Inaugurata al Palazzo Gotico di Piacenza la mostra SCART, piattaforma artistica del Gruppo Hera che trasforma i rifiuti in opere d’arte. Fra statue che celebrano l’operosità piacentina, arredi e oggetti di design, anche un’installazione contro la violenza di genere. Ingresso libero fino al 16 gennaio.
Il recupero non solo come buona pratica di riuso, ma come modo per rendere immortale la materia, attraverso l’arte. E’ questo il senso della mostra SCART, il lato bello e utile del rifiuto, inaugurata oggi presso il Palazzo Gotico di Piacenza. L’esposizione, organizzata da Gruppo Hera e TRS Ecology (recentemente entrata nel Gruppo stesso, attraverso Herambiente), in collaborazione con Comune di Piacenza e Confindustria Piacenza, sarà visitabile con ingresso libero fino a giovedì 16 gennaio.
All’interno della splendida cornice medievale, nel cuore del centro cittadino, sono ospitate 48 fra statue e oggetti d’arredo e design. Tutto rigorosamente realizzato con rifiuti industriali che nei laboratori SCART del Gruppo Hera hanno preso nuova vita anche grazie al talento di trash artist e allievi e docenti di alcune fra le più prestigiose accademie di Belle Arti e design Italiane, fra cui Bologna, Milano Brera e Firenze. A questa dotazione, si aggiunge la grande installazione dello scultore Davide Dall’Osso, dedicata alle donne vittime di violenza.
Gli oggetti di arredo e design esposti attraversano un arco temporale di oltre 20 anni. Alcune sono state realizzate negli ultimi anni, mentre altre sono nate in momenti diversi del percorso di SCART, che ha già festeggiato i 25 anni dalla nascita. Si tratta, dunque, di oggetti molto diversi per tipologia, materiali utilizzati e prospettiva artistica. Tuttavia, esistono fili invisibili, ma potenti, che uniscono tutte le opere. Uno di questi è senz’altro la capacità di attraversare il tempo senza risentire delle mode. La trash art di SCART, infatti, non si riesce a leggere con la filigrana del tempo che scorre, come avviene invece frequentemente con gli oggetti di design, ognuno figlio degli stili, dei gusti e dei materiali dominanti di ogni epoca. Il rifiuto, trasformato con l’arte in oggetto funzionale, pare contraddire questo principio, conferendo un’intrinseca modernità a ogni pezzo rigenerato.
L’altro filo riguarda certamente la potenza narrativa di ogni pezzo. Perché ognuno racconta una storia che unisce recupero, inventiva e sensibilità artistica. Ad esempio, i rottami di vecchie biciclette sono diventati, ad esempio, un appendiabiti. I carrelli rotti di un supermercato, assieme all’imbottitura per materassi di scarto, sono stati trasformati in un divanetto, che ha avuto grande notorietà televisiva in alcune trasmissioni Rai come Viva Rai2! di Fiorello (2023) e Ci vuole un fiore (2022) di Francesco Gabbani.
Talvolta, poi, le storie non si fermano all’uso della prima vita degli oggetti, ma vanno oltre e parlano di mutamenti profondi che hanno attraversato o attraversano i nostri stili di vita E’ il caso, ad esempio, di Firenze Santa Maria Novella, un divano ricavato da pancali e braccioli di carrozze ferroviarie e, soprattutto, da decine di cappelli del personale FS. Quei berretti facevano parte di un grosso lotto di abbigliamento dismesso di personale dei vagoni letto. In SCART si accorsero subito che quella partita di divise raccontava la fine di un mondo: quello delle notti passate a dormire sullo sferragliare conciliante dei binari. Un mondo in buona parte pensionato dall’alta velocità e dai voli low cost, formidabili strumenti di spostamento veloce, in cui però siamo tutti un po’ più passeggeri e un po’ meno viaggiatori.
Quasi come veri avventori della mostra, le statue della collezione di Donne e uomini business, accolgono i visitatori. Si tratta di figure professional, in posture dinamiche, ognuna realizzata con materiali diversi. Ad esempio, una donna con ventiquattrore nasce dagli scarti di decine di cinture di sicurezza di automobili rottamate. Un’altra professionista prende forma invece da centinaia di coloratissimi triangoli di panno assorbente. Le opere sono state appositamente scelte per porsi in dialogo con il territorio piacentino, enfatizzando in una terra di laboriosità e innovazione, il valore dell’imprenditorialità e dell’umana tensione all’eccellenza.
Al centro del salone, cuore della mostra, è alloggiata l’installazione di Davide Dall’Osso In un mondo perfetto: decine di tutù realizzati con i pannelli divisori in policarbonato, dismessi dopo essere stati usati nel periodo Covid nelle mense del Gruppo Hera. Nella visione dell’artista ogni singolo tutù corrisponde a un personaggio femminile della letteratura, della drammaturgia o della musica, che ha subito violenza da parte di un uomo. La potenza immaginifica del tutù, con il suo portato di leggerezza e determinazione, porta quindi una visione postuma della violenza stessa, dove le donne che l’hanno subita possano raccontare di una possibilità di cambiamento, per fermare quel male che ha segnato la storia di ognuna di loro e, purtroppo, di molte donne di oggi.
La mostra, a ingresso libero, rimarrà aperta tutti i giorni fino a giovedì 16 gennaio, con il seguente orario. Da lunedì a venerdì dalle 16:00 alle 19:30 e mercoledì anche dalle 10:00 alle 13:00. Sabato e domenica dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:30. La mostra rimarrà chiusa nelle giornate del 25, 26, 30 e 31 dicembre, oltre che del 1° gennaio. E’ prevista invece un’apertura straordinaria nelle giornate di sabato 7 e domenica 8 dicembre con orario continuato dalle 10:00 alle 19:30.
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