Morto dissanguato dopo un calcio sferrato a una porta di vetro nella sua abitazione. Dopo tre anni da quel tragico giorno, arriva una clamorosa svolta. La Procura di Piacenza ha iscritto nel registro degli indagati la fidanzata del giovane, una 30enne piacentina, con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Indagati, per omicidio colposo e per lesioni personali colpose, anche gli operatori sanitari che presero in cura il giovane.
Parliamo di Giorgio Simone, il 28enne deceduto il 16 aprile 2020 nell’abitazione di Ancarano che condivideva con la fidanzata. Al culmine di una discussione proprio con la compagna, il 28enne, in preda all’ira, aveva sferrato un violento calcio alla porta di vetro della camera da letto. Un gesto istintivo e apparentemente innocuo, che però aveva sancito la morte del giovane. Un frammento di vetro, infatti, aveva reciso la vena della gamba provocando un’immediata e inarrestabile fuoriuscita di sangue. La fidanzata aveva chiamato subito il 118. All’arrivo dei sanitari, il giovane aveva già perso troppo sangue e morì durante il trasporto in ambulanza.
Il pm Ornella Chicca aveva disposto l’autopsia sul corpo di Giorgio, mentre la procura aveva aperto un fascicolo, inizialmente senza ipotesi di reato né indagati. L’obiettivo era chiarire i contorni di quella tragedia.
Oggi arriva una svolta nella vicenda, come si legge sul sito online del Quotidiano di Puglia.
I familiari del giovane, infatti, non si sono mai arresi alla versione ufficiale, depositando una denuncia-querela e incaricando una criminologa di presentare una consulenza di ricostruzione dell’accaduto. Oggi, il pm Chicca ha iscritto nel registro degli indagati sei persone.
Secondo l’accusa, infatti, durante la lite Giorgio non avrebbe sferrato un calcio alla porta. Sarebbe stata la fidanzata a colpirlo al petto. Giorgio indossava i calzini e in seguito alla spinta scivolò lungo il pavimento all’indietro andando a sbattere contro la porta di vetro. L’avrebbe dunque sfondata riportando il taglio che avrebbe causato la sua morte.
A quel punto si passa ai soccorsi. La procura ha iscritto nel registro degli indagati due infermieri, due soccorritori e una volontaria della Pubblica Assistenza. Secondo la procura non avrebbero rispettato le prescrizioni contenute nel protocollo nazionale Ares 118, che in caso di pazienti con gravi emorragie prevede di esercitare la compressione sulla zona di emorragia così da impedire o rallentare la fuoriuscita di sangue. Inoltre, avrebbero trasportato il paziente al pronto soccorso in ritardo: la presa in carico del 28enne presso l’ospedale di Piacenza sarebbe avvenuta circa un’ora e mezza dopo l’invio dei soccorsi.
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