“Il destino del Maruffi non è solo una questione privata”. Con queste parole intervengono nuovamente sulla crisi della omonima Fondazione i sindacati FP CGIL, CISL FP e UIL FPL all’indomani della seduta della CTSS che ha relazionato sulla complessa situazione della storica istituzione piacentina per anziani.
Abbiamo avuto un incontro che con un eufemismo può solo definirsi interlocutorio e nel quale il destino di settanta anziani e cinquanta operatori rimane tutt’ora sospeso in attesa dell’intervento di un possibile nuovo gestore oppure della chiusura della struttura. Di questa trattativa, dei suoi contorni rispetto agli immobili, alle ripercussioni sul servizio e sul personale al momento nulla trapela.
La discussione in conferenza territoriale socio sanitaria si è concentrata sulla ricollocazione degli anziani ospiti del Maruffi e sul ruolo in particolare del Comune di Piacenza rispetto alle situazioni di maggiore fragilità per le quali già oggi il Comune garantisce integrazione economica sul costo della retta.
La vicenda è stata approcciata, ci pare, come una questione privata perdendo di vista a nostro modo di vedere la proporzione della perdita per la comunità piacentina che si profila all’orizzonte.
La Fondazione Maruffi non è soltanto una casa protetta per anziani non accreditata (scelta scellerata compiuta dalla Fondazione e di cui oggi si pagano le conseguenze), è una istituzione ed un patrimonio da generazioni a servizio della comunità piacentina, che svolge un servizio pubblico e che in ogni caso si perderebbe per sempre se la Fondazione venisse meno.
Sappiamo che la Fondazione sta cercando un nuovo gestore – spiega Alberto Gorra, Funzione Pubblica Cgil Piacenza – ma al momento nulla di più preciso trapela. La nostra attenzione è anche rivolta alla qualità del servizio che un nuovo servizio potrebbe proporre. Inoltre attenzione alla qualità del lavoro offerta ai dipendenti. A loro vogliamo garantire non solo il numero, ma anche la qualità e il contratto applicato. Siamo in attesa di aggiornamenti. Però da parte della Fondazione negli ultimi giorni non abbiamo avuto nessun aggiornamento.
Sulla vicenda Maruffi, i sindacati danno giudizio negativo anche sulla prospettiva di separazione tra sede storica di via Roma e quella di via Lanza, che risulterebbe ceduta a Proges e proseguirebbe in ogni caso l’attività. Su questo trasferimento dovrà inoltre esprimersi l’autorità giudiziaria nell’ambito del concordato fallimentare, a tutela dei creditori. In questo contesto, nello svolgimento del proprio ruolo a difesa dei soggetti deboli, lavoratori e famiglie, le parti sociali non possono non rappresentare il timore che come spesso accade si socializzino le perdite e privatizzino i profitti.
Richiamiamo – continuano nella nota i sindacati – inoltre il principio di corresponsabilità dei gestori, in un sistema socio sanitario che riguarda tutti non si possono semplicemente “riconsegnare le chiavi” quando viene meno il vantaggio economico inizialmente previsto. I continui richiami alla sostenibilità del sistema socio sanitario da parte degli stessi gestori sono condivisibili, ma non possono essere a senso unico, ovvero solo in direzione del raccogliere risorse. La vicenda del Maruffi in questo rischia, purtroppo, di essere emblematica e di rappresentare un precedente negativo per quanto riguarda il presidio dell’interesse pubblico, non solo sul nostro territorio.
Il Movimento Cristiano Lavoratori di Piacenza, in merito all’ eventuale destino della casa riposo Maruffi, si associa e condivide pienamente l’appello delle organizzazioni sindacali su di una questione che non va vista da un punto di vista privato, ma deve essere vissuta con attenzione da tutto il tessuto sociale del nostro territorio. L ‘eventuale chiusura, oltre a creare criticità legate alla perdita di posti di lavoro (che la nostra città non può permettersi) costituirebbe problematica a grande rilevanza sociale. Quale “movimento di testimonianza evangelica e di lavoratori ” che ogni giorno accoglie nei propri servizi alla persona, come Caf e patronato, tante persone, soprattutto di età avanzata, non possiamo non pensare agli ospiti della struttura ed alle loro famiglie, protagonisti silenziosi di questa triste vicenda.
La persona anziana, per sua natura, si affeziona sia all’ambiente in cui vive, sia al personale che lo assiste; il probabile, malaugurato, trasferimento in altre strutture di queste persone fragili sarebbe un macigno troppo grande per poter essere da loro compreso e sopportato. Da altro punto di vista, l’eventuale chiusura costituirebbe grave impoverimento del nostro territorio comportando la perdita di un punto di riferimento storico al quale sono legate, affettuosamente, tante persone e famiglie. Per questi motivi, facciamo appello alle Istituzioni affinché siano percorse, con ogni mezzo, tutte le strade possibili per salvare la casa di riposo Maruffi ed i posti di lavoro in essa conglobati, per il bene degli ospiti, dei lavoratori in essa occupati e di tutte le loro famiglie a cui va la nostra solidarietà in questo difficile momento.
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