“Preoccupazioni giustificate, trovare una soluzione che permetta a tutti di sentirsi cittadini di serie A”. Sono le parole di monsignor Adriano Cevolotto, vescovo della Diocesi di Piacenza e Bobbio. Si tratta del messaggio del vescovo che è stato letto nelle comunità parrocchiali di Ferriere e Ottone nella mattinata di oggi, domenica 9 gennaio 2022, riguardante la problematica del mantenimento del servizio di Guardia medica in queste due aree.
Il messaggio di monsignor Adriano Cevolotto
Oggi avevo programmato di celebrare la messa a Ferriere. Non mi è stato possibile e mi dispiace molto. In questo modo volevo esprimere la mia vicinanza a questa comunità e a quella di Ottone che nei giorni scorsi hanno appreso il ridimensionamento del servizio di Guardia medica. Non credo che le preoccupazioni di queste comunità siano ingiustificate. Tutt’altro. In questo anno di permanenza in diocesi ho preso atto che in quelle zone le distanze non sono chilometriche, bensì viarie e condizionate dal meteo. Non si chiede: quanti chilometri? Ma: quanto tempo ci vuole? E la risposta dipende molto dalle stagioni e dalle condizioni delle strade. Dal giorno e dalla notte. A questo dato va aggiunto che qui l’età media delle persone è avanzata, con le fragilità che l’anzianità porta con sé.
Non è mio compito indicare soluzioni ad un problema che, da ciò che leggo, è complesso e complicato da scelte lontane, le cui conseguenze si ripercuotono nel presente e nel futuro prossimo. Se è emergenza non sarà breve né, a breve, potrà contare su risorse maggiori di quelle che abbiamo. Ma la popolazione, in particolare gli anziani, ha bisogno oggi di servizi.
La mia preoccupazione pastorale è di avere un occhio di riguardo verso questa parte del nostro territorio. L’ho detto a più riprese e oggi lo ripeto che ciò che avviene ad Ottone o a Ferriere (come in qualunque comunità della montagna) riguarda anche me che vivo in città a Piacenza, interessa allo stesso modo chi vive in pianura. Noi ci salviamo, salviamo il presente e il futuro del nostro bellissimo e fragile territorio se a tutti, ovunque, sono garantiti i servizi fondamentali. Sicuramente tra questi c’è quello della salute e della cura.
Se con questa soluzione non siamo in grado di assicurare la copertura del territorio e dell’assistenza continua di chi abita questi paesi e borgate, allora ne va cercata un’altra, che probabilmente porterà sacrifici o disagi altrove, ma che mette al centro le zone più deboli ma non per questo meno preziose.
Colgo come un segnale positivo che in questa emergenza da qualche parte (penso in particolare dall’Ordine dei medici) siano stati dati dei suggerimenti e offerte delle disponibilità. È proprio così: per problemi articolati le soluzioni si possono trovare insieme, con il contributo di tutti.
Sono fiducioso che chi ha responsabilità di provvedere al bene dell’intera comunità, a breve troverà la soluzione che permetta a tutti di sentirsi cittadini di serie A.
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