uno dei principali oppositori di Francesco e dei suoi alleati. Un pericolo che il duca non può sottovalutare: oltre all’odio ereditario contro gli Sforza, il condottiero umbro porta con sé molti seguaci, ma non ha uno stato proprio; Francesco, invece, deve difendere il proprio dominio e anche preservare l’equilibrio politico che ha costruito.
Jacopo deve essere eliminato: in questo proposito Francesco trova l’appoggio del re di Napoli Ferdinando d’Aragona, contro cui Jacopo conduce una campagna militare terminata in una disastrosa sconfitta per il capitano braccesco (1462).
Costretto dalle circostanze, Jacopo cerca di pacificarsi con il duca milanese (con la cui figlia Drusiana è fidanzato fin dal 1449). Il sovrano accetta di buon grado la conciliazione: per suggellarla, concede la mano di Drusiana al condottiero braccesco (1464).
Ma le intenzioni di Francesco Sforza sono altre. Affidandosi al suo più abile consigliere, Cicco Simonetta, il duca ordisce una congiura in combutta con re Ferdinando. Proponendosi come paciere fra questi e Jacopo, Francesco convince il genero delle buone intenzioni del sovrano aragonese e lo spinge a recarsi a Napoli (primavera 1465).
Nel capoluogo partenopeo Jacopo è ben accolto da Ferdinando. Il meccanismo della cospirazione è così accurato che il capo dei bracceschi non si accorge di nulla. Fino al 24 giugno, quando il capitano umbro è improvvisamente arrestato e rinchiuso nel Castelnuovo. Re Ferdinando fa diffondere la falsa notizia del decesso del condottiero a causa di una caduta accidentale. Jacopo, invece, muore il 12 luglio successivo tra le mura della fortezza napoletana: forse, a seguito di torture.
Due settimane più tardi Drusiana partorisce il figlio del marito, Giacomo. Pur protetto dalla duchessa Bianca Maria, lo sfortunato bambino non è benvenuto alla corte milanese: simbolo vivente della feroce ostilità tra Sforza e Piccinino.
Fra documentario e spy story, il racconto di Davide non si limiterà a cronistorie e biografie: invece, sarà un discorso vivace e coinvolgente su un periodo storico e sull’eredità che ha lasciato: società, usi, arti, tradizioni, curiosità.
Ci saranno le vicende politiche (con le loro immancabili speranze e delusioni); le personalità più in vista dell’epoca; le questioni più sentite e dibattute (per esempio, le tasse o i timori per un futuro incerto). Difficile non ritrovare anche nell’odierna vita quotidiana punti di contatto con questo passato soltanto in apparenza lontano.
“Napoli 1465: la vendetta del condottiero” sarà uno spunto per conoscere e rivivere la storia.
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